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Manifesto per l’Inclusione Giovanile: 10 azioni per fare spazio alle nuove generazioni

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Manifesto per l’Inclusione Giovanile: 10 azioni per fare spazio alle nuove generazioni

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A conclusione del 2022, Anno europeo dei Giovani, debutta un Manifesto in dieci azioni, chiare e concrete, rivolte agli insegnanti, alle famiglie, al mondo del lavoro e, naturalmente, ai giovani stessi. L’obiettivo? Non tanto portarli dentro qualcosa, ma riconoscerli come attori di un sistema più ampio

A conclusione del 2022, Anno europeo dei Giovani, debutta un Manifesto in dieci azioni, chiare e concrete, rivolte agli insegnanti, alle famiglie, al mondo del lavoro e, naturalmente, ai giovani stessi. L’obiettivo? Non tanto portarli dentro qualcosa, ma riconoscerli come attori di un sistema più ampio

Social Innovation
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Paola Centomo
29 nov 2022

Cosa si può fare di davvero concreto e immediato per promuovere il successo scolastico dei giovani? Come facilitare il delicato passaggio tra la scuola e la professione e fare sì che i ragazzi e le ragazze diventino protagonisti forti del mondo del lavoro? In chiusura del 2022, Anno europeo dei Giovani, debutta un Manifesto in dieci azioni, chiare e concrete, rivolte agli insegnanti, alle famiglie, al mondo del lavoro e, naturalmente, ai giovani stessi proprio con l’obiettivo di fare spazio alle nuove generazioni, a maggior ragione considerato che oggi, in conseguenza della pandemia, sembrano faticare ancora di più ad avere quanto meritano (secondo l’Istat, la disoccupazione tra gli under 25 tocca il 24% e, stando alle ultime rilevazioni di Eurostat – l’ufficio statistico della Commissione Europea -, i coetanei che lavorano non se la passano meglio: infatti, tra le ragazze e i ragazzi italiani di età 20-24 anni la quota dei sottopagati è passata dal 12,3% al 15,3% dal 2020 al 2021).   

“Attori di un sistema più ampio in cui possono portare le loro istanze e interagire con gli altri attori per diventare protagonisti del cambiamento”

A redigere il Manifesto per l’Inclusione Giovanile è stato Randstad Education in collaborazione con il network di imprenditori sociali innovativi Ashoka Italia e con il patrocinio dell’Agenzia Nazionale Giovani. «Ci siamo chiesti cosa significasse includere i giovani e la risposta che ci siamo dati è che non è tanto portarli dentro qualcosa, ma riconoscerli come attori di un sistema più ampio in cui loro possono portare le loro istanze e interagire con gli altri attori per diventare protagonisti del cambiamento», è il commento di Davide Zucchetti, Education Manager di Randstad. «A partire da questa lettura dell’inclusione, in un momento storico in cui la complessità è sempre più elevata e tutto succede molto velocemente, abbiamo cercato di capire cosa sia indispensabile oggi per arrivare a quel futuro inclusivo a cui vogliamo puntare». 

Quali sono le 10 azioni del Manifesto per l’Inclusione Giovanile

Il Manifesto per l’Inclusione Giovanile sgrana dieci azioni sintetiche e puntuali, che vengono declinate in impegni precisi che i soggetti che firmano il documento sono chiamati ad assumersi. La prima è “Rendere lo studente protagonista”. “Come docente” – prosegue dunque il Manifesto – “sostengo il successo formativo guardando al famoso bicchiere mezzo pieno. Come genitore, ascolto e prendo in seria considerazione le opinioni, i bisogni, i desideri del giovane in un’ottica di apprendimento reciproco. Come lavoratore: sono aperto e attento al feedback da parte dei giovani. Come giovane: accetto la sfida, mi faccio avanti con fiducia, credo in un futuro migliore e mi sento parte attiva del cammino per raggiungere quell’obiettivo”. 

La seconda azione, ovvero “Valorizzare tutte le competenze e l’unicità della persona”, punta a riconoscere le soft skills, le competenze tecniche, i valori e le caratteristiche personali come un valore aggiunto che può fare la differenza. “Come docente: non giudico uno studente solo sulla base del voto in pagella o dell’acquisizione di conoscenze teoriche della mia materia, ma tengo conto dell’individuo nella sua complessità. Come genitore: guardo e promuovo la realizzazione di mio figlio nel suo insieme, non solo relativamente ai suoi successi formativi o lavorativi. Come lavoratore: accolgo e valorizzo esperienze personali del candidato che lo hanno portato a sviluppare le soft skills. Come giovane: scopro me stesso e le mie passioni, mi metto in gioco sapendo che il fallimento non è la fine del mondo ma una parte del percorso di crescita. 

La terza azione è “Diventare cittadini digitali”, e perciò, ai docenti è chiesto di integrare i principi della cittadinanza digitale all’insegnamento della propria materia per rendere l’argomento fondamentale per lo sviluppo della capacità dell’individuo di partecipare alla società on line. I genitori, dal canto loro, sono chiamati a non stigmatizzare a priori l’ambiente digitale in cui sta vivendo il figlio, ma ad aprirsi a questo mondo e i lavoratori a mettersi in gioco per capire e comprendere le potenzialità e le opportunità della cittadinanza digitale ai fini dell’inclusione giovanile. Infine, secondo il Manifesto i giovani devono impegnarsi a conoscere le nuove soluzioni che costantemente vengono loro proposte. 

Chi sottoscriverà l’impegno al cambiamento del Manifesto si impegnerà a perseguire anche le altre azioni, ovvero “Imparare facendo”, “Favorire l’apprendimento di diversi linguaggi”, “Promuovere un ecosistema virtuoso famiglia-scuola-lavoro”, “Mettersi sempre in gioco”, “Utilizzare nuovi metodi e modelli di apprendimento”, “Valorizzare la trasferibilità dell’esperienza”, infine “Generare e misurare l’impatto”. 

Un modo diverso di guardare all’inclusione

«Quando si parla di giovani e si costruiscono programmi e progetti pensati per i giovani, c’è sempre il rischio di scadere nel paternalismo, nel rimarcare e sottolineare la distanza e asimmetria di potere, nel compiacersi di aver fatto qualcosa di buono per una categoria svantaggiata. Così non è stato. Fin dall’inizio, nel team di design del Manifesto e all’interno del partenariato c’erano persone giovani e organizzazioni che in qualche misura potessero portare la loro voce. Questa presenza cambia le dinamiche di conversazione nella stanza, sposta il peso decisionale al tavolo», ha commentato Luca Solesin, Senior Change Manager di Ashoka. 

“Non esiste un’alterità da includere, ma c’è un obiettivo sociale collettivo da raggiungere e che ci riguarda tutti”

«Un vecchio modo di intendere l’inclusione prevedeva il concepire una minoranza di “esclusi” come “altri” rispetto a noi, maggioranza, i salvati, quelli che ce l’hanno fatta. Questo Manifesto possiede un modo diverso di guardare all’inclusione perché adotta un approccio ecosistemico. Non esiste un’alterità da includere, ma c’è un obiettivo sociale collettivo da raggiungere e che ci riguarda tutti. Il Manifesto chiede impegno, azioni, idee e mobilitazione da parte di ogni componente della comunità educante. Non solo supplicando la maggioranza o sferzando la minoranza, ma vedendoci uniti in una sfida comune, senza alterità asimmetriche».

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