A StartupItalia Open Summit Summer Edition, Marco Montemagno intervista Riccardo Vessa e Luca Mazzucchelli, due ragazzi che hanno portato sui social il linguaggio della filosofia e della psicologia
Quando si parla di filosofia e di psicologia la prima cosa che viene in mente non è senz’altro un social network, eppure ci sono due ragazzi che utilizzano proprio un canale social (quello di Youtube) per parlare di argomenti non certo scontati e proporre, partendo dall’attualità, un modo di vedere il mondo diverso oppure un modo per superare difficoltà e problemi che vengono dal profondo.
Stiamo parlando di Wesachannel e Luca Mazzucchelli, che potrete conoscere a StartupItalia Open Summit Summer Edition il 12 giugno.
Wesachannel, nome d’arte di Riccardo Vessa, è laureato in comunicazione, ha una specialistica in filosofia, si occupa di coaching e crescita personale ed è appassionato di filosofia morale, bioetica ed estetica.
Il tema, nei suoi video è un pretesto per fare filosofia, grazie all’argomento (dalle Europee alla Nave Diciotti, da Notre Dame a Game of Thrones) riesce ad agganciare il suo pubblico e proporre riflessioni più ampie anche a chi non le avrebbe mai cercate. Il risultato? Ogni suo video è visto da almento 10mila persone, ma con picchi di 100mila.
Luca Mazzucchelli è psicologo, psicoterapeuta e vicepresidente dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia, per cui ha coordinato il gruppo di lavoro Psicologia e Nuove Tecnologie e si è occupato di deontologia professionale anche applicata ai contesti online. Ha fondato un portale di consulenza psicologica a distanza che si chiama MINDWORK e il canale YouTube “psicologia con Luca Mazzucchelli”. Dal 2016 è direttore della storica rivista Psicologia contemporanea. Il suo obiettivo, come ci spiega nell’intervista, è quello di aiutare le persone e farlo attraverso i social è un percorso naturale grazie al quale ha la possibilità di amplificare il suo messaggio.
Abbiamo incontrato entrambi per conoscerli in anticipo e proporvi qualche rifelssione in vista di SIOS19
Il filosofo influencer – WesaChannel
In che modo coniughi la filosofia con i social?
I social sono diventati uno strumento indispensabile per fare filosofia. Un filosofo dovrebbe andare dove sono le persone e le sue idee dovrebbero circolare dove possono fare la differenza; in questo senso: un filosofo non può che essere un influencer.
Come deve cambiare il linguaggio tecnico a tuo parere?
Il linguaggio tecnico deve essere “sexy” se vuole essere competitivo fuori dall’università e chi desidera comunicare qualcosa di tecnico ai non addetti ai lavori sa che prima o poi dovrà vestire i panni, amichevoli, del divulgatore.
Qual è il tuo più grande successo? E la tua prossima sfida?
La risposta è la stessa per entrambe le domande: la mia libertà.
Di che cosa parlerai con Marco Montemagno puoi darci un’anticipazione?
Delle possibilità, ancora poco conosciute, che la rete mette a disposizione di chi produce contenuti di spessore, sia come target che come linguaggio. Internet e i social sono ancora visti come un valvola di sfogo per ragazzini e come il posto dei contenuti più superficiali, ma le cose stanno cambiando e sia su YouTube che sugli altri social esiste ormai una ricca offerta di contenuti di qualità rivolti a un pubblico cui non interessi solo l’intrattenimento fine a se stesso.
La vera sfida è imparare ad ascoltare – Luca Mazzucchelli
In che modo coniughi l’esperienza professionale di psicologo con i social?
L’obiettivo che come psicologo mi sono posto il primo giorno di università è stato quello di aiutare le persone a vivere meglio grazie al valore aggiunto della psicologia. I social sono uno strumento da questo punto di vista molto potente, capace di amplificare il messaggio e permettermi di arrivare a un numero sempre più ampio di persone. Certo la sfida della divulgazione impone una attenzione particolare alla necessità da una parte di andare verso le persone e parlare il loro linguaggio, dall’altra di non svendere la scienza e restare per quanto possibili rigorosi in quello che si dice.
Come deve cambiare il linguaggio medico a tuo parere?
Intanto deve aumentare la componente dell’ascolto. Il rischio dei social oggi è che vengano usati solo per raccontare di se stessi, di quanto si è bravi, capaci e produttivi. I medici devono invece imparare prima di tutto ad ascoltare: sia durante la visita medica, sia durante la loro permanenza sui social.
Una volta ascoltato e compreso, allora è bene parlare un linguaggio che sia quello dei non addetti ai lavori.
Su entrambi questi fronti credo ci sia un grande margine di miglioramento per la classe medica italiana.
Qual è il tuo più grande successo? E la tua prossima sfida?
Il mio più grande successo sono le centinaia di messaggi quotidiani di persone che mi ringraziano per quello che condivido con loro. La mia vita e la mia professione ha significato nella misura in cui sono capace di distribuire valore a chi mi ascolta e per questo ringrazio il giorno in cui ho trovato il coraggio di fare il primo passo verso la scoperta del mondo digital.
La prossima sfida è quella di comunicare sempre meglio la mia professione e coinvolgere un numero maggiore di persone nell’interessarsi alla psicologia. Per questo cerco di tenere monitorati il più possibile anche i canali offline di promozione della cultura psicologica. Il mio ultimo libro – Fattore 1% – che parla di cambiamento sostenibile attraverso l’acquisizione di buone abitudini, è un tentativo concreto di ritornare a sondare anche i canali più tradizionali di comunicazione, che non devono essere in alcun modo snobbati.
Di che cosa parlerai con Marco Montemagno puoi darci un’anticipazione?
Bella domanda: quando sei sul palco con Marco sai che puoi parlare di tutto. Non abbiamo una scaletta ancora definita, ma il bello è proprio questo: emergerà spontaneità e sincerità, ovviamente attorno alle tematiche della divulgazione scientifica e del digital.