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Il 2016 sarà l’anno del fintech, lo dicono praticamente tutti gli stakeholders e gli osservatori di economia e finanza globale. Tant’é che alla fine di quest’anno sono arrivate a distanza di poche settimane 2 notizie che da sole bastano a delineare gli scenari dei prossimi 10 anni: dopo aver snobbato e sbeffeggiato per anni il bitcoin, adesso anche le grandi banche d’affari vogliono sfruttare le potenzialità offerte dalle criptovalute. Goldman Sachs ha depositato il brevetto per una propria moneta virtuale, il SETLcoin, e con altre 30 tra le più grandi banche ha dato vita a un consorzio per studiare meglio e insieme la tecnologia blockchain, ovvero il motore che fa girare bitcoin. E sempre a proposito di blockchain c’è poi un’altra notizia, che arriva sempre da Wall Street, o meglio dall’ex regina di Wall Street, Blythe Masters. La donna dopo 27 anni ha lasciato JPMorgan per fondare una propria startup fintech, e che ha chiuso un mega round da 35 milioni dove tra gli investitori c’è addirittura il suo ex datore di lavoro.

I primi round a 2 cifre e il boom dell’eCommerce

Ma il 2015 non ha certo deluso le aspettative, e anche in Italia il fintech inizia a girare bene. La prima cartina di tornasole sono i round milionari di MoneyFarm, Satispay e Doveconviene: 3 startup, 3 dello stesso settore, nella top ten dell’Open Summit di Milano del 14 dicembre. Un caso più unico che raro. E a riprova che il fintech in Italia gira bene ci sono poi anche altri numeri, quello che volgarmente chiamiamo “giro d’affari”. Ultimi dati in ordine di tempo quelli dei regali di Natale, con 9 milioni di italiani (+22% rispetto lo scorso anno) che preferiscono l’eCommerce ai negozi. Ma il fintech pensa anche ai commercianti “tradizionali”, perché acquisti vuol dire anche pagamenti, mobile payments, un settore dove le nostre startup iniziano a scalare velocemente e a guadagnare fette di mercato anche all’estero. E viceversa inizia a crescere la concorrenza, con l’arrivo in italia di startup fintech, non solo nei pagamenti ma anche nel settore banking.

Cosa c’è ancora da fare

Certo, come ha anche sottolineato l’Ad di CheBanca!, Roberto Ferrari, rispetto agli altri paesi europei l’Italia investe ancora davvero poco sul fintech, ma è anche vero che sono le nostre startup a piacere, e molto agli investitori internazionali. Ci sono degli obiettivi, di settore e di ecosistema in generale. Quelli di settore è ancora presto per poterli tracciare, quelli di ecosistema li ha dati Marco Bicocchi Pichi, che indica come obiettivo 1 miliardo di investimenti in startup nel 2016.

Aldo V. Pecora

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#Focus I 16 milioni di Moneyfarm

Donadio

Un 2015 da incorniciare per MoneyFarm, startup fondata da Paolo Galvani e Giovanni Daprà che permette di pianificare e gestire investimenti online. Tanti successi, a partire da aprile con l’annuncio dello sbarco del servizio in UK (prima volta per una startup fintech italiana). L’anno prosegue con due riconoscimenti internazionali: Business Insider la inserisce tra le 11 migliori startup italiane. Solo un mese dopo The Globe and Mail, nomina Giovanni Dapra tra i 10 Ceo che stanno rivoluzionando la finanza mondiale. Premi che confermano il buon lavoro di un’azienda che ha la fiducia di 50mila utenti e cresce del 20% al mese. Il finale dell’anno è con i fuochi d’artificio: a novembre il round da 16 milioni di euro (record per l’ecosistema delle startup italiane), un aumento di capitale sottoscritto dal fondo Cabot Square Capital e da United Venture. È il terzo round di investimento per la fintech milanese, quello precedente era stato di 4 milioni di euro nel 2014.

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#Focus Jiffy e Jusp tirano la volata del mobile payment

Perinetti

Il 2015 è stato l’anno della conferma che il mobile payment, sarà forse il trend principale anche in Italia nei prossimi anni, anche se non ci sono ancora state le scintille annunciate. Anche la Pubblica Amministrazione ha assunto un ruolo attivo per incentivare l’utilizzo e ha annunciato PagoPA, l’app che permetterà di pagare tasse e servizi. Le banche hanno adottato soluzioni di terzi come Jiffy. Le startup da Satispay a Jusp, passando per Solo e Sinba sono state protagoniste, attirando investimenti, attenzione mediatica e soprattutto utenti. Anche perché i loro servizi costano meno e convengono di più.

Tre le lezioni che ci portiamo a casa da questo 2015 in sintesi. La prima è i mobile payment esistono solo con un’esperienza utente immediata e “wow” (Apple Pay docet). La seconda è che i pagamenti mobili sono il cuore delle città intelligenti, perché se forniti con una esperienza utente immediata, possono davvero rendere più semplice la vita quotidiana di tutti. La terza è quell’ingrediente segreto che svelerà (o forse non svelerà mai) chi conquisterà una massa critica di utenti significativa: “quanto basta” per rendere i pagamenti con lo smartphone davvero mainstream.

L’oroscopo del fintech per il nuovo anno scommette comunque che i “botti” non tarderanno ad arrivare: il mercato dei pagamenti nel 2017 transerà fino a 6 miliardi di euro con una base utente di 4,8 milioni.

