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Più della metà degli stranieri in Italia sono donne: da sempre presenti nel panorama dell’immigrazione a livello nazionale, sono le figure più trascurate e stereotipate con ruoli marginali e passivi. Questi dati, a cura del Centro Studi e Ricerche IDOS e riportati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, sottolineano una sempre più emblematica situazione a livello economico-occupazionale.

Le donne migranti, che rappresentano ormai il 50,9% degli immigrati nel nostro Paese, sembrerebbero avere il tasso di occupazione più basso in assoluto, con una sottorappresentanza statistica che avvalla un sempre maggiore coinvolgimento nel lavoro in nero.

Dall’amicizia nasce il progetto Roots

Spesso abbandonate a sé stesse, quindi, alla ricerca costante di un ruolo e un posto personale all’interno di una nuova comunità. Come figure invisibili ma presenti e bisognose di un riscatto personale e sociale, le donne migranti fanno parte di quella categoria di cittadini che fatica a farsi largo nella comunità. 

Una categoria che, a Modena, ha spinto una giovane migrante a ribaltare la situazione e cercare inclusione concreta a livello sociale.

Con questa ambizione, Caroline Caporossi, giovane migrante anglofona con alle spalle studi in relazioni internazionali, esperienza nel lavoro con donne migranti negli Stati Uniti e un passato in Food For Soul di Massimo Bottura, ha deciso di creare Roots, uno spazio per aiutare le donne migranti a raggiungere un’indipendenza lavorativa nel mondo del food. 

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«Sono una pronipote di immigrati italiani in America e sono molto fiera di questa mia identità come terza generazione di migranti – spiega a StartupItalia Caroline Caporossi, direttrice e fondatrice di Roots -. Ho iniziato la mia carriera lavorando con donne emigrate dall’America latina agli Stati Uniti e poi mi sono trasferita in Italia. Nel 2019 ho conosciuto una giovane ragazza a Modena, Ella, che sognava di essere la prima donna della sua famiglia a lavorare. Ci siamo subito rese conto che entrambe eravamo giovani migranti trasferitesi a Modena nello stesso anno ed entrambe anglofone. E’ nata un’amicizia tra due donne piene di ambizione e la sua storia è stata l’inizio di tutto». 

Da questa sinergia Roots mette davvero le sue radici sul territorio. Nel 2020 viene fondata l’Associazione Per l’Integrazione Delle Donne per aiutare le donne migranti a mettere radici e rifiorire. Dalle opportunità lavorative ad un percorso di mentorship, dai contatti sociali alla formazione professionalizzante, l’associazione permette la creazione di Roots, un modello di impatto sociale autosufficiente.

«Dal 2020 al 2022 abbiamo iniziato a sviluppare il modello di business, trovando fondi e investitori. Nel 2021 mi sono candidata online per un premio delle Nazioni Unite per il mondo migrazioni: siamo riusciti a vincere per il nostro modello, il quale punta ad aiutare le donne migranti a diventare attori attivi nell’economia. Dopo questo, abbiamo costituito Roots come impresa sociale».

Roots tra cucina e diversità

Una storia di amicizia e supporto al femminile che ben presto è diventata una concreta occasione per creare connessioni e sinergie con un unico obiettivo: aiutare le donne migranti in cerca di lavoro e appassionate di cucina a rimettersi in gioco.

Nasce così uno spazio professionalizzante per donne migranti che, ad oggi, ha visto donne provenienti da ben 19 paesi diversi e tutte accomunate da un’unica passione: la cucina.  

«Con la chef Jessica Rosval, canadese approdata a Modena all’Osteria Francescana di Massimo Bottura e ora al Gatto Verde, abbiamo creato un programma professionalizzante di cucina per donne migranti che vogliono diventare cuoche, quindi dedicato ad appassionate di cucina, che spesso hanno anche lavorato nel proprio paese di origine in questo settore».

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Prosegue Caroline Caporossi: «Abbiamo tre classi ogni anno che per la durata di 4 mesi fanno un tirocinio con noi con l’obiettivo di imparare non solo le tecniche di cucina ma anche tutti gli altri aspetti, da leggere un contratto di lavoro o la busta paga a gestire lo stress lavorativo».

Da quest’anno è partito anche un programma in sala per le allieve e, per la sera, un ristorante che sostiene tutte le spese e che punta a raccontare e diffondere a Modena la cucina tipica delle studentesse, ispirando i propri menù ai 19 paesi di origine delle donne di Roots. «Vogliamo essere una vetrina per queste professioniste e celebrare la bellezza della diversità partendo dalla cucina nella comunità modenese».

Aiutare le donne migranti a fare impresa 

Insegnare alle donne un lavoro e come approcciarsi al mondo del food non è l’unica mission di Roots.  Dal lavoro quotidiano, è nata la voglia di ampliare l’impatto di Roots a 360 gradi supportando le donne migranti a creare e fare impresa.

«Sogno di creare un programma di incubazione per la creazione di piccole imprese femminili. Lavoriamo con tante donne migranti che hanno sogni imprenditoriali e che magari hanno anche avuto imprese nei loro paesi d’origine – racconta Caroline Caporossi -. L’obiettivo è quello di far capire che le donne migranti non solo possono essere attive nell’economia del paese ma anche creare lavori per altri e per la comunità intera».