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Aptus.AI è una startup nata nel 2018 a Pisa da un’idea di Andrea Tesei e Lorenzo De Mattei, che ha brevettato una tecnologia proprietaria per rendere la normativa legale accessibile all’AI, automatizzarne il monitoraggio, l’analisi degli impatti regolamentari e dei rischi, redigere report, atti e documenti giuridici garantendo precisione e tempestività. Ma quale scenario attende oggi gli avvocati che cercando di semplificare il lavoro con i nuovi strumenti di Intelligenza artificiale? E a che punto siamo nell’introduzione di questi strumenti nei tribunali? Abbiamo fatto il punto con il team di Aptus.AI.
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A che punto siamo oggi nell’adozione di IA in riferimento al settore legale?
L’Intelligenza artificiale oggi si trova ad un punto di svolta per la professione forense. Negli ultimi anni, i professionisti del settore legale hanno iniziato a vedere questa tecnologia come una forza trasformativa positiva, anche se c’è ancora una diffusa sfiducia verso gli strumenti disponibili. I dati di un nostro recente sondaggio mostrano questo quadro in evoluzione: mentre quasi il 40% dei professionisti legali dichiara già un’alta familiarità con l’AI, esiste ancora un significativo divario di adozione, con meno del 10% che utilizza effettivamente questa tecnologia per attività come la ricerca normativa. Uno studio di Stanford evidenzia la sfida cruciale per il settore legale: quasi tre quarti degli avvocati pianificano di utilizzare l’Intelligenza artificiale generativa per il proprio lavoro, ma gli strumenti attuali mostrano ancora significativi problemi di accuratezza. La ricerca ha rivelato che anche i principali strumenti legali basati sulla metodologia RAG (Retrieval-Augmented Generation) continuano ad essere affetti dalle cosiddette “allucinazioni” in modo preoccupante. Questo livello di inaffidabilità rappresenta l’ostacolo principali all’adozione diffusa di questi strumenti. Tuttavia, nonostante questi rischi, sempre più avvocati utilizzano l’AI, e lo fanno anche in modo improprio, come dimostrato dai casi di sanzioni per l’uso inadeguato di ChatGPT nelle attività forensi. Questa tendenza sottolinea l’urgente necessità di strumenti specializzati per il settore legale che possano garantire un livello maggiore di accuratezza. Per rispondere a questa esigenza, è fondamentale concentrarsi sulla trasparenza, valutare rigorosamente gli strumenti “intelligenti” legali e sviluppare sistemi specializzati che comprendano le peculiarità del sistema giuridico, come le differenze tra giurisdizioni e l’evoluzione temporale delle leggi, oltre che implementare meccanismi di verifica per assicurare che le citazioni siano non solo esistenti, ma anche pertinenti e attuali.

Come sta affrontando Aptus.AI questo cambiamento e quali strumenti ha messo a punto?
Aptus.AI si posiziona come leader nell’innovazione legale, offrendo una soluzione di Intelligenza artificiale legale progettata per rispondere alle esigenze concrete degli avvocati e di tutti i professionisti che operano nell’area della compliance o comunque a contatto con la normativa. La tecnologia proprietaria di Aptus.AI è capace di convertire qualsiasi documento giuridico in un formato machine-readable, rendendo così accessibili ai modelli di AI informazioni con un livello di profondità e granularità che tiene conto delle regole della teoria del diritto. Questo fa sì che questi modelli abbiano a disposizione tutti i dati e il contesto necessari per generare risposte sempre aggiornate e affidabili, eliminando le incertezze tipiche dell’AI generativa. La soluzione mette a disposizione una chat in cui è possibile interagire con la normativa e con i documenti caricati e accedere ad assistenti virtuali specializzati in diversi compiti specifici: dall’individuazione immediata di sentenze e riferimenti al monitoraggio degli aggiornamenti e delle scadenze regolamentari, dalla generazione di bozze di contratti e atti giuridici (a partire da input personalizzati) agli assistenti creati su misura per gestire l’antiriciclaggio e la privacy, fino ad esigenze ancora più specifiche. La nostra tecnologia è stata ampiamente validata nel settore più regolamentato, quello della compliance bancaria e assicurativa, con clienti del calibro di Intesa Sanpaolo, Generali Investments e Mediolanum. Dopo aver dimostrato il valore e l’efficacia della nostra piattaforma in questo ambito, abbiamo esteso la nostra soluzione all’intero settore legale, portando lo stesso livello di precisione e affidabilità.
Come cambia il lavoro stesso dei legali con l’IA?
