Si è svolta al TIM #Wcap Accelerator di Catania la seconda edizione di “Make in South”, il meeting dei key player della scena startup del meridione d’Italia voluto da Antonio Perdichizzi.
Una cosa sembra certa: il Sud non ha mai parlato con tanta competenza. L’ecosistema dell’innovazione sta innestando il demone della precisione nella creatività tipica dei popoli del Sud Italia. Non a caso il TIM #Wcap Accelerator di Catania è gestito dal responsabile Dario Maccarrone e dal mentor Mario Scuderi con una determinazione davvero inedita per la Sicilia e il meridione in genere.
Il flusso degli interventi è veloce. Inizia Michele D’Aliessi che si trova in tour a Catania. Michele racconta il progetto Ympact, quindi lo scenario delle startup di Helsinki, Londra, Parigi, Berlino, Barcellona e Milano. “In Italia non bisogna imitare gli ecosistemi che funzionano meglio, ma trovare le nostre eccellenze e servicene per fare impresa.” Il riferimento è soprattutto al 2015 milanese: food, fashion, furniture. Suona l’allarme del suo portatile e Michele scappa, deve prendere un aereo…
Mario Scuderi, che conduce l’evento, spiega che il senso dell’esplorazione e del viaggio per uno startupper è proprio questo. Osservare il mondo per capire cosa si possa fare in Italia, come si possano superare il provincialismo imprenditoriale e burocratico.
Partecipare alla Call for Ideas di TIM #Wcap, per esempio, è un primo importante passo. “Essere una delle startup selezionate da TIM #Wcap costituisce una referenza per arrivare a un network, anche internazionale, che altrimenti sarebbe davvero difficile raggiungere. Non basta l’idea, serve l’execution. E in questo TIM #Wcap può dare un aiuto straordinario.”
Con la Call for Ideas 2015 verranno scelte 40 startup. Per loro un grant da 25.000 euro, 4 mesi di accelerazione in uno dei TIM #Wcap Accelerator di Milano, Bologna, Roma, Catania e 8 mesi di ulteriore mentorship e coworking. E’ un anno d’innovazione: 12 mesi di preziosa consulenza da parte di advisor esperti che aiuteranno i team a non fare errori e non imboccare strade poco produttive. In più tutte le startup selezionate verranno iscritte nell’Albo Veloce che le certifica per diventare fornitori Telecom Italia. Infine, la novità di TIM Ventures, la nuova società del gruppo che investe in startup digital e che in qualche mese ha già effettuato quattro closing. Tanti i casi di successo passati da TIM #Wcap alle business unit Telecom Italia, al portfolio TIM Ventures. Tra queste Oilproject, Pedius, Innaas.
A salutare “Make in South” arriva anche Ilaria Potito, Head di TIM #Wcap Accelerator. “Il Sud vive un momento di difficoltà. Nel 2014 gli investimenti sono diminuiti del 70%. La fiducia e il credito sono quindi elementi fondamentali per agganciare il Sud alla ripresa. Una scossa a questa situazione può arrivare dall’esterno. La squadra di TIM #Wcap qui a Catania è un motore straordinario per far muovere le cose. Quando mi trovo a Catania sento che c’è un’incredibile voglia di fare. Qui il vulcano non è solo una presenza fisica o metaforica, il vulcano a Catania è dentro di voi.”
I racconti degli innovatori
Il format si fa ancora più rapido. Gli innovatori del Sud cominciano a raccontarsi. Chi sono, cosa fanno, cosa manca alle loro realtà.
Angelo Marra, Reggio Calabria. “E’ necessario allargare il network, le poche eccellenze sul territorio non ci bastano più. Manca una la giusta predisposizione mentale, è un problema culturale. Stiamo lavorando dal basso, cercando di far capire ai giovani che è cambiato tutto e che il mondo oggi è diverso. Ci vuole un impegno costante per ottenere risultati, noi cerchiamo di creare continuità con appuntamenti come aperitivi per fare network e pitch day”.
