Death Stranding è stato uno dei titoli più attesi e discussi, probabilmente assieme a Cyberpunk 2077, della passata generazione di console. Entrambi hanno avuto curiosamente in comune la presenza di una o più stelle del cinema nei loro modi virtuali ed entrambi hanno lasciato l’amaro in bocca a più di un giocatore. Per motivi meramente tecnici il videogame di CD Project RED, per motivi ludici quello di Hideo Kojima, a tal punto che ci fu chi – senza curarsi di comprenderne lo spirito – lo rubricò come “simulatore di Bartolini”, dal momento che parte dell’ossatura videoludica reggeva sulla necessità di trasportare merci da un punto A a un punto B. Le cose erano un po’ più complesse di così, ma certamente chi non capì il primo non capirà Death Stranding 2 On the Beach che potrà essere apprezzato esclusivamente da coloro che vogliono conoscere come proseguirà la storia di Sam, deciso a collegare l’Australia alla rete chirale.
Death Stranding 2 On the Beach, verso un nuovo mondo?
Mai come in questo caso, per comprendere Death Stranding 2 On the Beach sarà necessario avere ben chiari in testa gli eventi del primo, in particolare quelli immediatamente precedenti ai titoli di coda. Perciò, se vi manca Death Stranding e vorreste acquistare On the Beach, assicuratevi di giocarli nel giusto ordine.
Noi, com’è nostra consuetudine, non diremo alcunché sulla sinossi, limitandoci a una analisi ludica del gioco. Sappiate solo che procede un po’ a sbalzi e sembra realizzata per rimandare le risposte a un nuovo, terzo, capitolo.

Death Stranding 2 On the Beach sul fronte ludico è un Death Stranding potenziato dalla capacità computazionale di PlayStation 5: avendo ormai perso l’effetto “wow” del primo, appare subito per quello che è: una espansione che troppo spesso tende ad adagiarsi sugli allori di un titolo che ha saputo catalizzare su di sé l’attenzione dell’intero mondo videoludico. Un po’ come The Legend of Zelda – Breath of the Wild ha funto da trampolino di lancio per Tears of the Kingdom, solo che qui anziché “aggiungere” Kojima ha “replicato” autocompiaciuto le precedenti intuizioni, sperimentando decisamente meno.

Ma dato che proprio come diceva quello, del viaggio l’importante non è la destinazione ma il viaggio stesso, anche qui si impara presto ad apprezzare la portata delle nuove variabili aggiunte, per lo più elementali, che possono in pochi secondi tramutare l’esito della partita e spingervi sul ciglio del game over.
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Bufere di sabbia, tempeste di neve, incendi, frane, slavine, improvvise alluvioni con corsi d’acqua prima guadabili che diventano trappole mortali sono solo alcuni degli imprevisti strettamente connessi a una rosa di ambientazioni assai più ampia – e maestosa – che in passato. Scenari imponenti, magnifici, conturbanti e disturbanti che avranno un solo scopo: farvi sentire piccoli e impotenti in un mondo dalle caratteristiche ormai aliene. Non si sa mai cosa potrebbe accadere al prossimo passo o – quando tramonta il sole – chi / cosa ci sia ad attenderci oltre la prossima duna/vetta/valle.

Le Creature Arenate non saranno più il solo vero grande nemico da cui guardarvi: appare evidente la volontà, con questo secondo capitolo, di imprimere una svolta maggiormente action probabilmente pure nel tentativo di dare risposta a molte delle critiche che si abbatterono sul primo che tiravano in ballo un mondo eccessivamente vuoto. Qui, oltre alle meccaniche stealth, bisognerà svuotare spessissimo interi caricatori: sequenze che rendono l’esplorazione sicuramente più imprevedibile e mortale, ma anche dinamica e divertente.

Questo naturalmente non significa che il nostro Sam ora sia Terminator: è sempre un essere umano che, benché versatile e in gamba, dovrà evitare di buttarsi a capofitto in scontri con avversari che rischierebbero di soverchiarlo. Anche per questo completare le missioni “da Bartolini”, magari col rating più elevato, gli consentirà di mettere le mani su oggetti via via sempre più utili e salva-vita, approfondendo una componente ruolistica delle abilità che in Death Stranding 2 On the Beach risulta ampliata rispetto al predecessore.

Insomma, si è perso l’effetto ‘wow’ e troppi elementi sembrano essere stati solo ingigantiti, anziché ripensati, ma se avete amato il primo difficilmente non apprezzerete anche questo che aggiunge diversi tocchi di classe e un buon numero di personaggi e situazioni disturbanti.