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L’equity crowdfunding piace sempre di più agli investitori italiani. Sono poco più di 41 milioni i finanziamenti raccolti dalle PMI e dalle startup sulle 15 principali piattaforme italiane nel 2018 (dati report “Crowdfunding in Italia di Starteed”).

Una crescita imperiosa se si pensa che nel 2017 gli investimenti sono stati di poco più di 11 milioni: «Sempre più investitori usano l’equity crowdfunding come strumento per diversificare gli investimenti», spiega a Startupitalia, Matteo Masserdotti, Ceo di 200Crowd, una delle principali piattaforme di equity crowdfunding, con quasi cinque milioni di fondi raccolti nel 2018.

Abbiamo raggiunto Matteo che ci racconta quali sono le opportunità e i rischi per gli oltre 2mila investitori che hanno deciso di investire in equity crowdfunding lo scorso anno.

 

Consigli per investitori in equity crowdfunding

All’inizio della nostra intervista, Matteo precisa da subito che l’equity crowdfunding nasconde rischi come ogni forma di investimento: «D’altronde, ci sono rischi anche per chi investe su asset class definite più sicure, es. le obbligazioni subordinate».

Il tema è allora come fare a ridurre i rischi e Matteo svela una formula applicata da molti investitori in startup sulle piattaforme di equity crowdfunding: «Di solito, gli investitori esperti puntano su almeno 15, 20 startup. Lo fanno perché è un modo che gli consente di aumentare il ritorno e di diminuire le perdite».

Chi vuole, tuttavia, ridurre ancora di più i rischi può puntare sulle PMI: «Rispetto alle startup, sono realtà che è più facile inquadrare poiché hanno una storia e sono in mercati diciamo consolidati. Minori rischi, tuttavia, può significare per l’investitore anche un minor ritorno sull’investimento».

 

Approccio giusto  a un investimento in equity crowdfunding

Matteo ci spiega che l’investimento in equity crowdfunding non è di natura speculativa: «Se decidi di acquistare quote in startup sai già che investi in un orizzonte di medio-lungo termine».

L’attesa viene poi premiata. Matteo cita un dato: «L’investimento in questa asset class è in grado di restituire moltiplicatori nell’ordine del 22% di IRR (acronimo di Internal Rate Return, è un parametro utilizzato per indicare il ritorno potenziale di un investimento, ndr)».

L’orizzonte temporale di medio e lungo termine, distingue l’investimento in equity crowdfunding rispetto ad altri strumenti finanziari, come le azioni: «Chi investe in Borsa ha solitamente un approccio speculativo e di breve periodo. I risultati di questo atteggiamento sono però negativi sulla performance: si stima che il 95% dei trader sia in perdita. Chi investe in startup invece deve per forza avere un orizzonte temporale di medio/lungo termine, che è invece l’atteggiamento giusto per investire nell’equity di un’azienda. Inoltre questo rischio è mitigato dalla presenza di importanti detrazioni fiscali».

 

Stock e equity crowdfunding a confronto

Matteo ci racconta poi quali i due fattori di differenza maggiori tra investimenti in equity crowdfunding e azioni: «La liquidità dell’investimento è la prima grande differenza. Chi punta su titoli azionari sa che puoi liquidare l’investimento in modo veloce. Al contrario, nell’equity crowdfunding la liquidità è meno certa. L’investitore dovrà trovare compratori al di fuori di un sistema negoziato come quello garantito dalla Borsa».

La seconda grande differenza è invece la volatilità: «Se decidi di investire in Borsa sai che il tuo investimento è condizionato da fattori esterni, che non sono sempre collegati allo stato di salute dell’azienda sulla quale hai puntato. Al contrario, uno dei fattori di maggiore attrattività dell’equity crowdfunding è proprio l’assenza di volatilità: l’andamento del tuo investimento è legato quasi del tutto a fattori interni alla società della quale hai acquistato una quota», conclude Matteo.