Centralità della persona, determinazione nel perseguire un sogno e pragmatismo con “la Chiara che vorrei”. Sono questi gli ingredienti del docufilm sull’imprenditrice digitale italiana più famosa al mondo, un messaggio vincente per le nuove generazioni
“Io non volevo diventare famosa: non era questo il mio obiettivo. Però volevo fare qualcosa che avesse un senso. E, qualsiasi cosa tu voglia fare, la puoi fare veramente da sola più che contare su qualsiasi altra persona”, inizia così il documentario dell’imprenditrice digitale più famosa al mondo.
Trentadue anni, 17 milioni di follower, CEO di Tbs Crew e Chiara Ferragni Collection, secondo la rivista Forbes è la prima influencer al mondo nel campo della moda. Diane Von Fustemberg definisce la sua vita “una vita da uomo in un corpo da donna”.
Ha il merito di aver trasformato una passione: la moda in un business, di aver raggiunto le vette del successo come donna imprenditrice. Ha deciso di condividere con la sua immensa community un messaggio importante per tutte le donne: Se vuoi puoi farlo anche tu.
50mila spettatori e mezzo milione di incassi in 24h nel primo giorno
Rimarrà nelle sale fino al 19 settembre per poi sbarcare su Amazon Prime Video, ma ha già sbancato al botteghino: oltre mezzo milione di euro in sole 24 ore, e per di più in un giorno lavorativo, il martedì.
Un debutto vincente per il il documentario sulla blogger e influencer italiana nel primo dei tre giorni di programmazione ha incassato 513.543 euro. Oltre 50mila persone sono accorse a vedere il film che racconta la vita dell’imprenditrice digitale di 32 anni.
Questo risultato, assolutamente inedito per un documentario, ha piazzato “Chiara Ferragni: unposted” in cima alla classifica del box office della settimana, davanti ai campioni d’incassi del weekend scorso, “It, capitolo due” e “Il Re Leone” che hanno dovuto accontentarsi rispettivamente di 113.172 euro (e 18.794 presenze in sala) e 93.707 euro (e 16.601 presenze in sala).
Il fenomeno influencer e il messaggio girl power
Chiara Ferragni – Unposted , esce proprio in occasione del decimo anniversario della fondazione della sua piattaforma digitale The Blonde Salad. La giovane manager diventata in pochissimo tempo un’icona di stile per milioni di ragazzi, è raccontata da un’angolazione inedita della 38enne regista romana Elisa Amoruso che ha seguito l’influencer cogliendone gli aspetti più intimi e privati, quelli che nonostante la sovraesposizione mediatica del personaggio non emergono nella quotidianità.
Chiara Ferragni – Unposted non si limita a raccontare l’influencer nella sua vita privata e nella sua carriera, ma indaga anche il fenomeno dell’essere un influencer, e lo fa attraverso interviste a giornalisti, scrittori, sociologi e docenti di Harvard: università dove la Ferragni stessa è stata invitata a tenere alcune lezioni.
Oltre a Chiara, a Fedez, al piccolo Leo e alla sua famiglia, il documentario contiene testimonianze di rilievo a partire da Diane von Furstenberg, Jeremy Scott, Stefano Tonchi, Maria Grazia Chiuri, Lorenzo Serafini, Alberta Ferretti, Silvia Venturini Fendi. Non mancano le voci di esperti di sociologia e professori universitari insieme a Moira Forbes, l’influencer Eva Chen, Delphine Arnault. E quelle di alcuni appassionate follower della Blonde Salad.
È quindi un documentario biografico, ma è anche un’analisi approfondita di come i social hanno cambiato la nostra società e di come la professione dell’influencer è nata, ripercorrendo le tappe della crescita professionale e personale di chi di questi stessi social è la regina assoluta.
Il racconto: l’assenza di conflitto nella comunicazione digitale
Il racconto segue le tappe della sua crescita, personale e professionale, scandita dalle stagioni che si susseguono e dalla vita frenetica della fashion blogger più influente del mondo.
Ci sono due momenti cruciali, nel documentario firmato Elisa Amoruso: il primo non è esattamente un momento, ma una sequenza di filmini girati dalla madre di Chiara Ferragni, la ex modella e scrittrice Marina Di Guardo, durante le vacanze negli anni Ottanta con la famiglia. Video in cui la mamma di Chiara è sempre l’unica dietro alla camera: lo fa, dice: per conservare traccia del passato.
Il secondo momento ha invece a che fare con un’altra Chiara. Ormai adulta, la ragazza incontra un’ammiratrice che le chiede una foto. L’influencer impugna il cellulare: scatta, ri-scatta, e scatta ancora. In quegli impercettibili movimenti della testa, in quei microaggiustamenti di luce e inquadratura, in quel cliccare rapido del pollice, c’è tutto quello che è diventata la bambina di prima: una donna capace di controllare l’immagine che passa attraverso l’obiettivo, un’immagine fatta per conquistare il consenso del mondo digitale e più precisamente dei social.
Il racconto detta un file rouge importante e da non sottovalutare: la gentilezza di Chiara e l’assenza di conflitto nella sua comunicazione. Chiara è gentile, ama la vita, non aggredisce gli haters, è questo non è poco considerato la aggressività in cui dilaga – spesso gratuitamente – il mondo del digitale.
Al momento non ci sono delle regole nelle comunità virtuali, e il cyberg bullismo, è combattuto dalla stessa Chiara con l’assenza di attrito.
La determinazione nell’inseguire un sogno
Nel docufilm Chiara parla anche degli inizi della propria carriera, di come non è stato semplice farsi accettare nel duro mondo della moda, di quando non veniva vista di buon occhio come fashion blogger dal fashion system degli anni 10 del 2000: “Nel febbraio 2010 sono andata alle prime sfilate: mi sentivo un pesce fuor d’acqua nel mondo della moda, non sapevo le regole non scritte, quelle che ho dovuto imparare dopo, sulla mia pelle. Mi hanno fatto dei commenti negativi, non come capita di solito su Internet, per iscritto, ma me li hanno fatti proprio in faccia. Peraltro arrivavano anche da persone che reputavo importanti, che stimavo: non ero abituata ad ascoltare commenti così. Però tutte le persone che hanno detto cose cattive su di me sono state in questi anni il mio stimolo più grande, sono grata agli haters”.
L’impresa costruita attorno alla figura di Chiara Ferragni è spesso stata guardata con un senso di sospetto, superiorità o invidia: atteggiamenti che hanno impedito a molti di analizzare seriamente un fenomeno straordinario, diventato “case history” pure all’Università di Harvard.
Perché resta comunque interessantissimo un mondo nel quale privato e pubblico si sovrappongono quasi senza distinzione, pur rispondendo a un rigoroso controllo sull’immagine di sé che viene veicolata.
“Non sono mai stata la prima della classe o quella che voleva strafare rispetto agli altri. Avevo però un istinto che mi diceva: Vedrai che troverai la tua strada, vedrai che troverai il tuo talento”.
Chiara Ferragni – Unposted offre ottimi spunti di riflessione, e non solo per i millennial.