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Il teatro non è il paese della realtà: ci sono alberi di cartone, palazzi di tela, un cielo di cartapesta e un sole che esce da sottoterra. Ma è il paese del vero: ci sono cuori umani dietro le quinte, cuori umani nella sala, cuori umani sul palco. Se queste parole di Victor Hugo sono vere, allora a maggior ragione oggi il teatro deve essere per tutti e aperto a tutti: inclusivo e senza barriere, sopra e sotto il palcoscenico.

Accessibilità e inclusione alla portata di tutti


Quando parliamo di teatro inclusivo parliamo di un teatro in cui gli attori e gli spettatori, qualunque sia la loro condizione personale, possono essere protagonisti e partecipare allo spettacolo. Per fare ciò, ovviamente, c’è tutto un percorso da seguire a monte della messa in scena, una ricerca e una sperimentazione che portano innovazioni e cambiamenti che riguardano solo da ultima la rappresentazione finale. Un esempio vincente di questo “adattamento” alle diverse esigenze di attori e spettatori è maturato a Piacenza attorno a ChezActors, compagnia teatrale che conta al proprio interno anche persone con disabilità e che cerca di rendere completamente accessibili i luoghi dove vengono messe in scena le rappresentazioni: non solo per le persone in carrozzina ma prevedendo anche traduzioni in lingua dei segni, audio-descrizioni e sovratitoli proiettati in sala per far sì che ci sia un’esperienza visiva accessibile veramente a tutti.

Un esperimento di successo che fa scuola

L’anima di questa esperienza è Carolina Migli Bateson, attrice, regista e traduttrice teatrale con una lunga esperienza alle spalle tra l’Italia, l’Irlanda e gli Stati Uniti. A Startupitalia racconta come tutto è nato: “Siamo partiti da sette allievi per fare un esperimento, oggi siamo arrivati a 47. Un grande crescita data dal fatto che sempre più persone hanno mostrato interesse verso il nostro percorso. L’attenzione alla disabilità e più in generale a tutte le differenze è nata quasi per caso. Una nostra amica ha la sclerosi multipla e ci è venuto naturale supportarla, lo stesso con un ragazzo sordomuto: da questi incontri abbiamo iniziato un percorso e man mano ci siamo strutturati e siamo cresciuti”.

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Sentire, toccare, percepire: impegno globale contro le barriere

Le attività portate avanti da Carolina Migli Bateson in questi anni nel segno dell’inclusione sono molte e spaziano a livello internazionale. Insieme ad altri commediografi, attori, musicisti e performer incontrati al Globe Theatre di Londra ha dato vita a un collettivo internazionale, il Global Hive Labs: lo scopo è quello di lavorare insieme, in maniera coordinata e scambiando esperienze e best practice, per portare in scena spettacoli adatti a tutti. Un impegno che va da Piacenza a Londra, da Vancouver a Parigi, e che vede coinvolti professionisti del mondo del teatro e dello spettacolo in modo da rendere sempre più fruibili gli spettacoli anche a chi ha problemi a livello motorio, visivo, uditivo.

Mabel Gardiner Hubbard, in scena l’inclusione per i non udenti

Uno degli ultimi lavori portati in scena da ChezActors con Global Hive Labs – grazie al progetto di cooperazione culturale Canada-Italia promosso da Jack Paterson del collettivo teatrale BoucheWHACKED, da Filippo Arcelloni del Teatro Trieste 34 – è “Silence”, un dramma storico andato in scena con alcuni estratti in un solo atto: viene raccontata la straordinaria vita di Mabel Gardiner Hubbard, sorda dall’età di cinque anni a causa di una scarlattina infantile, che incontra Alexander Graham Bell, inventore del telefono e insegnante per non udenti e con lui porta avanti una prima battaglia di “inclusione” per i non udenti.

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L’idea, sottolinea Carolina Migli-Bateson che si è anche occupata della traduzione italiana dell’opera originale firmata dalla drammaturga canadese Trina Davies è produrre l’intero spettacolo. L’impegno di Carolina Migli e di tutti i suo colleghi non può che rendere ancora più vive le parole di William Shakespeare: “Tutti gli uomini e le donne non sono che attori e tutto il mondo è un teatro”. Senza barriere e senza distinzioni.