Molti ritengono che la scuola sia impotente di fronte al cyberbullismo ma i ragazzi chiedono che gli adulti ascoltino i violenti
Stop ai bulli, largo ai Capitani! Con questo motto Nicola Iannacone, psicologo e autore di diversi testi sul tema, sta provando a dare una risposta al problema grazie anche all’aiuto della rete. Un sostegno soprattutto per i genitori e per i docenti che si trovano sempre più smarriti di fronte a questo problema. I dati, diffusi dall’ultima ricerca condotta in Italia dall’istituto di Orfofonologia, fotografano una situazione preoccupante: un adolescente su 20 ha dichiarato di essere stato vittima di atti di bullismo veri e propri più di una volta alla settimana.
Cosa fare di fronte a questi dati?
Con siamotutticapitano.it, Iannacone ha aperto uno sportello online: un angolo fatto per l’ascolto, il dialogo, lo scambio sui temi del bullismo e delle relazioni, in particolare nella scuola dell’infanzia e nella primaria. Un “luogo” dove commentare i temi proposti, scrivere in forma privata all’esperto o interagire con gli altri iscritti. Una risposta concreta all’esigenza dei giovani: i ragazzi, infatti, chiedono che gli adulti ascoltino i violenti per aiutarli a smettere. Secondo la ricerca il 61% dei giovani sarebbe disposto a chiedere aiuto ad un “grande”, ma alla fine i ragazzi agiscono soprattutto aiutandosi tra di loro perché sono sfiduciati dagli adulti, dai quali dicono di ricevere cattivi esempi. E’ forse per questo che Iannacone dedica il suo progetto, soprattutto ai docenti e alle famiglie: “Cari mamme e papà – scrive lo psicologo – lo sapevate che il 40% degli italiani dichiara di essere stato vittima di bulli durante la scuola?”.
Il sito fornisce anche le soluzioni a questo interrogativo mettendo a disposizione l’interessante ricerca “Gli italiani e il bullismo”, dove si scopre che già alla scuola dell’infanzia si manifesta il problema sottovalutato da sempre. In tanti, per troppo tempo, non hanno preso sul serio il fenomeno tant’è che, secondo il dossier che Iannacone mette a disposizione, negli ultimi cinque anni il bullismo è diventato per il 53,4% degli intervistati molto più grave.
La scuola non può voltare le spalle al problema soprattutto perché l’89% dei 38.700.000 soggetti tra i 18 e i 65 anni interpellati, dichiara che è la scuola il principale luogo dove si manifesta il bullismo. In classe, nei corridoi, in palestra, in mensa ma anche sul web arrivano le minacce. Per il bullo è più facile attaccare la propria vittima su internet: per il 63% degli studenti italiani tra gli 11 e i 14 anni, il web e i social network favoriscono atti di bullismo. Siamo di fronte al cosiddetto cyber bullismo.
Non resta che contrastare il dilagante attacco fornendo ai docenti e ai genitori gli strumenti necessari per intercettare questo fenomeno e per dare risposte affinché nel momento in cui le vittime o i bulli stessi, entrano in contatto con noi, sappiamo cosa fare e cosa dire.
Non possiamo dimenticare, infatti, che il 45% degli intervistati nella ricerca “Gli italiani e il bullismo”, pensa che la scuola sia impotente di fronte al bullismo: una sconfitta per il mondo dei docenti. E’ lo stesso ministro della pubblica istruzione ad essersi fatta sentire sul tema, proprio in questi giorni. In occasione della giornata conclusiva del progetto “Una vita da social”, Stefania Giannini ha detto: “La Rete oggi è uno strumento prezioso e imprescindibile per favorire e diffondere la conoscenza. Ma può riservare brutte soprese e incontri sbagliati a chi fa grande uso dei social. Non bisogna demonizzare la piazza virtuale, ma la scuola e le istituzioni hanno il dovere di utilizzare gli strumenti messi a loro disposizione per parlare con i ragazzi”.