In un momento in cui l’Italia punta a rafforzare il proprio ecosistema dell’innovazione, il ruolo delle università si fa sempre più centrale. Non solo nella formazione dei talenti ma anche nel generare connessioni concrete tra startup, imprese, istituzioni e investitori. Ne è convinta Silvia Barbero, Vicerettrice per la comunicazione e la promozione del Politecnico di Torino, tra gli atenei più attivi nella promozione di una cultura imprenditoriale integrata con l’innovazione tecnologica.
L’università connessione nell’ecosistema innovativo
Secondo Barbero, le università possono fare molto per ridurre il gap italiano negli investimenti in startup. Il primo passo è uscire dalla logica dell’autoreferenzialità e diventare luoghi di scambio reale tra i diversi attori dell’innovazione.

«L’università può e deve provare a ridurre questo gap, fungendo da nodo attivo di connessione tra le varie anime dell’innovazione: startup, imprese, investitori, istituzioni».
Al Politecnico di Torino, questa visione si traduce in spazi come l’Officina dell’Impresa, eventi imprenditoriali aperti come gli hackathon, e il lavoro dell’Ufficio di Trasferimento Tecnologico che facilita il passaggio dei brevetti dal mondo accademico al sistema produttivo.
Startup a impatto e protagonisti del cambiamento
Nel commentare i trend più recenti emersi dai report sulle nuove imprese, Barbero sottolinea la centralità delle startup orientate al miglioramento della qualità della vita. Un segnale forte del nuovo sguardo delle giovani generazioni.
«Smettiamola di dire che i giovani non sono pronti. Diamo loro fiducia, strumenti, spazio e visione». Per la Vicerettrice, molti studenti e studentesse del Politecnico condividono oggi un’idea di impresa legata all’impatto positivo, alla sostenibilità e al benessere collettivo. L’università, in questo contesto, ha il dovere di accompagnare queste vocazioni, senza ridurle a percorsi standardizzati, ma alimentandole con ascolto e fiducia.
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