Due ore per conoscerci e mettere a fattor comune alcune idee sull’Empowerment al femminile. Lunedì 14 gennaio insieme ad alcune colleghe e amiche del gruppo Unstoppable Women ho partecipato tavolo di lavoro alla Camera dei Deputati proposto dal deputato Alessandro Fusacchia di + Europa per ragionare su proposte relative al ruolo della donna nella società — a partire da istruzione, lavoro, sociale, imprenditoria.
Ho accettato volentieri l’invito perché mi è sembrata una ottima occasione per far conoscere il lavoro che come StartupItalia facciamo sulla leadership al femminile partendo proprio dalla community Unstoppable Women, dal nostro manifesto, dai workshop e dal lavoro condiviso online e sulla rubrica.

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All’incontro hanno partecipato rappresentanti di associazioni che si occupano di inclusione femminile come Sabrina Carbone e Martina Rogato di Young Women Network, Giada Dionisi di Fondazione Varrone, Elisa Ercoli di Differenza Donna, Barbara Kenny di InGenere, Francesca Panzarin di Womenomics, Luisa Rizzitelli di Assist. Hanno partecipato anche docenti universitarie come l’economista Azzurra Rinaldi, professioniste come l’avvocato Ilaria Fava, la giornalista Anna Maria Zanetti. Per parlare di innovazione e gender gap sono state invitate a partecipare le amiche Daniela Poggio, manager, Darya Majidi autrice di “Donne 4.0: Mamma e imprenditrice”, Cinzia Lojodice di Bricks 4 Kidz, Alessandra Lomonaco e Valentina Parenti di GammaDonna. E ancora Riccardo Angelini coordinatore di Movimenta Roma, Emma Amiconi di FONDACA – Fondazione per la Cittadinanza attiva, Maria Origlia giornalista del Sole 24 Ore, Roberto Persio di Ailar, Federica Thiene di Movimenta.
Un gruppo piuttosto eterogeneo di donne e uomini (anche se in minoranza) che hanno avuto la possibilità di prendere la parola ed esprimere brevemente le loro proposte su inclusione ed empowerment. Tra le parole più ricorrenti emerse durante la riunione ce ne sono alcune che siamo abituati a proporvi anche dalle pagine di Startupitalia, è emerso infatti il tema centrale dell’educazione, con la scuola che deve essere il primo veicolo di superamento del gender gap proponendo alle ragazze la possibilità concreta di intraprendere percorsi legati alle materie STEM, e ancora il tema del ruolo centrale della mentorship per le giovani donne che hanno bisogno di role model che diventino fonte di ispirazione per il lavoro. Centrale il ruolo delle tecnologie che come ha detto Darya Majidi “devono diventare delle donne, non devono essere solo usate ma anche governate dalle ragazze”.

Il ruolo delle startup femminili
In questa occasione c’è stata anche la possibilità di parlare di startup presentando la ricerca che come StartupItalia abbiamo realizzato con Union Camere e Valore D sulle founder donna in Italia (potete leggerla qui). Come avevamo illustrato dalla ricerca le 1273 startup al femminile in Italia sono il 13% del totale delle startup e sono geograficamente sbilanciate con un Sud più femminile rispetto al Nord. Dalla ricerca emergeva anche la difficoltà delle donne a guidare startup con fatturato alto o di farle crescere, infatti la maggiorparte rimangono sotto la soglia dei 100mila euro e hanno scarsa propensione all’internazionalizzazione. La difficoltà per alcune startup guidate da donne è anche quella di riuscire a reperire finanziamenti eppure, come dimostra una recente ricerca di Mc Kinsey esiste una correlazione tra rendimento di un’azienda e presenza di donne nel CDA.
A partire proprio da questi dati ho condiviso con le colleghe al tavolo alcune considerazioni che riassumono quello che più volte founder, imprenditrici e manager ci hanno segnalato e raccontato.
1) Partire dalla scuola
L’educazione è centrale per creare la consapevolezza sulle possibilità di creare impresa. L’obiettivo dev’essere quello di far aumentare il numero di ragazze iscritte alle facoltà scientifiche e che scelgono percorsi STEM anche post universitari.
2) Sostegno a chi ci prova e a chi ce la fa
E’ necessario aiutare anche attraverso percorsi di mentorship le donne che scelgono l’impresa. Spesso per le donne è più complicato essere considerate nel momento in cui si richiede un finanziamento e lo è anche per motivi culturali.
3) Creare programmi di accelerazione specifici
Nell’ultimo periodo abbiamo visto nascere un programma come MIA – Miss in Action proposto da Digital Magics. Credo che si tratti di un programma importante e da incoraggiare così come l’iniziativa di AXA e ImpactHub Angels4Women Il primo gruppo di Women Business Angels per sviluppare le startup al femminile.
Oltre al sostegno nella fase iniziale credo sia importante stimolare un percorso di crescita che aiuti le startup nella fase di scaleup, la più difficile da realizzare.
4) Momenti di networking
Oltre al virtuale è indispensabile dar vita a eventi su base territoriale per informare le donne sulle possibilità, sui bandi. Creando una rete basata sulla condivisione di idee e spunti. L’informazione sulle possibilità è centrale per esempio molte donne non sanno che è possibile accedere a finanziamenti agevolati per aprire una startup se la società è composta per almeno il 60% da donne.
5) Detrazione per chi investe in startup al femminile
Data la difficoltà per le donne a trovare finanziamenti credo sia possibile pensare a strumenti specifici per stimolarli. Questo non soltanto per aiutare le founder ma anche perché investire in startup guidate da donne conviene: come dimostra una ricerca condotta da una rete di acceleratori globali le imprenditrici fanno più fatica a ricevere sostegno ma quelle che ottengono finanziamenti hanno risultati migliori (ne abbiamo parlato qui).