Le vendite di Tesla non vanno bene, soprattutto in Europa. Così il suo CEO, Elon Musk, si rimbocca le maniche e intende risolvere personalmente la problematica. Il miliardario, secondo quanto si legge su Bloomberg, ha dichiarato che sarà lui stesso a occuparsi di supervisionare le vendite nei mercati dell’Europa e dell’America dopo il licenziamento di Omead Afshar, vicepresidente della produzione e delle operazioni della casa automobilistica.
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Il calo delle vendite di Tesla
In Europa le immatricolazioni di nuovi veicoli dell’azienda di Musk sono diminuite del 28% a maggio e sono crollate del 37% nei primi cinque mesi dell’anno, mentre i produttori cinesi di auto elettriche, guidati da BYD, hanno guadagnato terreno.
La concorrenza sta accelerando e diventando sempre più competitiva e dopo il suo impegno politico, ora Musk è pronto a rimboccarsi le maniche e a correre ai ripari per invertire la tendenza. Se ci riuscirà è una questione a cui per ora neanche gli analisti sanno dare risposta ma secondo le stime elaborate da Bloomberg, Tesla ha probabilmente consegnato circa 389.400 veicoli nel secondo trimestre del 2025, per un calo di circa il 12% rispetto all’anno precedente, dopo una flessione del 13% nel primo trimestre.
L’Europa che non soddisfa Musk
In Europa, dove Musk ha dichiarato di voler concentrare i suoi sforzi, la situazione è frammentata. L’Italia si conferma il fanalino di coda, con un crollo delle immatricolazioni a giugno del 66% su base annua, fermandosi a 1.697 unità. Tesla è stata superata non solo da BYD (oltre 1.900 veicoli), ma anche da MG Motor (4.146 immatricolazioni) e da Omoda/Jaecoo (gruppo Chery), che è passata da 25 a 1.297 unità nello stesso mese. Il bilancio del primo semestre per Tesla nel nostro Paese è del -36,16% rispetto ai primi sei mesi del 2024.
Ma il rallentamento non riguarda solo l’Italia. In Svezia, le immatricolazioni sono scese del 64,4%, e in Danimarca il calo è stato del 61,6%, con il solo Model Y in flessione del 31% rispetto all’anno precedente. Ma non mancano segnali opposti nel territorio comunitario. In Spagna, Tesla ha immatricolato 2.632 veicoli a giugno, un balzo del 60,7%, recuperando parte del terreno perso nei mesi precedenti. Ancora più marcato il rimbalzo in Norvegia, dove le consegne sono aumentate del 54% su base annua, trainate dalla forte domanda per la nuova versione del Model Y, che ha superato le 5.000 unità.
La cavalcata cinese
Mentre Musk fa i conti con un’Europa da cui non riceve grandi soddisfazioni se non in rare eccezioni, la Cina incalza. A giugno, le vendite dei modelli prodotti a Shanghai – Model 3 e Model Y – sono cresciute dello 0,8% su base annua, raggiungendo le 71.599 unità. È la prima crescita registrata in nove mesi. Rispetto a maggio, l’incremento è del 16,1%, secondo i dati diffusi dalla China Passenger Car Association. Resta comunque un contesto altamente competitivo: BYD, il principale rivale cinese, ha venduto nello stesso mese 377.628 veicoli, in crescita dell’11% su base annua e la sua leadership, almeno nel mercato interno, resta intatta.