Questo secondo appuntamento con gli ecosistemi dell’innovazione a livello globale, per il nostro Viaggio in Italia “allargato” oltre i confini nazionali, quest’oggi fa tappa in Spagna, nel cuore di una delle città più amate d’Europa non solo dai turisti. Siamo a Barcellona, tra le bellezze artistiche, il litorale cristallino e quell’atmosfera frizzante che da sempre caratterizza la città. Nella cosmopolita capitale della Catalogna anche il tessuto imprenditoriale è vivace. E l’ecosistema spagnolo delle startup segna, di anno in anno, una crescita sempre più forte. Con un valore di 93,6 miliardi di dollari, in crescita dell’8,4% rispetto all’anno precedente, nel 2022 valeva più del doppio di quello italiano (44 miliardi di dollari il nostro, nonostante una crescita del 42,5% dovuta anche ai maxifondi europei transitati dal PNRR). Qui abbiamo conosciuto Factorial, una realtà nata a Barcellona, che punta a creare un ecosistema oltreconfine tra PMI e partner per superare gli ostacoli della digital transformation. Ma prima di scoprire come ci riesce, diamo una sbirciatina a un po’ di dati che raccontano questo ecosistema, terzo in Europa per numero di startup.
L’ecosistema spagnolo delle startup
Secondo un recente report di PwC, seppur ancora lontano dai campioni continentali come la Germania (471 miliardi), la Francia (326 miliardi) e l’Olanda (299 miliardi), l’ecosistema spagnolo delle startup è cresciuto del 28% in cinque anni. A fine 2022 contava 218 acceleratori (+57% rispetto al 2021), 109 incubatori (+10%) e oltre 12mila startup (+8%) per circa 160mila posti di lavoro (+14%). Come numero di startup, all’interno dell’UE, la Spagna è terza, dietro a Germania e Francia. E le cose sono destinate a migliorare grazie agli incentivi della recente legge “Crea y Crece” lanciata nel 2023. E l’open innovation qui è uno dei valori centrali per chi fa innovazione, proprio come il team di Factorial, unicorno che il mese scorso ha chiuso un maxi round da 80 milioni di dollari dopo averne completato un altro da 120 milioni nel 2022, grazie al quale raggiunse lo status di “unicorno”.
Che cosa fa Factorial
Con un software all-in-one, l’unicorno con sede a Barcellona supporta le PMI a livello globale nella gestione delle risorse umane. Il recente finanziamento guidato da General Catalyst, una delle principali società di venture capital statunitensi, consentirà all’unicorno europeo di continuare a crescere fino a diventare generatrice di cassa con vincoli minimi sul bilancio. Ma in che modo punta a fare ecosistema? Lo abbiamo chiesto a Jordi Romero, CEO di Factorial, che ci ha raccontato: «Il nostro business model si basa sul supporto alle aziende verso la digital transformation nell’ambito delle risorse umane, da più punti di vista: dalle ferie al controllo della giornata di lavoro fino alla gestione delle spese e a qualche soluzione IT, con l’idea che le aziende possano avere sempre tutto sotto controllo in un solo software che funziona in modo intuitivo, facile e integrato». Factorial è nata 8 anni fa ma è sul mercato da 4 anni. «Siamo partiti in casa, dal mercato spagnolo, per poi arrivare anche in Italia, Francia, Germania, Portogallo e Regno Unito. Siamo presenti anche in America, a Miami, a San Paolo e Messico City».
L’importanza di fare ecosistema
Il team, che oggi conta quasi 1000 persone, per la maggior parte basate a Barcellona, ha iniziato come startup ma ben presto si è resa conto del proprio potenziale. «Sapevamo di avere per le mani una serie di strumenti utili alle PMI a livello globale nei processi interni – racconta Jordi – Oggi contiamo più di 1000 clienti e supportiamo 10 milioni di PMI che non hanno soluzioni tecnologiche a disposizione oppure che ce le hanno di vecchio stampo». La storia di Factorial inizia in Spagna ma, da subito, guarda oltre i confini nazionali: «Abbiamo deciso di proseguire il nostro cammino oltreconfine partendo dall’Italia, Francia, Germania e Portogallo perchè qui il sistema delle risorse umane è di difficile gestione, nel senso che è molto complesso e noi possiamo davvero fare la differenza – afferma il CEO – In Spagna siamo i più importanti in questo settore mentre in Francia e Italia stiamo iniziando a guadagnare una buona fetta di mercato e in Portogallo, Germania e Regno Unito ci stiamo avvicinando in modo molto rapido. Non lavoriamo solo con i clienti ma anche con i partner locali perchè è proprio grazie a loro che riusciamo ad espanderci, a porre la giusta attenzione al cliente e a creare partnership strategiche. Siamo partiti dal locale, ci abbiamo messo due anni per costruire questo ecosistema e adesso i risultati iniziano a vedersi. Il 20% del nostro sviluppo arriva proprio dall’appoggio dei partner».
Factorial in Italia
In Italia, Factorial, è presente su tutto il territorio a supporto delle PMI dai 15 ai 500 dipendenti in settori che vanno dal manifatturiero al turismo, fino alle startup innovative, come Unobravo, Casavo e Roboze. Le soluzioni che, più di tutte, in Italia, stanno riscuotendo successo nel segmento delle Risorse Umane sono le funzionalità di assunzione del personale, la rilevazione delle presenze, la richiesta ferie e permessi e la gestione del talento. «È chiaro che in Italia, così come in altri Paesi, non possiamo avere sedi dappertutto, ma dopo 2 anni di duro lavoro posso di re che l’Italia è il secondo mercato più importante per noi, dopo quello spagnolo, che vanta una crescita maggiore proprio attraverso i partner – racconta Jordi – Tra i nostri partner in Italia annoveriamo BP Group (San Marino), Centro Software (Bologna), Degg (Roma), Mare Group (Napoli) e Polo Digitale (Reggio Emilia)».
Quale futuro senza trasformazione digitale?
Abbiamo chiesto al CEO se, secondo lui, il problema dell’arretratezza da un punto di vista di digital transformation è da attribuirsi a questioni culturali o di altro genere. Ci ha risposto così: «Partirei dall’assunto che se le PMI se non si digitalizzeranno, moriranno. Se non avranno tutto sul cloud e non implementeranno le proprie risorse digitali andranno scomparendo perché non potranno competere con le grandi compagnie. E questo vale per tutte le imprese. La nostra mission è proprio quella di dare gli strumenti alle piccole imprese che non hanno risorse per fare questo salto di cui necessitano. E se da questi 10 milioni di imprese se ne aggiungeranno altri, potremmo dire di aver raggiunto il nostro obiettivo». Nel futuro di Factorial c’è la creazione di un ecosistema sempre più ampio. «Stiamo provando a creare una serie di comunità soprattutto nel settore delle risorse umane, della finanza e dell’IT – spiega Jordi – Pensiamo che se per la costruzione di un ecosistema efficiente sia centrale raggruppare allo stesso tavolo i nostri clienti, i partner, che a loro volta invitano altri clienti, condividere le best practice e l’esperienza. Questo approccio ci permette di capire quali sono le tendenze e come sta cambiando il settore a livello globale. Facendolo con i partner riusciamo a costruire una rete sempre più capillare sul territorio e ad aiutare sempre più aziende».