Il Ministro della Pubblica Istruzione, a margine di un convegno promosso dalla Fondazione Italiadecide, ha ammesso che rischiamo di non essere competitivi con il resto dell’Europa
Lo aveva già capito Maria Chiara Carrozza. L’ha ribadito Stefania Giannini: gli insegnanti italiani devono diventare digitali. Vanno formati, a costo di rimettere mano al contratto.
«Dobbiamo compiere una vera e propria rivoluzione educativa nel senso che dobbiamo puntare moltissimo sulla formazione permanente degli insegnanti, anche rivisitando il contratto. Se non c’e’ la possibilità di formare in itinere i futuri insegnanti e chi già lo è, allora diventerà arduo trasformare la scuola italiana nei prossimi 5/6 anni, facendola diventare competitiva con il resto d’Europa». Sono queste le parole che ha usato il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, a margine del convegno organizzato a Montecitorio dalla fondazione presieduta da Luciano Violante, “Italiadecide”.
L’inquilino di viale Trastevere davanti a molti esperti del settore (Google, Telecom, Vodafone, Poste Italiane, MIT, Società Geografica italiana e molti altri) non ha avuto problemi a riconoscere il ritardo del nostro Paese: «Va detto che nel nostro Paese abbiamo delle regioni, come la Lombardia, che sono all’avanguardia nell’uso della tecnologia nella scuola. Ma, ripeto, per realizzare completamente la digitalizzazione delle scuole non basta soltanto investire in tablet e LIM: dobbiamo investire sulla formazione del personale docente».
Di là che nemmeno in Lombardia, non può essere considerata d’eccellenza se ancora la maggior parte delle scuole primarie non hanno la connessione wi-fi e le LIM sono solo per i più fortunati. Sfatato questo stereotipo sulla regione motore d’Italia ,ma fanalino d’Europa, va preso atto che ancora una volta un ministro ha riconosciuto l’urgenza e la necessità di agire su questo piano anche mettendo mano al contratto.
Appunto, il contratto che pochi docenti conoscono. L’articolo 64 “Fruizione del diritto alla formazione” al comma 5 cita: “Gli insegnanti hanno diritto alla fruizione di cinque giorni nel corso dell’anno scolastico per la partecipazione a iniziative di formazione con l’esonero dal servizio e con sostituzione ai sensi della normativa sulle supplenze brevi vigente nei diversi gradi scolastici”. Non solo. Al comma 3 si specifica che “Qualora i corsi si svolgano fuori sede, la partecipazione ad essi comporta il rimborso delle spese di viaggio”.
Forse dovremmo iniziare a rendere effettivo quanto scritto in quest’ articolo. La formazione deve tornare ad essere obbligatoria: chi entra in classe per insegnare, deve essere continuamente formato. Una scuola che non pensa ad aggiornare i suoi docenti, ha già perso la partita. Accanto a questo fatto resta un problema strutturale: l’Italia fino ad oggi ha speso 93 milioni di euro per le LIM, ai quali vanno aggiunti i soldi spesi dalle regioni ma ancora solo una scuola superiore su quattro ha l’accesso al wi-fi. Conseguenza vuole che in molti istituti vi sono lavagne multimediali che non sono connesse.