Com’è andata a finire? Prosegue il viaggio tra le eccellenze protagoniste dei vari StartupItalia Open Summit. È la volta dell’azienda che gestisce le royalty di 43.000 autori ed editori nel mondo, tra cui Laura Pausini, PFM, Giovanni Allevi e Marco Masini
Riuscire a scalfire un monopolio non è cosa da poco. Ancor più singolare non lo è se a farlo è una startup. Soundreef è diventato l’unico concorrente importante della Siae, Società Italiana degli Autori ed Editori in tema di intellectual property.
“Siamo in grado di fare una previsione di quanto guadagnerà un singolo basandoci su dati di alcuni giorni tra uscite radio, tv, online e piattaforme”
Oggi l’azienda fondata a Londra nel 2011 da Davide d’Atri gestisce le royalty di 43.000 autori ed editori nel mondo, 26.000 dei quali italiani, tra cui Laura Pausini, Giovanni Allevi e Marco Masini, Franz di Cioccio e Patrick Djivas della PFM, Tedua, Briga, Mostro, AVA, Leon Faun, Duffy, Bresh: “Gestiamo anche tutti i diritti dei noti autori Federica Camba, autrice di numerosi successi, Claudio Guidetti (“Più Bella Cosa”, “Un Emozione Per Sempre” e due Sanremo vinti), del produttore STRAGE, Francesco Zampaglione, e delle società editoriali Megalo e GPQN, oltre a numerosi emergenti”, racconta il fondatore. Soundreef Ltd raccoglie diritti in oltre 90 Paesi nel mondo, in maniera diretta o tramite rapporti di rappresentanza.
La tecnologia di Soundreef
Il segreto del successo è la tecnologia: “Siamo una data company – commenta d’Atri –, raccogliamo tonnellate di dati e li analizziamo. Oggi per esempio siamo in grado di fare una previsione di quanto guadagnerà un singolo basandoci su dati di alcuni giorni tra uscite radio, tv, online e piattaforme. Ma più che altro abbiamo introdotto dei servizi che portano una trasparenza importante per gli editori e gli autori che, tra l’altro, ricevono più soldi, più velocemente e capendo finalmente per cosa li percepiscono”. Non solo: “Abbiamo una distribuzione molto più veloce – aggiunge – e paghiamo in analitico: un autore può vedere facilmente e in tempo reale visualizzazioni, guadagni e altri indicatori. Garantiamo pagamenti delle royalty trimestrali e rendiconti dettagliati per tutte le classi di diritto In alcuni segmenti, infine, abbiamo dimostrato di pagare di più del concorrente dal 20 al 50% su internet e tv”.
Grazie al suo sviluppo tecnologico e innovativo Soundreef offre oggi ai suoi iscritti una ripartizione trasparente e analitica e gli autori, compositori ed editori stanno suddividendo i propri diritti massimizzando così i guadagni e rendendo più efficiente l’amministrazione del proprio diritto d’autore.
“Un autore può vedere facilmente e in tempo reale visualizzazioni, guadagni e altri indicatori. Garantiamo pagamenti delle royalty trimestrali e rendiconti dettagliati”
Il #SIOS e gli sviluppi successivi
Soundreef è stata sul palco dello StartupItalia Open Summit nel 2015, incoronata tra i dieci finalisti. Da quel momento sono cambiate molte cose e la società ha continuato a crescere. “Quando la Comunità Europea ha stabilito che qualsiasi autore o editore può iscriversi a qualsiasi collective e che qualsiasi utilizzatore può comprare da qualsiasi collective in Europa, Soundreef ha subito un’accelerazione che l’ha portata a diventare un’azienda italiana nel 2015”. La sentenza del 2019, quella che ha sanzionato Siae aprendo le porte al libero mercato, ha fatto sì che Soundreef spiccasse il volo in maniera definitiva.
“Soundreef è una realtà che disturba, che dà fastidio”
I numeri
Dal 2017 gli aventi diritto che hanno scelto Soundreef sono aumentati di oltre il 65%. Il 70% degli album più venduti nel 2021 contiene brani parte del catalogo Soundreef. E il 50% dei video più visti durante il 2021 è di brani in gestione Soundreef.
Il libro (con Fedez)
Nel 2019 è uscito La musica è cambiata, il libro di d’Atri sulla battaglia per i diritti d’autore con prefazione di Fedez, in cui il fondatore di Soundreef racconta otto anni di battaglie imprenditoriali, legali e procedurali che hanno portato l’Ente di Gestione Indipendente a contrastare il monopolio Siae. “Mi piacciono le persone che parlano in modo sfrontato, quelle che – se ritengono di essere dalla parte della ragione – se ne fregano di scontrarsi con situazioni più grandi di loro o modi di pensare vecchi come il mondo. Mi piacciono perché mi fanno sentire meno solo, e perché credo che gli sfrontati siano una fonte di ispirazione di gran lunga maggiore rispetto ai bravi soldatini. In sintesi, chi “disturba” mi fa simpatia. Soundreef è una realtà che disturba, che dà fastidio. Per un numero a tre cifre di motivi – scrive Fedez nella prefazione -. Questi ragazzi un’alternativa l’avevano creata davvero: non mi ci è voluto molto per capirlo. La loro proposta era in qualche modo rivoluzionaria: rendicontazioni analitiche dei brani, pagamenti molto più rapidi del sistema tradizionale, trasparenza totale su tutti i passaggi della “filiera”. Mi piaceva l’idea di poter gestire i flussi del mio lavoro in modo davvero completo, avevo la sensazione che avrei potuto monitorare i passaggi dei miei brani nel dettaglio. Mi faceva sentire più padrone delle mie opere e meno ingranaggio di un meccanismo che detta le regole. Ma soprattutto, quello che mi piaceva di più di Soundreef era la sfrontatezza. Loro se ne fregavano che in Italia ci fosse un monopolio nel collecting da 140 anni, se ne fregavano che proponendo la loro alternativa avrebbero aperto il vaso di Pandora, scatenando un contrasto con la concorrenza, con le istituzioni, con l’ordine precostituito delle cose. In qualche modo Soundreef è l’amico che non si sottrae al dibattito e non si piega. È quello che dice la sua anche se rischia di essere impopolare”.
Il futuro di Soundreef
Oggi Soundreef punta ad aumentare il market share in Italia puntando, nel contempo, all’internazionalizzazione: “Vogliamo crescere in primis in Spagna, ma anche negli Usa e in Sud America. Ora siamo già in una trentina di paesi, e stiamo cercando di attrarre importanti cataloghi internazionali”, precisa d’Atri.
L’azienda sta anche continuando a investire sulla tecnologia: “Stiamo lavorando per digitalizzare la raccolta sul territorio anche in negozi, hotel, live, piano bar – conclude il founder -. Lo stiamo già facendo possiamo migliorare con la tecnologia che, essendo completamente sviluppata internamente, ci dà un vantaggio competitivo”. Infine la scale-up, che ha chiuso fino a oggi aumenti di capitale per 13 milioni di euro, si sta preparando a una nuova imminente raccolta.