L’acceleratore diventa una dual-company: supporterà i progetti delle startup USA che puntano all’Europa, e le newco delle corporate italiane che vanno Oltreoceano
Hephaestus Venture va in America: è questa la direzione tracciata da Antonino Saccà, CEO e fondatore dell’acceleratore di impresa, che racconta quali saranno i prossimi passi dell’azienda. Si va verso la costituzione di una dual-company, una realtà con due teste divise tra due paesi: le vendite e il marketing in California, molto probabilmente nella Silicon Valley, e la parte operativa che resterà a Milano. In questo modo si concretizza l’obiettivo già noto di Hephaestus Venture: supportare la digital transformation delle aziende italiane tramite la nascita di startup votate al cambiamento.
La scelta della California
Dopo aver sondato ripetutamente il mercato nazionale e internazionale, come spiegato dallo stesso Saccà, le reali e concrete opportunità si sono concretizzate in California: negli Stati Uniti c’è un vero e proprio mercato del Corporate Venture Capital, pari al 26 per cento del totale mercato locale, ed è dunque quello il bacino ideale per racimolare i capitali necessari alla costruzione delle startup.
Antonino Saccà, CEO e fondatore di Hephaestus Venture
Fermo restando i quattro filoni già individuati da Hephaestus Venture – ovvero fintech, energia, smart mobility e digital health – sarà dunque il binario che unisce San Francisco a Milano a vedere muoversi le attività dell’acceleratore. Se però è vero che i capitali viaggeranno da Ovest a Est, il flusso di idee e newco non sarà a senso unico: sempre Saccà spiega che potranno essere sia le aziende italiane a cercare sbocchi e opportunità a stelle e strisce, che le nuove realtà americane a venire qui da noi per avviare un processo di internazionalizzazione.
Il ruolo del veicolo di Investimento
Hephaestus Venture per sé ha ritagliato un ruolo ben preciso: quello del veicolo di investimento, ovvero di intermediario tra i grandi e i piccoli. I grandi investitori, i Corporate Venture Capital, non immettono i loro capitali direttamente nelle startup scelte per investire: sarà Hephaestus Venture a girare i fondi a queste ultime, fungendo da “garante” – così dice Saccà – dell’investimento.
Il ruolo svolto sarà quello di valutazione dei curriculum di chi compone le nuove imprese: Hephaestus Venture è alla ricerca di manager con esperienza consolidata, da presentare al General Partner e ai Limited Partner. Ovvero coloro che poi investiranno fisicamente nella startup, della quale valuteranno ovviamente il prodotto, il business model, il fatturato e le prospettive di crescita. Le referenze di ex-datori di lavoro saranno un fattore dirimente: la comprovata capacità di chi fa nascere una nuova iniziativa, confermata da un track record di successi, vale come biglietto da visita per il presente.
L’inizio della fase operativa
Terminata la fase di costruzione del modello di Hephaestus Venture, ora si inizia a fare sul serio: i mesi scorsi sono serviti a definire su quale mercato operare e quali saranno i principali interlocutori delle nuove iniziative imprenditoriali. Ora si passa alla fase operativa: i capitali americani serviranno a supportare l’internazionalizzazione e la penetrazione delle startup d’Oltreoceano in Italia e in Europa. Sarà determinante anche la possibilità di poter sviluppare collaborazioni con Corporate Venture Capital italiani: che entreranno eventualmente a valle negli Investimenti Italiani, per supportarli poi nei loro scale-up negli Stati Uniti.