Bastano pochi minuti per raccontare una storia d’impatto. Questo è l’obiettivo della nuova serie animata di Netflix i cui racconti spaziano tra i generi fantascienza, horror e commedia. Con un filo conduttore: le nuove tecnologie
Il colosso dello streaming ha fatto di nuovo centro. Come era stato preannunciato, Love, Death & Robots ha riscosso l’approvazione della critica e del pubblico grazie alla modalità di racconto e alla brevità delle storie: che riescono a catturare immediatamente l’attenzione dello spettatore. 18 episodi che si muovono tra diversi generi e diversi stili narrativi: si passa dalla fantascienza pura alla commedia, con temi relativi a tecnologie futuribili o del tutto frutto della fantasia degli autori.
Della creazione di Tim Miller, ciò che salta subito all’occhio è l’animazione. Non una, ma tante tipologie: alcuni episodi sono realizzati con uno stile dell’anime giapponese, altri adottano la formula dei fumetti statunitensi classici. Tutte le puntate sono slegate tra di loro, come in una serie antologica, un po’ come avviene in un altro titolo adottato da Netflix: Black Mirror. Una serie con cui condivide i temi dai quali prendono spunto le trame degli episodi, tra il distopico e l’apocalittico.
Fantascienza, horror e commedia sono i generi scelti per i racconti: ma cosa hanno in comune?
Tecnologie per un futuro prossimo o remoto
La maggior parte delle storie di Love, Death and Robots raccontano di scenari futuri in cui la tecnologia la fa da padrona, e di come l’uomo può subirla o padroneggiarla al meglio. Basti pensare a quattro degli episodi: “Tre Robot”, “Tute Meccanizzate”, “Il dominio dello yogurt” e “Buona caccia”. In questi è racchiusa l’essenza dell’idea che gli autori hanno del nostro (possibile) futuro: riusciremo ad addomesticare le novità hi-tech che arriveranno nella nostra vita, o ne subiremo lo strapotere?
L’irriverenza e la fantasia di queste storie mettono in chiaro che prima o poi la nostra realtà potrebbe mutare drasticamente e che dovremmo essere pronti a questo cambiamento. La domanda principale è: quanto lontano o vicino è questo futuro? La percezione che abbiamo è che quel futuro sia abbastanza lontano, remoto, ma in più di un episodio viene mostrata una tecnologia che potrebbe non essere tanto distante dallo stato dell’arte.
Il racconto di Multiversity
In un episodio in particolare il paradosso sfocia nella critica sociale: in “Alternative Storiche” scopriamo Multiversity che, così come viene raccontata, dovrebbe essere la prima applicazione di ricerca di fantastorie in America. Ovviamente non è stata creata ancora, ma è interessante capire come funzionerebbe.
Si parte dalla domanda: “Se potessi tornare indietro nel tempo, quale momento storico vorresti cambiare?”. Scelto l’avvenimento, ci sono varie possibilità di modificare il corso degli eventi futuri. Durante la puntata viene analizzata la possibilità di potere tornare indietro ed uccidere Adolf Hitler prima della sua ascesa al potere (chi ha visto Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino?). A quel punto viene stilato un elenco di sei possibili scenari, molti dei quali inverosimili e divertenti come la futura conquista della Terra da parte del plancton, o la Russia unica potenza mondiale con Putin primo uomo ad essere andato sulla Luna.
In questo caso la fantascienza scelta non è quella di Star Trek o Interstellar, quella dove la fisica quantistica detta le regole alla fantasia. Qui si porta all’estremo il concetto di “c’è un app per tutto”. Finita la puntata non solo si rimane con la curiosità di come tanti altri eventi storici sarebbero cambiati con l’uso di Multiversity: sorge anche una domanda. Ovvero: questa app la troveremo presto anche nei nostri app store?
E voi siete curiosi di sapere come potrebbe cambiare la storia modificando un avvenimento in particolare? E se la risposta fosse “sì”: quale cambiereste?