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El Salvador non smette di fare notizia. Dopo essere diventato il primo paese al mondo a introdurre bitcoin come valuta a corso legale (che si affianca al dollaro, ovviamente), il minuscolo Stato centroamericano ha iniziato a minare bitcoin utilizzando l’energia prodotta dai vulcani. A darne notizia è stato il presidente Nayib Bukele, molto attivo sui social, che ha pubblicato prima un video per testimoniare la sperimentazione in atto e poi un secondo post in cui ribadiva il concetto. «Siamo ancora in una fase di test – ha scritto – ma questo è ufficialmente il primo Bitcoin mining alimentato da un vulcano».

El Salvador: terra di vulcani e bitcoin

Come si legge sulla CNBC El Salvador ha minato 0,00599179 bitcoin – l’equivalente di circa 269 dollari – sfruttando l’energia geotermica dei vulcani della regione. Per quanto piccolo, il paese ne vanta una importante concentrazione tanto da essere soprannominata la terra dei vulcani, che garantiscono circa un quarto della produzione di energia nazionale. Trattandosi di una fonte naturale, la stampa di settore si è concentrata sulla questione sostenibilità.

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Da mesi si sente infatti parlare della criptovaluta più famosa al mondo come di un asset ancora troppo inquinante. La Cina, tanto per citare l’esempio più clamoroso, ha prima vietato ogni attività di mining e poi, di recente, deciso di rendere illegale tutti gli scambi crypto. Una delle ragioni, oltre a quella di mantenere un più forte controllo centrale sull’economia, ci sarebbe anche quella del presunto inquinamento provocato dall’estrazione di bitcoin.

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Tornando a El Salvador la notizia dell’anno per l’ecosistema crypto – ovvero il primo Stato al mondo che introduce bitcoin come moneta digitale a corso legale – continua a dividere l’opinione pubblica locale e internazionale. Le proteste da parte dei cittadini sono state numerose. Non mancano certo gli entusiasti e sono diversi i paesi che vorrebbero seguire la strada tracciata da El Salvador (soprattutto quelli in via di sviluppo). In disparte restano i regolatori del mercato, che ancora stanno prendendo le misure (dagli USA all’Italia) per capire come agire di fronte a questo movimento fintech.