Con l’introduzione dell’Intelligenza artificiale il ruolo dell’avvocato sta vivendo una profonda evoluzione: le attività ripetitive vengono automatizzate, permettendo ai professionisti di concentrarsi su analisi strategiche, interpretazione normativa e consulenza personalizzata. Le principali aree di innovazione includono la ricerca e l’analisi normativa – tramite l’estrazione rapida di fonti legali e il monitoraggio automatico degli aggiornamenti – la gestione documentale – grazie alla generazione automatica di bozze – e la verifica della conformità, oltre all’analisi delle bozze di norme e regolamenti, grazie alla quale è possibile estrarre informazioni chiave, ma fattuali, sui trend normativi. Questa trasformazione migliora la qualità del servizio e rafforza la competitività degli studi legali in uno scenario sempre più digitale.
Da un recente sondaggio condotto da Aptus.AI, su oltre 400 professionisti del settore, emerge che un’attività come la ricerca normativa richiede mediamente circa 4 giorni lavorativi al mese. Grazie all’AI, questi tempi possono essere drasticamente ridotti: la nostra soluzione, ad esempio, consente un risparmio medio del 60% sulle operazioni di ricerca legale. Questo permette agli studi sia di concentrarsi su attività strategiche a maggior valore aggiunto sia di fornire risposte più tempestive ai clienti.
Quali sono, dal vostro punto di vista, le competenze fondamentali che non devono mancare agli avvocati del futuro?
L’avvocato del futuro dovrà essere in grado di guidare l’innovazione del settore, mantenendo sempre un forte senso di responsabilità verso il cliente e la società, assecondando la necessità di integrare la conoscenza giuridica tradizionale con competenze digitali avanzate. Nel contesto dell’utilizzo dell’Intelligenza artificiale negli studi legali, infatti, il ruolo dell’avvocato diventa ancora più centrale e strategico, dato che ciò che farà davvero la differenza sarà l’apporto umano: la sensibilità, il giudizio critico e la capacità di interpretare le sfumature normative sono qualità che nessun algoritmo può sostituire.
Saper utilizzare consapevolmente strumenti di Intelligenza artificiale in uno studio legale è certamente fondamentale, così come è essenziale formulare richieste precise e interpretare i risultati dell’IA con attenzione e spirito critico. Bisognerà essere in grado di formulare richieste chiare (prompt engineering) e valutare criticamente i risultati prodotti dall’AI. Proprio perché l’Intelligenza artificiale automatizza e velocizza le attività ripetitive, la responsabilità dell’avvocato nel validare, contestualizzare e integrare le informazioni prodotte dalla tecnologia diventa ancora più rilevante. La supervisione umana è ciò che garantisce l’affidabilità del lavoro legale nell’era digitale e lascia spazio a un approccio più consulenziale e strategico. Inoltre, la gestione sicura dei dati, la comprensione dei rischi legati alla privacy e l’adozione di un approccio deontologicamente adeguato nell’uso della tecnologia sono competenze chiave che richiedono consapevolezza e formazione continua.
Quale è, quindi, la vera sfida?
Non solo padroneggiare gli strumenti di AI pensati per gli studi legali, ma di saperli integrare in una visione più ampia e umana della professione, dove il valore aggiunto nasce dall’incontro tra tecnologia e competenza, tra automazione e capacità di giudizio. In questo scenario, l’attitudine all’innovazione, la flessibilità e la volontà di apprendere costantemente saranno i tratti distintivi dell’avvocato competitivo e autorevole nell’era digitale.
Più in generale, questi strumenti potranno anche essere adottati in sede legale, e quindi nei tribunali? E se sì, in che modo?
L’adozione dell’Intelligenza artificiale nei tribunali rappresenta una trasformazione fondamentale del sistema giudiziario, ma richiede un approccio strutturato che parta dalle fondamenta stesse del sistema normativo. Come evidenziato nel nostro “Manifesto per una normativa a prova di AI“, presentato presso la sala stampa della Camera dei Deputati lo scorso febbraio, crediamo sia essenziale che le leggi stesse siano concepite e pubblicate in un formato machine-readable. Questo significa poter contare su dei testi normativi che siano nativamente digitali e strutturati secondo standard come Akoma Ntoso (lo standard internazionale delle Nazioni Unite). E in Aptus.AI siamo andati addirittura oltre con la nostra tecnologia proprietaria, in grado di trasformare qualsiasi testo giuridico in un formato machine-readable che incorpora informazioni semantiche essenziali e collegamenti esterni, rendendo le norme veramente accessibili e interpretabili dall’Intelligenza artificiale. Questa trasformazione digitale del diritto porterà benefici concreti nei tribunali: i magistrati potranno accedere rapidamente a precedenti pertinenti, analizzare la giurisprudenza in tempo reale e preparare documentazione processuale con maggiore efficienza. Ma il vero valore aggiunto starà nella possibilità di garantire una maggiore coerenza nelle decisioni giudiziarie e una più equa amministrazione della giustizia, sempre sotto la supervisione umana e nel rispetto della protezione dei dati.