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Coinbase si quota a Wall Street, con un prezzo di riferimento di 250 dollari ad azione. Secondo il Washington Post l’operazione potrebbe segnare l’inizio di una nuova era per il mondo delle criptovalute, in un anno già pieno di novità per l’universo bitcoin. A proposito, la moneta coniata da Satoshi Nakamoto oltre dieci anni fa ha segnato un nuovo record, raggiungendo il valore di oltre 63mila dollari. Quella di Coinbase è la prima quotazione per un player del settore crypto e le sue performance varranno come primo banco di prova per capire in che modo reagiranno gli investitori. Da mesi la finanza decentralizzata, grazie al volano del fenomeno bitcoin, ha attratto sempre di più l’attenzione degli attori istituzionali e anche della stampa generalista.

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Brian Armstrong, fondatore di Coinbase

Coinbase e il fenomeno crypto

Fin dalla fondazione, nel marzo 2012, Coinbase ha operato in un mercato che si è evoluto nel percorso da montagne russe che ha caratterizzato l’andamento delle criptovalute. Alcuni anni fa, alla luce dell’esplosione della bolla bitcoin, economisti ed esperti avevano dato la propria versione sul mondo crypto, spiegando il perché non fosse affidabile per gli investimenti. Negli ultimi mesi, però, molte cose sono cambiate. Tesla, per fare un esempio, ha investito 1,5 miliardi di dollari in bitcoin e accetterà questa valuta anche per chi vorrà acquistare un’auto elettrica. Coinbase, in questo contesto, ha portato il mondo crypto tra le masse, permettendo a chiunque di acquistare, vendere o conservare.

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I numeri di Coinbase

Alla vigilia della quotazione, alcuni analisti citati dal Washington Post hanno ipotizzato che la capitalizzazione di Coinbase potrebbe raggiungere i 100 miliardi di dollari. Alla fine del 2020, anno decisivo per la finanza decentralizzata, Coinbase ha registrato 43 milioni di utenti da più di 100 paesi e 7mila istituzioni finanziarie attive sulla piattaforma. Detto questo la strada per l’azienda non è in discesa, soprattutto perché il mercato vorrà vederci chiaro sul modello di business e sulla volatilità dei mercati crypto, dove da tempo sembra che il vento sia costantemente a favore.

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Come Google

Il fondatore di Coinbase, il 38enne Brian Armstrong, è stato uno dei primi lettori del white paper di Satoshi Nakamoto, la Bibbia del mondo bitcoin pubblicata nel 2008. «L’ho letto per la prima volta a casa, durante le feste di Natale – le sue dichiarazioni riportate da Forbes – Non sono stato capace di smettere di pensarci per i sei mesi successivi e l’ho riletto un sacco di volte. Mi entusiasmava la prospettiva di un altro protocollo globale decentralizzato – come Internet – che avrebbe potuto creare una maggiore libertà finanziaria. La maggior parte dei miei amici pensava che il bitcoin fosse un’invenzione bizzarra, ma qualcosa nella pancia mi diceva che, invece, era importante».

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Quella di Coinbase non sarà un Ipo, ma una quotazione diretta come è stato anche per Spotify: la modalità consente di quotarsi senza emettere nuove azioni e garantisce una maggiore rapidità. Senza avventurarci in inutili previsioni di Borsa, riportiamo però l’obiettivo di Armstrong: far sì Coinbase diventi per i bitcoin quello che Google è stato per internet. Ovvero, una rivoluzione.