Il 13 dicembre allo StartupItalia Open Summit invernale sarà presentato il secondo studio sul ruolo del responsabile dell’innovazione in azienda. Abbiamo chiesto al suo curatore qualche anticipazione
Evangelisti dell’innovazione. Così il professor Stefano Denicolai, docente di Innovation Management all’Università di Pavia, dove è anche Direttore della laurea magistrale in ‘International Business and Entrepreneurship (MIBE) e Direttore dell’Executive MBA Ticinensis, descrive i Chief Innovation Officer, figura ancora piuttosto rara nel Paese, ma che sta prendendo piede. “Prendiamo per esempio Ernesto Ciorra oppure Oscar Di Montigny: sono figure carismatiche, che sanno trascinare le masse: il cambiamento spaventa, pure in azienda; ciascuno di noi è portato a preservare il proprio status quo: il Chief Innovation Officer deve saper vincere le resistenze e trasmettere energia agli scettici. Insomma, deve essere un evangelista dell’innovazione”.
Il prossimo 13 dicembre, dal palco di SIOS21 Winter Edition, nel cuore dell’Università Bocconi, a Milano, Stefano Denicolai alzerà il velo sul secondo studio a livello internazionale sul ruolo del responsabile dell’innovazione in azienda condotto dall’Università di Pavia in collaborazione con StartupItalia. “Il primo – riflette il professore – lo avevamo presentato a SIOS19, prima della pandemia: quest’ultimo lo abbiamo fatto subito dopo il lockdown: perciò eravamo parecchio curiosi di scoprire quanto l’emergenza sanitaria abbia impattato sul quotidiano delle nostre imprese”.
Tutti i dati e il report completo saranno rilasciati solo lunedì 13 dicembre, ma intanto siamo riusciti a farci dare dal curatore un ‘assaggio’: “Le imprese che non avevano un Chief Innovation Officer hanno dovuto far fronte alle sfide del Covid, come per esempio lo smart working e le riunioni a distanza, in modo frenetico, quasi traumatico; dove c’era già una figura preposta, invece, i cambiamenti sono stati operati a sangue freddo: abbiamo riscontrato una continuità dirompente, perché con il loro lavoro i responsabili dell’innovazione avevano già iniziato a predisporre le imprese al cambiamento. Non è insomma del tutto vero che l’innovazione sia imprevedibile”.
Tra gli altri dati, pesa purtroppo quello sulla disparità di genere: “Ancora troppe poche donne”, commenta il professore e una scarsa propensione al dialogo con le startup: “del resto questo è un periodo di grandi cambiamenti – riflette Denicolai – e può essere che le aziende stiano ripensando la propria mission. Quando si saranno schiarite le idee, ci sarà maggior spazio per l’open innovation, essenziale quando si vuole fare innovazione”.
Il momento, del resto, è cruciale, anche per l’arrivo del PNRR: “Sono ottimista, è una occasione irripetibile. E poi c’è un ministro, Vittorio Colao [che sarà ospite al SIOS21 ndR] che è di fatto il Chief Innovation Officer del governo. Il solo dubbio che ho non riguarda tanto gli interventi infrastrutturali, quanto quelli finalizzati a rendere le imprese più competitive: spero che le aziende sappiano usare quei fondi per fare innovazione reale, sicuramente quelle con un Chief Innovation Officer avranno le idee più chiare”.