Andrea Cannella di Ragusa Digitale. “Vogliamo tessere una rete con Catania e il resto del meridione. Vogliamo costruire un ‘giardino’ dell’innovazione”.
L’evento di punta degli innovatori iblei è il “Caffè digitale”. Si incontrano, si raccontano, cercano di “parlare alle scuole” riprendendo l’indicazione di Riccardo Luna.
Roberto Chibbaro, anche lui di Ragusa Digitale. “Siamo riusciti a portare dentro Confindustria il tema del digitale. Il nostro programma per il 2015 è spingere ulteriormente sull’accelerazione di imprese e startup sul territorio. C’è una barriera culturale forte. Ci dicono ‘come siete simpatici, si vede che siete ricchi e non avere bisogno di lavorare’. Noi cerchiamo di spiegare che si possono risollevare le sorti di un comune con tre aziende innovative. Stiamo provando a far capire agli amministratori che il digital non è un movimento di visionari e di pazzi, ma di individui che hanno i piedi ben piantati per terra.”
Giorgio Scolozzi, Lecce. “Siamo simili, facciamo anche noi startup weekend, caffè digitale, pitch day, ci manca un incubatore certificato ma abbiamo i ‘Laboratori dal basso’: individuiamo i migliori docenti e li chiamiamo a insegnare da noi grazie a finanziamenti regionali”.
Anna Laura Orrico, co-founder del Tag Cosenza. “Abbiamo aperto a settembre 2014, ma sono già stati realizzati quasi 60 eventi sui temi dell’innovazione. Incontri di mentoring e couching”.
Carlo Leonardi, Catania, founder di Sportered, racconta Youthub. “Siamo nati nel 2011 in una piccola stanzetta di piazza Trento. La parola startup ci era ancora sconosciuta… Ieri abbiamo fatto uno dei nostri eventi, 120 persone, proiezione nazionale sui social network. L’acceleratore TIM #Wcap di Catania dà un’energia straordinaria. Questo posto non c’è ovunque, a catania esiste perché c’è un ecosistema forte. Non è scontato poter portare avanti le proprie idee, credo che Catania da questo punto di vista sia un’isola felice.”
Carlo Bruno, di Startup Messina. “Diffondiamo cultura d’impresa con l’evento mensile ‘La fabbrica delle idee’. Tuttavia, manca la collaborazione con le realtà del territorio, ci stiamo lavorando ma è un processo in corso”.
Francesco Passantino, Coderdojo Palermo. “La prima parola di oggi è quella di Michele D’Aliessi, ‘impatto’. Ecco, noi vogliamo generare impatto. Cerchiamo meccanismi che trasformino le idee, i concetti le reti in occupazione.”
Mario Scuderi tira le fila.
Bisogna innovare senza chiedere il permesso
E Antonio Perdichizzi conclude la giornata. “Abbiamo iniziato ‘Make in South’ come comunità del Mezzogiorno. Facciamo cose simili o diverse, ma comunque abbiamo tutti la voglia di fare. TIM #Wcap è per noi la casa dell’innovazione, senza questo luogo tante cose nell’ecosistema non sarebbero accadute. Ho voluto che i nostri amici ci raccontassero non solo quello che fanno ma anche ciò che manca loro per continuare a farle meglio. Abbiamo tre mesi per capire cosa può diventare Make in South. Il prossimo TEDx Pompei sarà infatti dedicato a ciò che di bello succede al Sud e a chi lavora perché questo accada. Poteva essere dedicato al turismo, ai beni culturali, ma è stato scelto di dedicarlo all’ecosistema dell’innovazione nel meridione d’Italia. Per non fermarsi, per diventare produttivi. Ci manca una cultura del fallimento, del rischio e quindi del tentativo. Chi fa, falla. Chi non fa, farfalla. O per dirla con John Cage, ‘Nothing is a mistake. There’s no win and no fail. There’s only make.”