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Che lavoro sarà? Il futuro delle professioni in un mondo che corre veloce. I risultati della nostra survey

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Conciliare vita privata e lavorativa, ridurre il gender gap, guadagnare di più rispetto al perimetro professionale: per la festa dei lavoratori vi presentiamo i risultati della nostra prima survey e lanciamo la nuova edizione

Conciliare vita privata e lavorativa, ridurre il gender gap, guadagnare di più rispetto al perimetro professionale: per la festa dei lavoratori vi presentiamo i risultati della nostra prima survey e lanciamo la nuova edizione

Lavoro
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Chiara Buratti
1 mag 2023

Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Istat, il numero di occupati a febbraio è aumentato dell’1,5% (+352mila unità) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. L’aumento coinvolge soprattutto i dipendenti a tempo indeterminato, per un tasso di occupazione che, nel complesso è in aumento dell’1.2%, mentre segna una diminuzione nel numero dei dipendenti autonomi e a termine. Un dato positivo, dunque, che segna tasso di disoccupazione totale stabile all’8%, mentre quello giovanile scende al 22,4% (-0,4 punti rispetto allo scorso anno). Allo stesso tempo, il bollettino Istat pubblicato il 31 gennaio fotografa una situazione poco incoraggiante per le donne: su 334mila occupati in più registrati in un anno (dicembre ’21 vs ’22), 296mila sono uomini (oltre l’88%) e 38mila donne, con un tasso di occupazione femminile che si attesta al 51,3%: percentuale che si traduce in 9.763.000 donne occupate contro 13.452.000 uomini. E il dato risulta essere tra i peggiori d’Europa se confrontato con la media Ue delle donne occupate (62,7%). Ma come stanno davvero le cose? E quanto incide ancora il gender gap nella domanda e nell’offerta di lavoro? Noi di StartupItalia ce lo chiediamo da tempo, proponendo una serie di surveys che abbiamo lanciato lo scorso anno e che anche quest’anno intendiamo replicare. Oltre a fotografare l’attuale situazione lavorativa abbiamo fatto un focus anche sullo stato di salute dei freelance.

Leggi anche: Grandi dimissioni: 4 professionisti su 5 pronti a lasciare il lavoro entro la fine del 2023

Che lavoro sarà, al via la survey

Il questionario, che si può compilare collegandosi a questo link, raccoglie le coordinate principali per orientare la nostra analisi tra le scelte, le opportunità e le criticità del mondo del lavoro. Il sondaggio è pensato in forma anonima, perché siate liberi e libere di condividere le vostre esperienze con l’intento di capire, anno dopo anno, come cambia e come evolve il mercato del lavoro in Italia. Oggi andiamo a presentare i dati relativi a quello che abbiamo lanciato lo scorso anno, in attesa delle vostre risposte per dare una forma all’evoluzione del lavoro e per capire come, a tre anni dallo scoppio della pandemia, limiti e confini abbiano aperto nuovi scenari.

Partecipate numerosi al nuovo sondaggio 2023 di StartupItalia

Che lavoro sarà, la prima edizione 

Tra gli intervistati, notiamo una forte prevalenza di risposte da parte di donne tra i 26 e i 34 anni che vivono in Lombardia. La maggior parte ha conseguito un diploma o una laurea magistrale, in particolar modo nei settori della Comunicazione del Marketing e dell’Economia. Per lo più, gli intervistati lavorano in grandi corporate (34.4%) o PMI (22.3%) oppure svolgono una libera professione (per l’11.3%). Dato rilevante è che il 64.5% non ha figli. Nel 62% dei casi, l’azienda in cui lavorano è a prevalenza maschile, guidata da CEO di genere maschile (77%) e nel 32% dei casi, inoltre, gli intervistati dichiarano di avere difficoltà a dover conciliare la propria vita privata con quella lavorativa.

Risultati del sondaggio: Il CEO nella tua azienda è uomo o donna?

Pandemia e occupazione

La maggior parte degli intervistati lavora full time, per il 66% a tempo indeterminato, anche con possibilità di smartworking. Se lo smartworking ha rappresentato una vera e propria svolta per tante professioni, allo stesso tempo la pandemia ha inciso negativamente in diversi casi: il 19,2% ha dichiarato che, per colpa del virus, non ha trovato lavoro, mentre oltre il 14% è stato licenziato. E nel 58.3% dei casi i rispondenti hanno allestito uno spazio all’interno delle proprie abitazioni dove poter lavorare, mentre il 16.7% ha preferito rifugiarsi nei coworking.

Soddisfatti del proprio lavoro?

Sebbene la maggior parte degli intervistati dichiari di essere abbastanza soddisfatto del proprio posto di lavoro, alla domanda se si trova impiegato nel settore per cui si ha studiato, da parte dei liberi professionisti la risposta è netta: il 50% lavora nel campo per cui si è sacrificato, il 50% no e ben oltre il 61% crede di guadagnare meno rispetto alla mansione che svolge. Più del 30% dei casi vorrebbe crescere professionalmente, mentre il 26.3% vorrebbe guadagnare di più e oltre il 24% è già operativo nella pianificazione del proprio cambiamento. Allo stesso tempo, tra le priorità che emergono dal sondaggio, c’è in testa, una retribuzione che sia adeguata con la mansione svolta, seguita dalla flessibilità oraria e dalla possibilità di lavorare in smartworking.

Tags: #COVERSTORY #DISOCCUPAZIONE #DOSSIER #GENDER-GAP #SONDAGGIO-STARTUPITALIA
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