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Meglio fatto che perfetto, verrebbe da dire di fronte al nuovo regolamento sull’equity crowdfunding appena divulgato da Consob: mini bond, una bacheca per lo scambio delle quote, e una via facilitata per creare relazioni tra i portali e gli intermediari finanziari, sono alcune delle novità introdotte:

«Il regolamento è molto positivo, anche se contiene delle limitazioni. Tuttavia, rappresenta nel complesso un passo in avanti gigantesco», spiega Tommaso Baldissera Pacchetti, Ceo di CrowdFundMe, il portale di equity crowdfunding quotato in BorsaLo abbiamo raggiunto per farci raccontare le novità introdotte da Consob e come potranno impattare sull’intero comparto.

I portali di equity emettono Minibond

La prima novità introdotta nel regolamento Consob è la possibilità per i portali crowdfunding di poter emettere obbligazioni e altri strumenti di debito (i minibond), allargando il bacino degli investitori che possono accedervi (oltre agli investitori istituzionali). Più nel dettaglio, i portali potranno emettere minibond nei confronti di investitori che abbiano un portafoglio di strumenti finanziari superiore ai 250mila euro, a chi si è impegnato a investire almeno 100mila euro su progetti della piattaforma e infine anche a investitori retail (i comuni risparmiatori) che si rivolgono a intermediari per i loro investimenti:

«Stiamo parlando di un mercato incredibile, di 4,3 miliardi di euro (quello dei minibond, ndr). Questo rappresenta un passo incredibile per disintermediare questi strumenti (fino a oggi solo ad appannaggio di vecchi intermediari finanziari) e metterli a disposizione online alle imprese che hanno bisogno di crescere nella loro struttura, di scalare, come di avere denaro per anticipare commesse. Anche gli investitori meno sofisticati potranno così sentirsi più tutelati con il meccanismo della cedola annuale al quale sono in genere più abituati, rispetto agli investimenti in equity che non hanno un ritorno annuale».

 

Intermediari finanziari come nuovi ambasciatori dell’equity crowdfunding

Il regolamento Consob, inoltre, introduce un’altra novità che consente alle società che gestiscono reti di promotori/intermediari finanziari di offrire prodotti che includono anche investimenti in equity crowdfunding:

«Questa è un’altra piccola rivoluzione. Educare gli intermediari finanziari agli strumenti dell’equity crowdfunding significa due cose: 1) lato investitore risparmiatore, avere delle “carte” in più per diversificare bene i propri investimenti. 2) lato portale di equity crowdfunding, far scattare il meccanismo del passaparola, facendo conoscere l’equity crowdfunding anche in ambienti che non sono a conoscenza delle sue opportunità. Gli intermediari potrebbero diventare, pertanto, una sorta di ambasciatori per i portali».

 

Bacheche per lo scambio di quote, e l’investimento su società estere

Uno dei limiti dell’equity crowdfunding è stato fino a oggi l’assenza di mercati secondari, ovvero di piattaforme dove consentire agli investitori di vendere le loro quote in tempi brevi. Con il regolamento il quadro cambia, con i portali liberi di creare sul proprio sito delle bacheche per favorire la compravendita di strumenti finanziari. Così gli investitori potranno monetizzare con più facilità i loro asset e trasformare in liquido un mercato illiquido

«Questo è un primo passo. Le piattaforme di equity crowdfunding non potranno mai offrire uno strumento speculativo, la finalità deve essere quella di aiutare chi ha investito a liquidare più agevolmente l’investimento. Le bacheche, seppur con ancora tanti limiti normativi, hanno permesso di sdognare un tabù. Nei prossimi anni sono convinto che questa opportunità sarà allargata, consentendo alle piattaforme di avere un ruolo più attivo nelle attività di matching tra compratore e venditore».

Un ultimo punto di riflessione rappresenta, infine,  la possibilità da parte delle piattaforme di equity crowdfunding di raccogliere capitali anche per società che hanno sede in uno dei Paesi membri dell’Unione Europea:

«Una novità che, tuttavia, sarà da applicare di volta in volta poiché c’è bisogno che il Paese in questione abbia un regolamento armonizzato con le leggi italiane. Ad esempio vi potranno essere Paesi in cui non ci saranno problemi, mentre in altri potrebbero non essere previste clausole come il tag along (ovvero l’obbligo del socio di maggioranza di garantire ai soci di minoranza la possibilità di vendere quote alle stesse condizioni a lui garantire, ndr) o comunque richieste obbligatoriamente dalla disciplina italiana sull’equity crowdfunding».

La possibilità di garantire operazione anche per società estere offrirà nuove opportunità agli investitori, anche se la vera sfida secondo Tommaso è “trovare misure per attrarre capitali esteri nell’ecosistema di innovazione italiano”.

 

Il nodo “education”

Tommaso, in conclusione, svela di essere contento del quadro normativo iper favorevole, che offre le basi allo strumento dell’equity crowdfunding per espandersi, anche se c’è ancora tanta strada da fare, soprattutto sul fronte dell’educazione:

«Le novità potranno fare ben poco, tuttavia, se non riusciremo ad aumentare la consapevolezza degli investitori verso i nuovi strumenti finanziari. Per questo portali, associazioni di categoria e tutti gli operatori del settore, dovranno lavorare in sinergia per accrescere le conoscenze sull’equity crowdfunding e sul fintech in genere. Questa è la vera sfida da affrontare e vincere»