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Alex Simbala entra nell’intervista con timidezza, ma l’accende all’istante appena si sfiora il punto della musica, la sua, che lo sta portando in salvo, delle relazioni sane che gli stanno restituendo la fiducia nel futuro e di come si sta rifacendo una vita nuova fuori dal carcere, il Beccaria di Milano, grazie all’istituto dell’affidamento in prova ai servizi sociali: oggi è tornato a stare nella famiglia dei genitori, dove deve rientrare entro le nove tutte le sere. «Si tratta di un’opportunità enorme per reintegrarmi nella società. Oggi lavoro come tecnico al Teatro Puntozero Beccaria e faccio volontariato con i disabili alla Sacra Famiglia». Canta: “Lasciamo da parte i pensieri, fratelli. Che sono quelli che vogliono ammazzarci. Non pensiamo al peccato che ormai è fatto. Pensiamo al presente, non più a quel passato, ormai è morto”. Il passato è la vita che lo ha imbrogliato già da bambino, gli incontri malati, nell’adolescenza, che lo hanno incastrato a un punto di non ritorno, i grandi che dovevano vegliare, ma hanno mancato di farlo. 

La scoperta del valore di musica ed arte

Alex Simbala, nome d’arte El Simba, 23 anni, ecuadoriano, che i milanesi hanno questa estate conosciuto in un concerto rap al Castello Sforzesco, scopre il valore della scrittura musicale e dell’arte mentre è rinchiuso al Beccaria: a dimostrazione che si riesce a intravvedere la luce solo quando chi ti ama te la fa cogliere, lo fa grazie agli operatori di Teatro Puntozero, compagnia di teatro sociale che da molti anni lavora con i ragazzi che si trovano all’interno del carcere minorile milanese. «La mia vita è svoltata quando, in carcere, ho conosciuto il teatro, che mi ha fatto intravvedere che c’era davvero un altro mondo possibile dopo la strada», racconta. Sul palco ha recitato in Antigone, dove è stato Emone, il ragazzo sottomesso al padre che poi lo sfida per amore della giustizia. 

“La mia vita è svoltata quando, in carcere, ho conosciuto il teatro, che mi ha fatto intravvedere che c’era davvero un altro mondo possibile dopo la strada”

«La prima volta che sono salito sul palcoscenico ero terrorizzato, ma avevo al contempo un’adrenalina fortissima e la voglia di spaccare: fino a quel momento mi ero sentito addosso soltanto gli occhi della condanna e del pregiudizio, invece quella volta percepivo che 200 occhi fissi mi guardavano in modo diverso. Allora, anch’io ho cominciato a sentirmi diverso. La musica è stata la conseguenza della scoperta della recitazione». Alex era arrivato in Italia dall’Equador quando aveva 8 anni, per raggiungere i genitori che erano da tempo qui. Ma la sua vita aveva imboccato da subito le salite, e certi sentieri bui, fino al precipizio fatale. «Non mi piaceva studiare, così alle superiori ho mollato tutto. E sono arrivati gli incontri sbagliati. A 16 anni sono finito al Beccaria. Di quel periodo, di quei lunghi mesi, duri, duri dopo l’arrivo in carcere, ricordo che non riuscivo a provare emozioni, ero come congelato, ma pieno di rabbia, una rabbia fortissima». 

In carcere l’incontro anche con lo sport

In carcere Alex incrocia anche lo sport e Diego Dominguez, star del rugby e locomotore del Gruppo Mediobanca Sport Camp, che ogni anno, d’estate, fa vivere ai ragazzi del Beccaria una settimana di puro sport, tra rugby, calcio, basket. «Più o meno un anno dopo che mi trovavo in carcere ho fatto il Gruppo Mediobanca Sport Camp,e ho conosciuto, appunto, Diego e il rugby. Ho ricordi davvero belli. Le sere, dopo tutta la giornata spesa sui campi, arrivavo in cella stanchissimo, la mattina mi ritrovavo carico per una nuova giornata di sport. Quella settimana mi faceva sentire come se non fossi recluso. Il carcere è durissimo, monotono: lo sport ti dà un’enorme occasione per sfogarti. Ora amo molto il rugby perché, nonostante in campo si vada giù davvero duro placcando l’avversario, dopo la partita, nel terzo tempo, ci si ritrova tutti amici, a mangiare alla stessa tavola». 

alex simba

Durante il Gruppo Mediobanca Sport Camp, progetto nato dalla collaborazione di Mediobanca con il Cus Milano Rugby, arriva per Alex anche la prima occasione di lavorare fuori: «Quando Dominguez mi propose di fare il giardiniere sui campi di via Padova, Quarto Oggiaro e Baggio che ospitano il progetto Insieme, ho subito accettato (Insieme è un progetto del Gruppo Mediobanca, in collaborazione con il CUS Milano Rugby e il Comune di Milano, che punta a diffondere la pratica dello sport tra i minori che appartengono alle fasce deboli e sono a rischio di esclusione, ndr). Per diversi mesi sono dunque uscito dal Beccaria grazie all’articolo 21, poi il Covid ha purtroppo bloccato tutto. Tra le persone importanti del mio percorso c’è anche Don Gino Rigoldi, cappellano del Beccaria, anche lui uomo pieno di energia, persona dolcissima, cuore d’oro, un altro padre per me (di Alex don Gino Rigoldi ha detto: «Abbiamo bisogno di rapper come lui. La trap è un modo per parlare ai giovani, ma oggi i testi sono pieni di aggressività e violenza»). Persone importantissime sono anche i miei capi, Lisa Manzoni e Beppe Scutellà di Teatro Puntozero, per cui oggi sto lavorando, di cui mi sento come un figlio».

“Tra le persone importanti del mio percorso c’è anche Don Gino Rigoldi, cappellano del Beccaria, anche lui uomo pieno di energia, persona dolcissima, cuore d’oro”

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La musica: un’altra vita dentro questa vita

Ora Alex sogna di riscrivere la sua vita attraverso la musica: vuole diventare un esempio positivo per i ragazzi che sono dentro gli istituti. «A un certo punto le persone mi hanno detto: tu non scrivi come gli altri. Quelle parole mi hanno molto incoraggiato. Ho iniziato a scrivere quando ero in carcere. E non ho più smesso. Stavo sempre di più nella mia stanza. Avevamo il televisore, ma io non lo guardavo quasi più. Prendevo il foglio, mettevo la base, mi infilavo le cuffie e iniziavo a scrivere. Scrivevo senza più fermarmi. In versi come questo usciva fuori tutta la rabbia: “Oggi sogno un’altra vita dentro questa vita. E questo l’ho giurato sarà la mia via d’uscita. Oggi non penso già più niente. Solamente la mia musica perché un giorno voglio che lei viva”. Voglio che la musica rappresenti chi ero, cosa sono diventato e come me lo sono guadagnato».