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«Il nostro PIL ha superato 800 miliardi di dollari l’anno, ma quel PIL comprende anche l’inquinamento dell’aria, la pubblicità per le sigarette e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine settimana. Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Misura tutto, in poche parole, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta». Era il 18 marzo del 1968 e Robert Kennedy pronunciava un discorso destinato a entrare nei libri di storia. E anche in quelli di economia. Straordinariamente attuale, pone in evidenza tutti i limiti di questo indicatore che ancora oggi incide sulla qualità della nostra vita pur essendo a sua volta oggetto di dibattito. Sul futuro del PIL si è espresso anche Corrado Passera, ex numero 1 del MISE e del dicastero dei Trasporti, attuale Ceo di illimity.

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Perché va fatto il tagliando al PIL

“Secondo me – ha detto Passera intervenendo a un evento dell’Università Bocconi – il PIL non sarà sostituito, come sostengono alcuni economisti. Però questo non vuol dire che non può essere corretto”. La tesi del Ceo di illimity non è quella, estrema, di pensionare l’indicatore inventato nel 1934 ma di sottoporlo a un deciso maquillage. “Dovrebbe tenere conto del bene comune. Si dovrebbe aggiungere la percentuale di povertà assoluta e un indice sulla sostenibilità che monitori il percorso degli Stati verso una economia circolare. Con in più un indicatore sull’indebitamento complessivo.”

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Insomma, per Passera il PIL andrebbe ripulito, non rivoluzionato. “Sommarvi altri indicatori farebbe solo ulteriore confusione”, ha spiegato. “Inoltre, non dovrebbe essere aggiunta, come molti vorrebbero, l’economia del dono e bisognerebbe escludere quella sommersa”.

Verso un capitalismo responsabile

L’amministratore delegato di illimity ha poi insistito sulla necessità di un capitalismo etico, un modello responsabile. La crisi del 2008 ha dimostrato tutti i limiti della deregulation dei mercati teorizzata dagli statunitensi tra la fine degli Anni ’80 e l’inizio della decade successiva. “Un capitalismo responsabile – ha ammonito Passera – non può però essere lasciato alla buona volontà di pochi illuminati: ha bisogno di regole e del sostegno di politiche economiche basate sull’investimento, come Eurobond a vantaggio di chi fa innovazione”. Insomma, il sistema nel suo insieme va sottoposto a un deciso maquillage.

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Insomma il sistema ne suo insieme va rielaborato. Del resto, che il Pil misuri un’economia ma non sia in grado di quantificare benessere e felicità lo ammise lo stesso Simon Kuznets, inventore dell’indicatore. Dopo 86 anni di onorato servizio un tagliando sarebbe probabilmente doveroso ma, nel frattempo, gli occhi del Paese – e dei nostri creditori – sono fissati sulla data del 31 gennaio, quando uscirà la prima stima sul quarto trimestre del 2019 (precedente 0,1%). Ovviamente calcolata alla vecchia maniera.