Nel giro di poche settimane il marchio Tesla è passato dall’essere odiato da chi avversa Trump e le sue politiche spesso sopra le righe a essere detestato anche da chi appoggia The Donald. È il capolavoro a livello marketing di Elon Musk, che ha deciso di caricare a testa bassa il presidente Trump che ha pure lautamente finanziato in campagna elettorale (non meno di 250 milioni di dollari) e con cui ha collaborato per poco più di tre mesi, fino a pochi giorni fa, facendosi cucire addosso l’ente dei tagli agli sprechi noto come DOGE.

Leggi anche: Separati in Casa (Bianca). Musk – Trump, luna di miele già finita. L’ex startupper annuncia le dimissioni dal DOGE
La lite tra Musk e Trump spaventa gli azionisti
Se gli azionisti di Tesla speravano che la fine degli incarichi pubblici significasse, per il marchio automobilistico californiano naturalizzato texano, riappropriarsi del proprio Ceo brillante e geniale, tali speranze si sono infrante nelle ultime ore, con Musk che pare entrato in una sorta di campagna elettorale via X (il social di sua proprietà) che rischia di assorbire nuovamente tutte le sue energie e attenzioni.
Tra i due litiganti, Tesla scivola in Borsa
E mentre le speranze si sfarinavano, si sgretolava anche il valore in Borsa delle cedole Tesla. Un tonfo che ha superato il 13 per cento, bruciando virtualmente non meno di 150 miliardi di dollari.
Si dirà che alle perdite dei mercati c’è rimedio: basta non vendere nel pieno della tempesta come stanno facendo evidentemente gli azionisti spaventati dal nuovo scontro tra Musk e Trump. Verissimo.
Tuttavia sono numerosi gli osservatori che temono che ciò possa portare a una guerra tutt’altro che fugace (il fatto che l’imprenditore sudafricano faccia sondaggi su nuove formazioni politiche potrebbe essere persino spia di una sua ventura discesa in campo) le cui ripercussioni potrebbero uscire dai semplici e adolescenziali sfottò social per riverberarsi sulle aziende dell’uomo più ricco del mondo.
Anche perché Trump sa essere spietato e vendicativo, lo ha ampiamente dimostrato e ora Musk non può più riparare se stesso e le sue imprese sotto l’ombrello dell’incarico presidenziale. Ammesso che lo abbia davvero mai avuto, considerati i dazi che sferzano le produzioni made in China di Tesla e che hanno fatto saltare all’ultimo i piani di una gigafactory in Messico e, sul fronte Ai, le mega commesse che il presidente USA ha servito al rivale di Musk, Sam Altman, escludendo invece xAI.