L’intervista ai cofounder Fabio Bin ed Erika De Santi
«Chi ha viaggiato a Pasquetta non ha fatto il furbetto. Tra le pieghe dei dpcm c’era anche la possibilità di presentarsi in aeroporto e inserire nell’autocertificazione la motivazione “turismo”. Tutte queste banalizzazioni sul mondo travel sono da sciocchi: è un’industria che genera ricchezze enormi per i territori». Non nascondono un pizzico di sdegno i due cofounder di WeRoad, Fabio Bin ed Erika De Santi, che nel 2017 hanno dato vita a una startup che offre viaggi per piccoli gruppi di persone in giro per il mondo, organizzando il tutto attraverso una piattaforma proprietaria. Travolto dalla pandemia e ingessato dalle frontiere chiuse, il turismo è stato uno dei settori più colpiti. Ma alcuni paesi, grazie a una campagna vaccinale esemplare, sono (molto) più avanti di altri. Come la Gran Bretagna, dove WeRoad ha deciso di aprire un nuovo mercato per far nascere la sua community in terra d’Albione. «La sicurezza vaccinale è uno strumento di marketing nazionale».
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WeRoad: London calling
Mentre si parla di green pass e di certificati per riprendere a viaggiare, la storia di WeRoad è emblematica per capire come si muovono gli attori del settore, di fronte a un mercato che è stato rivoluzionato e che, tra mille variabili, non ha più certezze sul breve periodo. «UK non era nella nostra roadmap – spiegano i cofounder – dopo Italia e Spagna avremmo voluto espandere il mercato in Germania, ma la situazione sanitaria non lo permette. In Gran Bretagna abbiamo visto un’opportunità: non soltanto perché la campagna vaccinale corre. Abbiamo notato che alcuni competitor hanno tirato i remi in barca per via della crisi».
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Turismo, cosa cambierà?
Con la campagna vaccinale in corso a livello globale, ogni paese sta procedendo alla propria velocità. E tutto questo avrà un impatto sull’attrattività turistica dei singoli stati. «Fino alla pandemia i nostri best seller erano i viaggi a lungo raggio, dall’Indonesia al Sud America. Ci siamo dovuti reinventare nel corto raggio e siamo riusciti ad agire molto velocemente. Questo ci ha permesso di sopravvivere». Con lo sbarco in UK WeRoad vuole farsi trovare pronta per il rimbalzo del turismo.
Dopo la pessima gestione durante la prima ondata, la Gran Bretagna di Boris Johnson è oggi il paese modello della ripartenza. «La campagna vaccinale ha dato vantaggio competitivo non da poco – commentano dalla startup – altro aspetto fondamentale è stata la chiarezza sulle riaperture: il 17 maggio parte un sistema a semafori che indicheranno in modo chiaro quali paesi si possono visitare e le procedure da seguire. Tutto già definito e non si dovranno cercare le risposte in un dpcm».
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In questi anni WeRoad ha portato 20mila persone in giro per il mondo. Di fronte ai nuovi scenari UK e al dibattito sul futuro del turismo abbiamo infine chiesto ai cofounder cosa potrà cambiare nei prossimi anni. A cominciare, ad esempio, dal nodo “turismo di massa”. «Il turismo ha un evidente impatto ambientale, soprattutto per quanto riguarda gli spostamenti aerei. Quello di massa resterà, ma va sottolineato un elemento. Stiamo parlando di un’industria che ha un impatto enorme sui territori e su altre sub-industrie. Il ruolo del travel per l’Italia è fortissimo. Non parlarne è da sciocchi».