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Dal lancio di Apple Pay (qui abbiamo spiegato come funziona)  tutti parlano di pagamenti Nfc. Quanti sanno che Android si è mosso nella stessa direzione già da fine 2010 e che l’analogo Google Wallet era già stato lanciato nel 2011? E, soprattutto, in quanti lo hanno utilizzato?

Al momento del lancio del portafoglio digitale di Google, come accaduto al battesimo di Apple Pay, si è parlato di inizio della fine del contante a cavallo della rivoluzione mobile. La guerra a monete e banconote sembrava finalmente aver trovato un degno condottiero. Grazie alla tecnologia NFC, con Google Wallet è infatti possibile pagare semplicemente avvicinando il proprio smartphone al POS (che supporta la medesima tecnologia contactless) e il gioco è fatto, cioè il pagamento è avvenuto. Fin da subito Google Wallet è stato disponibile solo negli Stati Uniti. Tre anni dopo non ha ancora superato questi confini. E adesso Android deve vedersela anche con i 10 milioni di iPhone 6 e 6 plus Nfc che sono stati già venduti in giro per il mondo. Siamo destinati ad assistere ad un testa a testa o esiste già un vincitore tra i due colossi?

Difficile stabilirlo con certezza anche perché Google ha rifiutato di dichiarare il numero dei download del suo Wallet, disponibile su Google Play (come detto non al di fuori degli Stati Uniti). L’unico dato disponibile è quello relativo ai download da Google Play: i Google Wallet scaricati dovrebbero aggirarsi in un numero compreso tra i 10 e i 20 milioni. Le “milestones” finora monitorate sul negozio di app di Mountain View da Internet Archive rivelano il superamento di quota 1 milione ad agosto 2012, 5 milioni a marzo 2013 e 10 milioni nel periodo tra il 4 e il 9 ottobre 2013. 

Basandosi su questi dati il Guardian ha raffigurato un trend riportato nel grafico sottostante:

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Volendo includere quelli già installati all’interno degli ultimi Nexus il numero dei Wallet presenti sui dispositivi non supera i 20 milioni. Google ha rifiutato di commentare la stima del Guardian, ma alcune voci fuoriuscite dall’interno dell’azienda hanno confermato che questa cifra non è lontana dalla verità.

Non tutti i 20 milioni di G Wallet sono però attivi. E anche su questo Google non ha fornito informazioni ufficiali. Un’analisi veloce delle recensioni sullo store mostra come il 14,4% delle 50mila valutazioni sia pari ad una stella con commenti del tipo “non funziona” e il 3,4% pari a due stelle con altri tipi di lamentele da parte degli utenti.  Assumendo che tali utenti non siano “attivi” mentre invece lo sono quelli che hanno valutato il servizio con 3 o 4 stelle, si arrivano a calcolare circa 16,4 milioni di dispositivi che effettivamente utilizzano il borsellino di Google. Un numero che confrontato con la base utenti di Android negli Stati Uniti, 89,4 milioni, non sembra troppo soddisfacente. Si tratta più o meno di 1 Google Wallet ogni 5 Android.

Diverse sono le cause di questo lento progresso. La mancanza di un ecosistema sviluppato con esercenti dotati di terminali con tecnologia contactless è sicuramente uno di questi. Secondo Gartner  nel 2013 solo 100mila terminali su milioni e milioni installati negli Usa potevano recepire pagamenti Nfc. Un altro fattore è rappresentato dalla scarsa usabilità del prodotto. Il campo in cui Apple è maestra, si è rivelato il tallone d’Achille di Google. Una volta “sbloccato” lo smartphone, all’interno dell’applicazione è necessario inserire un ulteriore Pin. I tempi per l’autenticazione non sono risultati immediati e dei pagamenti Nfc solo il 37% è stato effettuato con lo smartphone (Nielsen). In altre parole, se il vantaggio ricercato è il risparmio di tempo, forse utilizzare una carta contactless (modalità tap&go) risulta essere più pratico e rapido.

Il valore totale delle transazioni mobile negli Usa è stato nel 2013 pari a 37 miliardi di dollari, più del doppio del 2012. Quanto di ciò è stato dovuto a Google Wallet? Ancora una volta nessun numero ufficiale da Google. C’è da scommetere che una importante quota di questo mercato sia stata conquistata in realtà da Softcard, l’attuale rivale principale di BigG nel settore pagamenti. Softcard lavora con gli operatori telefonici, tutti affiliati eccetto Sprint. Adesso con l’ingresso di Apple la battaglia sarà a tre. E, come sempre, saranno gli utenti finali a sancire il successo dell’una o dell’altra soluzione. In termini di usabilità, Apple è ancora (per tutti) l’avversario da battere.