L’Europa è accerchiata in molti sensi. Dal punto di vista delle politiche ambientali è stretta da una parte dagli Stati Uniti di Trump che tra poco settimane usciranno dall’accordo sul Clima di Parigi siglato nel 2015; dall’altra dalla Cina, che per quanto riguarda le emissioni ne produce più di Vecchio continente e USA messi insieme. Bruxelles ha invece fatto (a parole) zero sconti sulla sostenibilità, imponendosi traguardi che – si guardi all’automotive – si scoprono oggi fuori portata, mentre l’industria arranca e i cinesi potrebbero invadere il mercato con elettriche a basso costo. A quasi quattro anni dall’invasione russa dell’Ucraina resta poi il nodo dell’indipendenza energetica. Anche se che appare scontato che la soluzione stia nel mix energetico, tra fossili e rinnovabili. «Come Paese non siamo pronti in nessun modo per aumentare la nostra indipendenza energetica».

L’energia green da entry level
Nima Oulomi, 27 anni, è il fondatore e Ceo di Tabo, startup italiana attiva nel settore del fotovoltaico che negli ultimi anni ha attivato circa 400 cantieri. Con lui abbiamo parlato in un momento storico in cui le certezze sugli obiettivi condivisi per l’ambiente sembrano meno granitiche di un tempo. In questi giorni è in corso la COP30 a Belém in Brasile, dove le tematiche più importanti sul tavolo sembrano riguardare più la finanza , che non le azioni da mettere in campo. Dall’osservatorio di una startup le cose da fare sono molte, ma intanto facciamo chiarezza sulla tecnologia di cui si sta parlando.
«Ci i sono due tipologie di pannelli fotovoltaici – ci ha spiegato Nima Oulomi – il primo è il fotovoltaico e il secondo è solare termico. In un caso genera energia e lo fa tramite la luce solare; nell’altro serve il caldo, ecco perché funziona tra maggio e settembre». Ancora prima dell’auto elettrica – che si è diffusa maggiormente soltanto negli ultimi anni – sono i pannelli solari ad aver rappresentato il primo contatto tra consumatori e prodotti green.

«È l’energia green entry level. Il 30% della potenza del fotovoltaico in Italia si posiziona in Veneto e Lombardia. E il 45% sta nel nord Italia. Al sud poi ci sono alcune regioni come Puglia, Sicilia e Lazio che trainano il meridione». A livello però di fotovoltaico residenziale la cultura è senz’altro più nordica come ci ha spiegato il Ceo di Tabo. Ma è inutile nascondersi dietro ai pannelli: possiamo parlare davvero di indipendenza energetica se questi prodotti sono soprattutto made in China?
L’indipendenza energetica vista col binocolo
«Assolutamente, siamo poco competitivi. Non abbiamo silicio in Europa, che è la parte essenziale di un pannello. E non abbiamo una catena di approvvigionamento. Una cosa che in pochi dicono è che l’80% del pannello è riciclabile, ma anche in questo settore i cinesi sono più forti: hanno gigafactory, processi di produzione rodati, e la materia prima». Nel frattempo in Europa è la rete che non sempre è capace di reggere agli stress provocati ad esempio dalle alte temperature. In Spagna, quest’anno, c’è stato un blackout provocato da diversi fattori che ha interrotto per giorni interi servizi.

«In Friuli Venezia Giulia in certe parti del territorio la tensione fa saltare l’impianto. Ma questo è un problema soprattutto per le industrie». E poi abbiamo toccato l’altro aspetto per cui l’Italia è famigerata: la sua burocrazia, con annessi vincoli. «Ci son procedure di installazione troppo lunghe e poi occorrerebbe liberalizzarle. In tante zone vicino ai fiumi o nei centri storici ci sono vincoli paesaggistici. E intanto a Londra si installano ovunque».
Non è in discussione il fatto che, realisticamente, l’Europa debba fare ancora affidamento su un mix energetico per garantirsi stabilità e progettare il proprio futuro. Ma dal mondo dell’impresa gli appelli sono ricorrenti per una maggiore buon senso. «Penso agli obiettivi che ci pone l’Europa su fotovoltaico, riqualificazione edilizia, cambio caldaie: se non viene creato un piano di sovvenzioni non aumenteranno mai le nostre percentuali entro i termini».
In questo contesto di mercato il fotovoltaico ha intanto registrato un calo dei prezzi. Tra le cause ci sono anche ragioni normative. «Il quadro poco chiaro in Italia, soprattutto dopo il bonus 110%, ha comportato un aumento delle rimanenze in magazzino. I produttori in Cina avevano aumentato di molto la produzione, pensando ci sarebbe sempre stato un aumento del supporto pubblico all’acquisto. Intanto la domanda è calata: tolte le sovvenzioni, il fotovoltaico ha avuto un calo del 25% sul residenziale quest’anno».


