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C’è, è già pronto ad esplodere anche in Italia, il primo scontro tra politica e comunità bitcoin. Ad accendere la miccia ci ha pensato Stefano Quintarelli, deputato, ma con una “aggravante” in particolare, perché non stiamo parlando di un banchiere o di burocrate della prima repubblica ma di uno tra i più noti esponenti dell’innovazione e della digital economy italiana. Kramer contro Kramer, verrebbe da dire. In realtà una questione molto importante per il futuro non solo dei soldi, e in questo caso delle criptovalute, ma di un intero mondo sconosciuto ai più, che nasce proprio con l’intento di sottrarsi al controllo di qualsiasi autorità centrale, siano esse governi, banche o gruppi di potere.
Da oggi in poi, quindi, non si parlerà più solo di cryptocurrencies, ma di un tema estremamente serio e sempre più al centro di attenzioni normative e regolatorie in tutto il mondo. E’ la crittografia (che cos’è lo spiega bene Arturo Di Corinto in un articolo su CheFuturo!), quella cosa che se c’è, grazie al potere degli algoritmi, garantisce privacy (e anonimato) a chiunque.

cryptocurrencies

Dunque, ricapitoliamo

Le criptomonete, come bitcoin, sono valute digitali ad anonimato parziale, o meglio “pseudonimo”, come dicono gli esperti.
In parole semplici, i bitcoin garantiscono l’anonimato, e non perché chi li ha ideati e sviluppati (scegliendo come pseudonimo un nome entrato già nella storia, Satoshi Nakamoto) non lo abbia voluto intenzionalmente, ma per una sorta di “difetto di fabbricazione”, che comunque – dicono dalla community – sarà presto risolto.

Intorno a bitcoin, che è quindi una criptovaluta pseudonima e non anonima, con tecnologie e algoritmi simili sono nate e nascono una galassia di cryptocurrencies che invece riescono a garantire privacy assoluta su ogni transazione. Ultimo arrivati tra “cugini” di bitcoin, non più di 24 ore fa, ZCash, la nuova cryptocurrency che in molti appassionati e operatori attendevano, e che in un solo giorno dal lancio ha toccato vette di un milione.

Stefano Quintarelli

Stefano Quintarelli

Il caso Quintarelli (che ha fatto infuriare la comunità bitcoin)

«Le cryptocurrency anonime potrebbero essere usate per fare riciclaggio e finanziare il terrorismo», ha detto Quintarelli, annunciando di aver depositato una proposta di legge per vietarle. In realtà, come spiega in un’intervista a Smartmoney lo stesso parlamentare, non vi è ancora nessun testo, ma una bozza di poche righe, scritta con l’intento di aprire una discussione anche con la community bitcoin-blockchain italiana. Peraltro, lui stesso ha annunciato la proposta sul gruppo facebook Bitcoin Italia, ricevendo una sequela di insulti interminabile. L’accusa principale, non aver interpellato prima la comunità e sentito i diversi pareri degli esperti, anche internazionali. Esperti, soprattutto internazionali, che invece il parlamentare della maggioraranza di governo sostiene di aver sentito.

Tra i commenti, qualcuno ha scritto che porre un tema del genere direttamente alla comunità è come andare a scrivere su un gruppo di vegani di voler vietare la soya. Tante opinioni, tanti rimproveri, tante perplessità, richieste di espulsioni. Nonostante le rassicurazioni del deputato («Può esistere una forma di anonimato protetto in grado di arginare il rischio di uso di cryptocurrencies anonime su riciclaggio senza limitare per questo i diritti delle persone a fare i propri acquisti anonimamente? Io sono contro l’idea dell’uomo di vetro. Ognuno ha diritto alla sua privacy»), anche da parte di alcuni tra i principali (e più noti) attori dell’ecosistema cryptocurrency italiano, che abbiamo raggiunto (con i mezzi più diversi e disparati).

Franco Cimatti

Franco Cimatti

Cimatti: «Fumo negli occhi»

Franco Cimatti, presidente di Bitcoin Foundation Italia, sostiene che la proposta di Quintarelli «segue la via di tutte le altre proposte di legge riguardanti la tecnologia portate avanti da politici che non conosco gli argomenti che trattano, e sempre comunque contro la libertà delle persone». Una proposta che per Cimatti «non è comunque tecnicamente realizzabile. E’ solo fumo negli occhi per chi li sostiene e per loro stessi. Non c’è motivo per perderci tempo, e si farà prima a scrivere quattro righe su come aggirarla in modo facile, sicuro e ovviamente in modo completamente anonimo».

