Nella nuova generazione di sistemi autonomi, Artemis si distingue come uno dei progetti più ambiziosi e avanzati nel defense tech. Sviluppato da Auterion, azienda svizzero-statunitense specializzata in software per veicoli autonomi, il drone ha recentemente completato con successo i test operativi condotti in Ucraina sotto la supervisione della Defense Innovation Unit statunitense.
Progettato per missioni a lungo raggio, con un’autonomia di ben 1.600 km, Artemis riesce a trasportare una testata da 40 chili e operare anche in ambienti privi di GPS, grazie a un sofisticato sistema di navigazione visiva integrato nel computer di missione Skynode N. La guida autonoma e il sistema di puntamento terminale garantiscono precisione fino all’impatto finale. Ecco come funziona esattamente.
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Il nuovo drone di Auterion
Secondo Lorenz Meier, CEO di Auterion, «l’autonomia guidata dal software sta cambiando il concetto stesso di deterrenza». Artemis non è un sistema chiuso, ma una piattaforma modulare e aperta, pensata per essere aggiornata costantemente in base alle evoluzioni tecnologiche e alle esigenze operative. La sua architettura consente l’integrazione con reti di comando e controllo esistenti, rendendolo adatto a missioni di sorveglianza, intelligence e attacco mirato, come si legge su HDBlog.
La fase di scaleup è già in corso, con una catena di montaggio distribuita tra Stati Uniti, Germania e Ucraina. Auterion ha stretto partnership con aziende europee e statunitensi, inclusa una realtà ucraina non identificata, per garantire flessibilità produttiva e adattabilità alle esigenze dei diversi eserciti alleati.
Artemis si inserisce in una visione più ampia della difesa autonoma, con un occhio rivolto a scenari strategici come l’Indo-Pacifico. La capacità di operare senza GPS, la modularità del software e la possibilità di aggiornamenti continui rendono questo strumento chiave molto interessante per le operazioni militari del futuro.

