Sofia Corradi, conosciuta in tutta Europa come Mamma Erasmus, è morta a Roma lo scorso 17 ottobre all’età di 91 anni. In molti da giorni la stanno ricordando perché è stata lei la promotrice di un progetto che ha permesso a molti studenti e studentesse di frequentare un periodo di studi universitari all’estero. Esperienze formative che hanno fatto nascere amicizie, amori, percorsi inaspettati di lavoro. Oggi, 20 ottobre, si tengono i suoi funerali a Roma. In questo articolo StartupItalia pubblica il ricordo di Sandro Marenco, il prof più social d’Italia.
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Quando ho letto che è morta Sofia Corradi, la mamma dell’Erasmus, mi è salita la tristezza perché, in fondo, anche se non la conoscevo personalmente, aveva fatto parte della mia vita. Perché se oggi tanti ragazzi partono, sognano, si mettono in gioco è anche grazie a lei. È grazie al no ricevuto che lei ha trasformato tutto questo in un diritto per tutte e tutti. E forse, in fondo, un po’ grazie a lei sono diventato anch’io la persona che sono.

Sono partito per l’Austria sapendo dire solo “Guten Morgen” e “Guten Abend”. Una valigia con qualche vestito perché inizialmente pensavo di restare due o tre settimane al massimo, un cuore pieno di curiosità e tanta paura. Poi sono rimasto quasi quattro anni, perché lì ho capito che crescere non è solo studiare o imparare una lingua. È imparare se stessi.

Ricordo le prime settimane, quelle in cui ti senti spaesato. Quando non capisci tutto, sorridi anche se non sai bene perché gli altri ridono. Quando la spesa al supermercato diventa un’avventura e ti chiedi dove siano finiti i tuoi sapori. Quando cucini con altri ragazzi e scopri che per qualcuno la pasta si scotta apposta e per altri il caffè si beve allungato come una minestra. E tu lì, a metà tra lo stupore e l’affetto, a cercare di capire in che mondo ti trovi. Non il tuo.
Lì ho imparato che la diversità non è un ostacolo, è una possibilità. Che non serve capirsi sempre: basta ascoltarsi. Che dietro ogni accento c’è una storia, dietro ogni abitudine un modo diverso di amare e di stare al mondo. Dietro ogni lingua c’è una cultura. Penso a tutti i ragazzi che oggi partono con la stessa paura e la stessa voglia di scoprire. A chi arriva in una nuova città e si sente perso, poi trova un sorriso, un amico, un posto a tavola. A chi impara a dire “buongiorno” in un’altra lingua e scopre che il mondo non è poi così lontano.

Questo era il sogno di Sofia Corradi. Un’Europa fatta di incontri, di tavoli condivisi, di serate in cui si mischiano lingue, risate e profumi diversi. Un mondo dove la diversità non divide ma insegna.
Dove conoscere l’altro significa, ogni volta, conoscere un po’ di più anche se stessi. Sofia Corradi se n’è andata, ma il suo sogno no. Continua ogni volta che qualcuno fa la valigia e parte con gli occhi pieni di paura e di speranza. Ogni volta che un ragazzo trova casa lontano da casa. Perché abbracciare e accogliere la diversità non è solo un fatto culturale. È da sempre e sarà per sempre una rivoluzione.

