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“Siamo l’Airbnb del cloud. Archiviamo dati nel rispetto dell’ambiente”. Intervista al Ceo di Storj

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“Siamo l’Airbnb del cloud. Archiviamo dati nel rispetto dell’ambiente”. Intervista al Ceo di Storj

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Il 25% della capienza dei dischi rigidi del pianeta è inutilizzato. A StartupItalia Ben Golub, numero 1 di una delle più grandi aziende al mondo operanti nel settore del cloud condiviso: “Basta consumare risorse per creare nuovi datacenter, sfruttiamo ciò che già esiste”

Il 25% della capienza dei dischi rigidi del pianeta è inutilizzato. A StartupItalia Ben Golub, numero 1 di una delle più grandi aziende al mondo operanti nel settore del cloud condiviso: “Basta consumare risorse per creare nuovi datacenter, sfruttiamo ciò che già esiste”

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Federico Bastiani
31 ago 2022

Sembra la classica favola americana. Shawn Wilkinson è un bambino afroamericano di Atlanta con la passione per i computer e la mente imprenditoriale. A otto anni inizia a confezionare cuscini imparando a cucire dalla madre e crea la sua prima startup. Nello stesso periodo gli viene regalato un computer, il colpo di fulmine. Inizia a programmare in Visual Basic e più tardi diventerà uno youtuber per tutorial on line con milioni di utenti. Poi arrivano i bitcoin, la necessità di ospitare tecnologie blockchain, nasce Storj. Oggi viviamo in una società che crea sempre più informazioni digitali che necessitano di essere archiviate e custodite. L’80% del cloud mondiale è controllato da quattro aziende, Amazon, Microsoft, Google e Alibaba. Il modello è centralizzato attraverso enormi data center che custodiscono informazioni. Quando i data center non sono più sufficienti, ne vengono costruiti altri con enormi dispendi di energia e risorse per il raffreddamento. Tutto questo potrebbe finire presto, come ci ha raccontato Ben Golub, numero 1 di una delle più grandi aziende al mondo operanti nel settore del cloud condiviso.

“Invece di archiviare i dati in grandi datacenter, vengono ripartiti su una vasta rete composta da individui e aziende in tutto il pianeta”

Perché il cloud distribuito potrebbe rappresentare il futuro dell’archiviazione dati?
Abbiamo un enorme problema ambientale. La maggior parte dei dischi rigidi del pianeta è sottoutilizzata. Solo circa il 75% della loro capacità è occupata, esiste un 25% da ottimizzare. La visione di Shawn era quella di trovare un modo per prendere questa enorme capacità inutilizzata e metterla a frutto attraverso un modello decentralizzato. Sappiamo che il mondo crea sempre più dati ogni anno ma i prezzi per l’archiviazione dati non scendono mai. È così che è nato Storj, ottimizzare le risorse per far risparmiare l’utente.

Il team di StorJ

Possiamo pensare a StorJ come ad un Airbnb del cloud? Invece di costruire nuovi alberghi, sfruttiamo le case non utilizzate?
Proprio così. Invece che archiviare i dati in grandi datacenter, vengono ripartiti su una vasta rete composta da individui e aziende in tutto il pianeta. Attualmente l’infrastruttura di Storj è composta da 15.000 nodi distribuiti in più di 90 Paesi e questo ci permette di offrire prezzi più competitivi rispetto ai colossi del settore.

E tutto questo è sostenibile…
Certamente perché non dobbiamo affittare spazi, acquistare attrezzatura, gettare cemento, consumare energia extra…esiste già tutto, basta metterlo in rete e farlo funzionare, non che sia facile, ci abbiamo lavorato molto.

Perché questo approccio “sostenibile” dovrebbe essere anche sicuro? Alla fine, io non so dove sono fisicamente i miei dati
Ogni file viene spezzettato in 80 segmenti. In realtà per ricostruire un file basterebbero 29 di questi segmenti ma noi creiamo una ridondanza fino ad ottanta. Ogni pezzettino è sparso su un nodo diverso quindi anche se un hacker riuscisse ad entrare in un nodo, sarebbe facile ricostruire quel dato recuperandolo. Può sembrare un’idea pazza, in realtà finisce per essere più veloce, più sicuro, più durevole e a una frazione del prezzo. In effetti, in più di tre anni di attività, non abbiamo mai avuto un singolo file perso, violato o danneggiato.

“Non dobbiamo affittare spazi, acquistare attrezzatura, gettare cemento, consumare energia extra…esiste già tutto, basta metterlo in rete e farlo funzionare”

Tutto bellissimo però siamo in tempo di guerra. Lei ha appena detto che i vostri nodi sono in 90 paesi quindi immagino anche in Russia. Cosa succede se la Russia decidesse di staccarsi da internet? Cosa accadrebbe ai vostri nodi che ospitano i dati degli utenti?
Abbiamo fatto delle simulazioni riguardanti la perdita improvvisa dei dati sui nodi russi contemporaneamente. Recentemente abbiamo innalzato il limite minimo ovvero se un file scende sotto i 60 pezzetti, il sistema duplica i pezzi mancanti per riportare il livello ad 80 su altri nodi. Abbiamo identificato i dati stoccati sui nodi in Russia e fatto in modo che questi segmenti di dati venissero duplicati anche in altre zone del globo.

Quali sono le principali sfide per costruire un sistema di storage decentralizzato?
Costruire un sistema di archiviazione decentralizzato è impegnativo. La creazione di una soluzione di livello aziendale aggiunge un altro livello di complessità. Con un sistema di archiviazione decentralizzato, è necessario disporre del giusto equilibrio tra nodi e clienti di archiviazione. Troppi pochi nodi influenzeranno negativamente l’esperienza dei clienti. Troppi pochi clienti di storage renderanno meno interessante il funzionamento di un nodo. Storj è riuscita a gestire questo equilibrio.

Leggi anche: Le startup vincitrici della Noovle Cloud Challenge di TIM

Tags: #COVERSTORY
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