Il gruppo italiano mira a costruire entro il 2025 Sparc, reattore sperimentale in grado di gestire e confinare il plasma, ovvero la miscela di deuterio e trizio portata a temperature altissime da fasci di onde elettromagnetiche per creare le condizioni di fusione controllata
Proprio nei giorni in cui i rapporti tra il ministero dell’Innovazione Tecnologica Roberto Cingolani e i 5 Stelle, che pure si sono battuti per avere quel dicastero nel governo Draghi, sono più tesi che mai (il ministro ha infatti nuovamente detto che il nucleare non è un tabù in quanto «si stanno affacciando tecnologie di quarta generazione, senza uranio arricchito e acqua pesante. Ci sono Paesi che stanno investendo su questa tecnologia, non è matura, ma è prossima a essere matura» e poi ha affondato il colpo: «è pieno di ambientalisti oltranzisti, ideologici: loro sono peggio della catastrofe climatica verso la quale andiamo sparati»), arriva la notizia che l’italiana Eni è capofila nella ricerca su un nucleare pulito e sicuro che ha già superato il primo test. Eppure il nostro Paese potrebbe perdere questa opportunità per vecchi pregiudizi ideologici che confondono l’ambientalismo col ‘no’ a ogni innovazione (no tav, no tap, no pale eoliche…).
Cosa sappiamo sui progetti sul nucleare di Eni?
Ma andiamo con ordine, ovvero partendo dall’annuncio di Eni che il Commonwealth Fusion Systems, startup spin-out del Massachusetts Institute of Technology, di cui l’azienda italiana è il maggiore azionista, ha condotto con successo il primo test al mondo del magnete con tecnologia superconduttiva Hts (High Temperature Superconductors). Lo scopo, raggiunto, è assicurare il confinamento del plasma nel processo di fusione magnetica.
Si tratta, spiegano da Eni, di produrre energia pulita come quella del Sole. La fusione a confinamento magnetico, tecnologia mai sperimentata e applicata a livello industriale finora, “è una fonte energetica sicura, sostenibile e inesauribile” che riproduce i princìpi tramite i quali la stella al centro del nostro sistema genera la propria energia, garantendone una enorme quantità a zero emissioni e rappresentando una possibile prima, vera, svolta nel percorso di decarbonizzazione.
Cfs prevede di costruire entro il 2025 il primo reattore sperimentale, SPARC, e di produrre energia per la rete già nel prossimo decennio. Secondo l’Eni, “la fusione a confinamento magnetico promette una vera e propria rivoluzione in campo energetico perché, una volta sviluppata a livello industriale, permetterebbe di avere a disposizione una fonte di energia pulita, sicura e praticamente inesauribile. Studiare, progettare e realizzare macchine in grado di gestire reazioni fisiche simili a quelle che avvengono nel cuore delle stelle è il traguardo tecnologico a cui tendono le più grandi eccellenze mondiali nella ricerca in ambito energetico”.
Sparc sarà in grado di gestire e confinare il plasma, ovvero la miscela di deuterio e trizio portata a temperature altissime da fasci di onde elettromagnetiche per creare le condizioni di fusione controllata. “Il patrimonio di conoscenze acquisite dalla sperimentazione ci consentirà quindi di progettare e realizzare Arc, il primo reattore capace di immettere energia da fusione nella rete elettrica”, continuano da Eni. “Sparc sarà realizzato assemblando in configurazione toroidale (tokamak) un totale di 18 magneti dello stesso tipo di quello oggetto del test. In tal modo sarà possibile generare un campo magnetico di intensità e stabilità necessarie a contenere un plasma di isotopi di idrogeno a temperature dell’ordine di 100 milioni di gradi, condizioni necessarie per ottenere la fusione dei nuclei atomici con il conseguente rilascio di un’elevatissima quantità di energia”.