Lunedì si siederà ufficialmente al posto di guida del gruppo italo francese Stellantis il nuovo amministratore delegato, Antonio Filosa, il cui scopo principale sarà quello di provare a riportare in ordine i conti dopo un 2024 drammatico, chiuso con ricavi netti pari a 156,9 miliardi di euro, in calo del 17% rispetto al 2023, con consegne consolidate in diminuzione del 12% e un utile netto sfarinato a-70%, a di 5,5 miliardi (l’utile operativo rettificato, 8,6 miliardi, è diminuito del 64%). E a quanto pare tra i primi dossier ci sarà anche il destino di Maserati.
Maserati in vendita?
Di una possibile alienazione del marchio del Tridente si parla da parecchio. Anche perché, come testimoniano i giorni di cassa integrazione nei reparti in cui viene prodotta, a iniziare da Mirafiori, tutti i campanelli d’allarme di una crisi dalla quale stava diventando sempre più difficile uscire erano suonati da tempo.

Allarmanti, del resto, i conti relativi al 2024: i ricavi della Casa del Tridente si sono attestati a 1,04 miliardi di euro in calo del 55,5% rispetto ai 2,335 miliardi del 2023, mentre le consegne globali sono passate da 26.600 unità a 11.300, segnando una contrazione del 57,5%. Il risultato operativo rettificato è sceso a -260 milioni di euro contro +141 milioni nel 2023 portando il margine operativo dal 6% a un preoccupante -25%.
Si comprende come mai quest’oggi Reuters sia tornata a parlare dell’argomento a proposito della necessità di razionalizzare le spese a livello di Stellantis: 14 marchi in scuderia rischiano di essere troppi. Dato che Maserati ha le gomme sgonfie da tempo, nonostante il prestigio di un marchio che ha appena tagliato il traguardo dei 110 anni di storia, tutti gli indizi portano a una possibile vendita che susciterebbe il sicuro interesse soprattutto nelle Case cinesi, al momento le sole con la liquidità necessaria per fare un acquisto simile e da sempre attratte dalle auto sportive made in Italy.