In Revolut Matteo Damiani ha imparato una cosa fondamentale riguardo al talento: «Non si prende qualcuno per un stipendio minore. Anche per uno stagista alle prime armi in tutti i verticali scelgono i migliori. Cercano il più bravo e sono disposti a pagare anche il quadruplo. Se ho scelto te, è il ragionamento della società, ti faccio sentire a casa, parte di una community. Non importa lo stipendio». In questa nuova puntata della rubrica “Italiani dell’altro mondo” torniamo a Parigi, dove questo ventenne romano è cresciuto conoscendo un ecosistema sì dinamico, ma come descritto da lui stesso forse troppo «franco-centrico».
Nato a Roma, Matteo Damiani ha 27 anni e parte del periodo degli studi lo ha trascorso all’estero. «Ho avuto un percorso internazionale fin da piccolo. Ho frequentato una scuola americana e questo mi ha avvicinato molto al mondo esterno». Dopo il liceo con esami in inglese, ha deciso di volare in Olanda: «Ho fatto International business a Maastricht e poi finanza e investimenti a Rotterdam. Queste due esperienze mi hanno segnato: mi interessava la finanza. E sono sempre rimasto in quel cerchio di innovazione».

La lezione olandese
Nel bagaglio ha anche fatto posto per una piccola exit. «Avevo 18 anni: era una edtech che avevo fondato per aiutare ragazzi italiani ad andare all’estero nelle migliori scuole: spiegavamo loro ad esempio come arrivare pronti a una interview».
Ma torniamo all’Olanda. Un Paese che dà fiducia ai giovani si nota da come li tratta e, in particolare, dalle responsabilità che assegna loro. «A Maastricht ho insegnato ai ragazzi dei corsi di finanza. A 23 anni è una cosa normalizzata, non devi essere per forza un PhD. Selezionano ragazzi magari con i voti migliori e su quel corso ti danno possibilità, affiancati dal prof, di avere classi. Là si utilizza come metodo il PBL, il Problem Based Learning: è un formato che mi è piaciuto molto. Non è one face».

L’AI prima del boom
Finita l’esperienza olandese, Damiani si è spostato a Parigi dove ha lavorato in Veesion, startup specializzata in AI e computer vision per prevenire i furti nei negozi. «Ci ho lavorato prima del boom di OpenAI. Fanno image recognition per aiutare i titolari dei negozi a prevedere e impedire i furti in negozio. In base ai movimenti delle persone riescono a segnalare criticità. Mi è servito tantissimo per avere insight». Veesion, giusto per dare un contesto, ha appena raccolto quasi 40 milioni di euro.
Dopo Veesion è arrivata l’opportunità in Revolut, con il compito non facile di aprire il mercato italiano B2B. Damiani non si è spostato a Londra dove ha sede la fintech, ma ha lavorato sempre da remoto dalla capitale francese. «In Revolut ho fatto un lavoro complesso. Nel 2022 stava aprendo mercati europei per i prodotti B2B così come per prodotti finanziari complessi. Ho aperto il mercato italiano con il team nel B2B. È stato un lavoro bellissimo, ma anche uno choc». Sì, perché se molti in Francia utilizzavano i servizi di Revolut in Italia il quadro era diverso.

«Certi clienti non sapevano nulla dell’azienda, la confondevano con PayPal. Abbiamo vissuto questo processo di vendita estremamente complesso». Una sfida che sintetizza bene il gap tecnologico tra diversi mercati europei, così come dei margini di miglioramento per le aziende del Vecchio continente.
Dopo Revolut
Nel 2024 Damiani ha deciso di lasciare Revolut per intraprendere un nuovo percorso imprenditoriale. Ad oggi è impegnato con la sua startup fintech in fase stealth (qui alcune informazioni per rimanere in contatto). Il team ha aperto le iscrizioni alla beta riservata e un numero selezionato di utenti sarà scelto per testare in anteprima la piattaforma.
«Mi sono allontanato dal mondo startup solamente perché da founder avevo tanta voglia di imparare». Mentre lavorava come consulente freelance ha conosciuto il suo futuro socio in modo quasi casuale. «Ci siamo incontrati tramite un lavoro che facevamo da liberi professionisti. Raccontandogli la mia idea mi ha fermato e mi ha girato la foto di una sua lavagna: c’era scritto il 90% di quel che volevo fare. Ho capito che eravamo allineati a livello umano e di prodotto».
La nuova startup ruoterà intorno al fintech e al machine learning predittivo: «Siamo cultori di un machine learning non puramente generativo. Abbiamo già definito il giorno di lancio: a luglio se tutto va bene partiamo col prodotto in beta». Nel frattempo, Damiani ci ha restituito uno spaccato dell’ecosistema parigino: «Parigi è settoriale, è franco-centrica, non c’è grande apertura rispetto a un progetto che viene da un altro Paese europeo. A Londra o a Berlino invece sono molto più votati al talento che viene da fuori nel mondo startup».