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Mauro Musarra è uno studente siciliano che a soli 24 anni e, soprattutto, prima ancora di laurearsi ha già lanciato una startup che non smette di essere premiata e che guarda lontano, perché l’obiettivo di questo giovanissimo imprenditore, che cavalca l’intelligenza artificiale per migliorare la qualità della vita delle persone, è rendere la didattica più inclusiva per i tanti che faticano a leggere, scrivere, organizzare i numeri visto che hanno un modo di apprendere e un profilo cognitivo dissimile da quello dei più. La sua giovanissima creatura, incubata dal Politecnico di Torino, si chiama Algor Lab SRL e ha realizzato una piattaforma che crea in automatico mappe concettuali, strumento cruciale per l’apprendimento di chi ha un Disturbo Specifico dell’Apprendimento.

Si tratta della più vasta categoria di abilità diversa presente nelle nostre scuole e anche di quella che cresce più rapidamente; scorrendo i dati del Miur si scopre che gli alunni con DSA erano lo 0,7% del totale nell’anno scolastico 2010/2011 e sono saltati al 3,2% nell’ultima rilevazione disponibile (non si tratterebbe, in realtà, di un aumento dei bambini e ragazzi effettivamente affetti, ma di un incremento delle certificazioni, espressione anche della crescente sensibilità al problema). Sono nel complesso 276,109 allievi, di cui 177.212 con dislessia (difficoltà a leggere un testo), 92.134 con disortografia (difficoltà nell’apprendere l’ortografia), 86.645 con discalculia (qui è l’apprendimento del sistema dei numeri a essere critico), infine 79.261 con disgrafia (il disturbo dell’apprendimento che attiene alle competenze grafo-motorie).

Mauro Musarra, come nasce l’idea di creare in automatico mappe concettuali per aiutare chi ha difficoltà a scrivere e a leggere?

Nasce da una Challenge del Politecnico di Torino, che sfidava gli studenti ad applicare l’intelligenza artificiale per risolvere un problema molto concreto. Fu significativo l’incontro con alcuni genitori di ragazzi con Disturbi Speciali dell’Apprendimento: nello svelare la profonda difficoltà di seguire nell’apprendimento i loro figli, che si perdevano quando dovevano trattare e comprendere dei testi di una certa lunghezza, aspiravano a poter contare su mappe concettuali, su elaborati cioè che sintetizzassero i testi e li ordinassero in strutture gerarchiche con un chiaro impatto visivo. Una madre mi disse che impiegava otto ore la settimana a redigere mappe che aiutassero il figlio nello studio. Per me è stata una rivelazione: intuii che l’intelligenza artificiale poteva generare automaticamente quanto loro realizzavano manualmente e quindi sollevare tutti – genitori, insegnanti, tutor – dall’obbligo di dedicare tempi così importanti a questo aspetto. E poteva anche essere liberatoria per i ragazzi, che in classe faticano parecchio ad apprendere, non hanno risultati adeguati all’impegno che investono e spesso vivono dolorose condizioni di esclusione.

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Come funziona Algor Maps?

Praticamente si inserisce il testo nel box dedicato e si attende che l’algoritmo lo sintetizzi, appunto, in una mappa concettuale: la mappa può essere poi elaborata dallo studente, cambiata di colore, ordinata graficamente su un layout orizzontale, verticale, circolare. Attraverso il sintetizzatore vocale, poi, si possono ascoltare, anziché esclusivamente leggere, i contenuti delle diverse celle e si può integrare la mappa con i video correlati che l’algoritmo pesca da Youtube. Le mappe, peraltro, possono essere condivise con i compagni e gli insegnanti.

Chi sono gli utenti della vostra applicazione?

Al momento i nostri 4mila utenti sono ragazzi, genitori, tutor di allievi con DSA e l’Associazione Italiana Dislessia, nessuno dei quali paga per il servizio. Ma la piattaforma è solo all’inizio: quella ora disponibile è la prima versione beta e ha funzionalità decisamente ridotte rispetto a quelle potenziali.

Avete introdotto in un campo estremamente sensibile uno strumento di forte impatto. Che tipo di feedback ricevete?

Le persone con DSA e chi le segue ci comunicano che le mappe restituiscono autonomia e autostima, il che è già un risultato straordinario. Al momento, stiamo cercando collaborazioni per individuare come quantificare i miglioramenti che Algor Maps induce per l’individuo, perché sarebbe estremamente interessante avere una misura dell’impatto che l’applicazione produce.

La sua è la storia accademica e professionale di un giovane che ha avuto un’idea brillante ma che ha trovato nel team – peraltro siete anche amici -, un vero trampolino di lancio.

È vero. Io nel 2020 ho avuto l’idea, la sentivo molto e la mia formazione specifica in Data Science & Engineering mi indicava chiaramente la strada da prendere. Ho lavorato duro – peraltro è stata fondamentale la collaborazione con l’Associazione Italiana Dislessia – per sviluppare il prototipo, l’algoritmo, il primo editor, il che mi ha permesso di vincere la Challenge proposta dal Politecnico, quindi ho presentato Algor all’incubatore dell’università I3P e sono stato selezionato. A quel punto, visto che le potenzialità del progetto erano dispiegate, dovevo costituire un team di grande talento. Messa insieme la squadra, quel prototipo è diventato nel giro di quattro settimane un’applicazione funzionante, che nella prima settimana di vita aveva già qualche centinaio di utilizzatori. Oggi con me, che sono Ceo della Algor Education SL, ci sono altri cinque studenti del Politecnico: Matteo Tarantino, che è CTO, Giovanni Cioffi, business analyst, Fabio Frattin, COO, Antonino Geraci e Emanuele Gusso, tutti e due software developer.

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Siete nati da pochissimo, ma continuate a fare incetta di premi: solo nelle ultime settimane, il Corriere della Sera, in collaborazione con la rete internazionale di innovatori sociali Ashoka, vi ha attribuito il premio Le economie della fiducia e poco dopo avete vinto il Premio Nazionale Innovazione per la categoria ICT. E continuate a raccogliere finanziamenti. Cosa coglie e riconosce chi vi premia?

Credo che il nostro lavoro raccolga fiducia perché è molto forte l’idea, è molto forte il team e perché il nostro lavoro restituisce un forte impatto sociale.

Che evoluzioni prevedete per la vostra piattaforma?

Tenendo come bussola l’obiettivo di rendere la didattica sempre più inclusiva, stiamo lavorando per costruire intorno alla piattaforma una community che metta in contatto le persone che in qualche modo vivono la realtà dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento e per realizzare un ambiente collaborativo per i tutor e i professionisti. E progettiamo di migliorare gli algoritmi per esportarli in altri settori: al momento, attraverso la nostra piattaforma seguiamo i ragazzi mentre frequentano le scuole medie e le superiori, ma abbiamo intenzione di sviluppare applicazioni che agevolino gli studenti anche nella formazione universitaria, così come, più tardi, nella vita professionale.