La città ospita le sedi di giganti come Foxconn, Huawei e Tencent
Shenzhen è una metropoli da quasi 20 milioni di abitanti. Da alcune ore di nuovo in lockdown. Una delle città più grandi della Cina e sede di giganti tecnologici come Huawei e Tencent, sta affrontando un nuovo blocco di tutte le attività non essenziali a causa dell’aumento dei contagi. Per dare un’idea dell’imponenza della strategia zero Covid voluta dal leader Xi Jinping, Shenzhen ha chiuso perché ha registrato 66 casi di persone positive nelle scorse ore. In una situazione simile, anche l’industria tecnologia ha subito un contraccolpo. Come si legge su Bloomberg, il fornitore di Apple Foxconn starebbe bloccando tutte le proprie produzioni in città, a cominciare dai siti in cui viene prodotto l’iPhone.
Leggi anche: Crisi semiconduttori, Samsung investirà 17 miliardi per produrli negli USA
Come si legge in un comunicato stampa, Foxconn, realtà taiwanese che opera però in Cina, avrebbe spostato la produzione degli smartphone di Cupertino in altre aree per limitare i danni e non bloccare la produzione del tutto. A due anni dallo choc mondiale della pandemia, la catena di approvvigionamento di materiali, prodotti e risorse è messa ancora a dura prova. La stampa parla di un semi lockdown per alcune città cinesi – coinvolta anche Shanghai – ma le testimonianza di questi anni ci hanno mostrato in maniera chiara che quanto vissuto per mesi in Occidente, con lockdown comunque ferrei, difficilmente potrebbe essere paragonato alla rigidità imposta da Pechino.
Leggi anche: Cos’è Mobile Drive, l’alleanza tra Stellantis e Foxconn
Dalla stampa internazionale apprendiamo anche che la situazione lockdown in Cina sta toccando diversi soggetti. Il più grande produttore di circuiti stampati di Taiwan, Unimicron, un fornitore di realtà come Apple, Intel e Nvidia, ha comunicato lo stop della propria produzione a Shenzhen (anche se rappresenta meno del 3% delle entrate dell’azienda). Nel frattempo in Occidente si è tornati a parlare del tema approvvigionamento di materie prime e di prodotti, soprattutto a causa di un’impennata dei prezzi.