Giacomo Zucco

Giacomo Zucco

Zucco: «Eticamente criminale, via Quintarelli da Assob.it»

Giù duro, senza mezzi termini, Giacomo Zucco, Ceo di Blockchain Lab, uno dei più importanti (e riconosciuti internazionalmente) centri di ricerca sulle tecnologie blockchain: «Per quanto io ne sia a conoscenza Quintarelli non ha sentito esperti internazionali come lui dice, anche all’interno del Mit, non quelli che lì sono riconosciuti come esperti bitcoin blockchain in quanto tali. E’ un’iniziativa fatta in solitaria e presentata alla comunità con arroganza a fatto compiuto». Zucco, che ci tiene a precisare, parla a titolo personale e non di Assob.it (l’associazione che riunisce gran parte dei principali players del settore in Italia), ha annunciato anche di voler proporre ufficialmente una mozione per l’espulsione di Stefano Quintarelli dall’associazione. «Penso – dice il numero uno di Blockchain Lab – che probabilmente sia stata un’ingenuità avere politici, in generale, all’interno dell’associazione. I politici devono rimanere come interlocutori, esterni all’associazione».

Ma cosa rimprovera Zucco a Quintarelli? «Nel merito è eticamente criminale – incalza – nel senso che la privacy è un diritto umano e la crittografia è un tool per ottenere un diritto. La matematica non può essere vietata da un politicante o da un burocrate. Qui non si sta parlando di punire un reato commesso attraverso una criptovaluta anonima, si sta discutendo di invadere la privacy delle persone senza che abbiano commesso un reato». Mentre dal punto di vista squisitamente tecnico, per l’esperto blockchain la volontà del politico di vietare le criptovalute anonime «è una disposizione ignorante perché cerca di fermare quello che per sua natura non si può fermare. Inoltre parla di monete anonime ma non di monete pseudonime, come se volesse salvaguardare bitcoin. Ma solo chi non conosce queste tecnologie ne parla a vanvera: su bitcoin c’è una problematica contingente, si chiama problema della fungibilità (la “falla” per la quale non è ancora garantito l’anonimato completo delle transazioni, ndr), e quasi tutti lo stanno risolvendo».

gabriele-domenichini

L’Associazione: «Iniziative personali, valuteremo proposta Quintarelli»

La richiesta di espulsione di Quintarelli avanzata da Zucco ha originato una nota ufficiale da parte di Assob.it, associazione alla quale, ricordiamo, attualmente appartengono entrambi. «I membri dell’associazione sono liberi di intraprendere iniziative o di rilasciare dichiarazioni anche provocatorie a titolo personale o come appartenenti a qualsiasi altro gruppo. Non sono espressione delle idee dell’Associazione e non devono essere ricondotte a questa», scrive il presidente di Assob.it, Gabriele Domenichini. «Un nostro socio fondatore – continua la nota – ha depositato una proposta di legge e ne ha dato successiva comunicazione all’Associazione. Attendiamo di conoscerne i contenuti, che dichiara di aver preparato in modo ragionato, per poter avviare un dialogo costruttivo».

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Simeone: «Una proposta orwelliana, distruttiva e delegittimante»

Non fa parte di Assob.it né di Blockchain Lab, ma parla comunque di una misura concepita come «eticamente criminale» anche Antonio Simeone, founder di Euklid, tra le più apprezzate startup italiane blockchain in Europa e all’estero (accelerata a Level39, è nella classifica ufficiale di CB Insight, alla sezione blockchain e intelligenza artificiale). «E’ eticamente criminale – commenta Simeone – nel senso che la privacy è un diritto umano, e la criptografia serve proprio a mantenere tale diritto (quasi identiche parole di Zucco, ndr). Come si fa a limitare la criptografia? Limitare la privacy degli individui prima di aver commesso alcun crimine, passatemi il termine, è un fanatismo orwelliano». Addiruttura, ovvero? «Non esiste nessuna legittimità morale. Tra l’altro la proposta a mio papere mancadi applicabilità tecnica. Vogliamo rendere illegale nascondere qualsiasi cosa. Ma come si fa? Come si fa a regolare quello che non si può regolare? Bitcoin non è anonima solo per alcuni “difetti” ma la maggior parte dell’industria sta lavorando in modo tale che lo diventi al più presto. Tra l’altro ne discutiamo quando, a poche decine di chilometri dall’Italia, le ferrovie svizzere hanno appena cominciato ad accettare pagamenti in bitcoin. Ripeto, a mio parere è una proposta orwelliana, distruttiva e delegittimante per l’ecosistema italiano».

Aldo V. Pecora
@aldopecora