Startupper discusso, a 22 anni ha già conosciuto gioie (e dolori) della notorietà e oggi è pronto a lanciare il Facebook della didattica
Come noto, il giovane Matteo Achilli ha già conosciuto i pro e i contro della notorietà. Prima osannato dai media e ribattezzato addirittura Lo Zuckerberg italiano da un articolo finito in copertina su Panorama Economy, è stato poi fortemente criticato da giornalisti e startupper che hanno messo in dubbio l’autenticità del successo di Egomnia e hanno più volte definito il sito come “inguardabile” e di difficile consultazione.
In ogni caso a due anni dal lancio del sito (è stato creato nel marzo 2012), Egomnia esiste ancora e anzi è pronta a sbarcare anche all’estero: “A 22 anni ho un team composto da più di 20 persone – racconta Matteo – un volume d’affari a cinque zeri e nel corso 2014 Egomnia diventerà una multinazionale aprendo sedi fuori dall’Europa”.Un buon successo che il ragazzo attribuisce anche a una notevole dose di fortuna.
“Dopo aver avuto l’idea di creare un sito che unisse bisogni delle aziende con quelle di chi cerca lavoro, ho iniziato a chiedere preventivi alle software house. Mi chiedevano tutti intorno ai 100mila euro solo per iniziare. Così ho cominciato a chiedere agli amici e ho trovato un ragazzo della mia età che ha sviluppato il portale per poco”.
Probabilmente anche per questo Egomnia, nella sua prima versione, non era molto accattivante, per alcuni addirittura “imbarazzante”.
“Sì, ma si trattava di una versione provvisoria. In ogni caso dalle critiche ho imparato molto e grazie ad alcuni suggerimenti sono riuscito a migliorare il prodotto”.
Oggi Egomnia ha oltre 200mila iscritti e ha coinvolto oltre 700 aziende, con marchi di prestigio come Calzedonia, Bulgari, Ericsson. Achilli detiene il 100% della società e sostiene che sul mercato valga “più di tre milioni di euro”.
Nel frattempo Matteo, che da qualche anno ha lasciato Roma per trasferirsi a Milano dove frequenta l’Università Bocconi, non ha perso tempo e ha deciso di lanciare un social network dedicato alla scuola che ha chiamato Fidenia.
“Tutto è nato per caso. Sono stato contattato da una casa di distribuzione di libri (TXT n.d.r) che mi ha proposto di aiutarli a sbarcare sul digitale. Dopo poco è nata l’idea di un social learning, uno strumento che studenti, genitori e docenti potessero utilizzare per migliorare la didattica”. L’investimento per creare Fidenia è stato di circa un milione di euro e al momento la società è per il 90% di TXT spa (casa di distribuzione di testi scolastici con sede a Bologna) e per il 10% di Egomnia. “Fidenia vuole affiancare la comodità della comunicazione social con gli strumenti dell’e-learning. Proprio per questo lo abbiamo ribattezzato “social learning”. Si potranno, per esempio, creare classi virtuali e conservare i propri file in uno spazio personale in cloud. Inoltre le scuole, scegliendo di aderire a Fidenia, potranno inviare comunicazioni e news ai propri “followers”, attivare il registro elettronico, pubblicizzare le proprie iniziative e i propri progetti”.
Ma questo nuovo strumento come potrà aiutare i professori a migliorare la didattica?
“I professori potranno inviare verifiche online e condividere con gli studenti appunti e materiale didattico che sarà conservato in un’apposita “libreria virtuale”. Gli studenti potranno a loro volta inviare i propri elaborati direttamente sul portale e dialogare con compagni e professori, creare gruppi di studio e lavorare simultaneamente su materiale didattico condiviso”.
Ci si chiede però se la scuola italiana sia davvero pronta a passare dalla comunicazione istituzionale e quella social con tanto di follower e libreria virtuale. Per Achilli certamente sì:
“La scuola è ancora piuttosto indietro per quanto riguarda il mondo digitale, sappiamo per esempio che soltanto il 50% delle classi ha un registro elettronico, Fidenia vuole fornire ai professori, ma anche ai genitori, degli strumenti utili e semplici per avvicinare il mondo della scuola ai bisogni degli studenti di oggi”.