Federico Marchetti Outside Milan Stock Exchange_MGTHUMB-INTERNA

Yoox e Banzai entrano in Borsa

Furlò

Il 2015 dell’e-commerce all’italiana è cominciato bene sin dall’inizio. I primi di febbraio infatti è partita l’operazione che ha portato Banzai in Borsa (qui un’infografica che ne sintetizza la storia). Il primo operatore italiano di commercio online (al secondo posto se si considera Amazon e al terzo includendo anche eBay) ha scelto il mercato dei capitali per crescere puntando a raccogliere 50 milioni di euro da utilizzare «per spingere sulla leva della crescita, per migliorare i servizi ai clienti e per investire in tecnologia», spiegò il fondatore e amministratore delegato di Banzai, Paolo Ainio. In realtà il collocamento delle azioni non ha entusiasmato molto il mercato e ultimamente Ainio ha ricomprato diverse quote della società.

L’altra grossa notizia dell’anno è stato l’accordo firmato tra Yoox e Compagnie Finaciere Richemont per una fusione con la controllata Net-A-Porter, principale retailer a livello mondiale di lusso online. Yoox Net-A-Porter ha continuato ad essere quotato alla Borsa di Milano e ha mantenuto la sua sede in Italia. Sulla scia dell’accordo il titolo si è impennato del 10,5% e su Twitter è arrivato il plauso di Matteo Renzi. E all’Open Summit di Startupitalia il Ceo di Yoox, Federico Marchetti, è stato premiato come “innvoatore dell’anno”.

L’equity crowdfunding c’è ma non decolla

Furlò

I successi delle campagne italiane di equity crowdfunding non sono tantissimi. In totale, dal 2013 (anno in cui è nata la normativa che regola questo tipo di finanziamento) ad oggi sono stati finanziati una dozzina di progetti. Fra questi, uno degli ultimi ad aver addirittura superato il budget prefissato è stato TocTocBox, seguito dalla piattaforma Crowdfundme,  il progetto favorisce il contatto tra chi vuole spedire qualsiasi bene e chi vuole ridurre le spese di viaggio con un servizio che vuole rendere più facili e veloci le spedizioni.

A ottobre poi, c’è stato anche il successo di Wayonara, il progetto di “travel social commerce” che ha raccolto su TipVentures 135 mila euro per finanziare un modo nuovo di condividere le proprie esperienze di viaggio. Last but not least, Shin Software che su Assiteca Crowd ha raccolto 408 mila euro “per portare la potenza espressiva, comunicativa ed emozionale della grafica 3D interattiva di ultima generazione, tipica del mondo dei videogames, nel mondo del business”, si legge nella spiegazione del progetto.

#Focus I primi 100 milioni di Sardex

Pecora

sardex 100milioni

Non è una moneta, perché nessuna banca la stampa, e non è neanche un algoritmo che genera una criptomoneta (come bitcoin), per questo è davvero distruptive. Stiamo parlando di Sardex, il circuito di credito commerciale fondato in Sardegna nel 2009 e che negli ultimi 3 anni ha transato 100 milioni di euro, e nel 2015 la velocità di circolazione del sardex è stata 11 volte superiore a quella dell’euro. Il traguardo è stato annunciato il 21 dicembre con un semplice post su Facebook.

Sardex quest’anno ha corso come non mai. «Il volume delle transazioni – ha detto a Smartmoney il co-founder Carlo Mancosu – è cresciuto di oltre il 75% raggiungendo nel solo 2015 oltre 50 milioni di euro. A questo si aggiungono altre piccole grandi soddisfazioni come l’articolo sul Financial Times, la collaborazione con Yale e la London School of Economics e l’invito ad Istambul da parte delle Nazioni Unite. Questi sono solo alcuni dei fatti che hanno reso il 2015 un anno davvero indimenticabile».

Il nuovo presidente Cdp viene dal Fintech

Furlò

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Claudio Costamagna, presidente Cassa Depositi e Prestiti

Anche dal punto di vista del rapporto tra istituzioni e Fintech il 2015 è stato un anno ricco di grandi cambiamenti. Al centro ci sono state le nomine dei nuovi vertici di Cassa Depositi e Prestiti al cui vertice è arrivato Claudio Costamagna. Un uomo che di finanza e tecnologia ne ha masticata parecchio, visto che nel 2011 ha fondato una delle prime startup Fintech italiane: Advise Only. Riferendosi al futuro degli istituti di credito, in un’intervista ha detto: «Il canale di distribuzione web sarà sempre più importante perché  i ventenni di oggi non metteranno mai in piedi in una banca». Una visione che non può che far sperare in buone notizie per il futuro delle startup Fintech italiane, visto che la Cassa Depositi e Prestiti, attraverso il Fondo italiano di investimento,  ha creato un fondo da 50 milioni di euro (estendibile a 150 milioni) da investire nel mercato del venture capital per rivitalizzarlo. L’obiettivo è addirittura quello di portare sul settore delle startup 600 milioni di euro. Proprio in occasione della presentazione del nuovo piano di investimenti di Cdp, da parte del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan,  è stato ribadito: «Cdp consoliderà il proprio ruolo di primario operatore italiano di venture capital, favorendo la nascita di startup, e potenzierà l’azione a sostegno dell’innovazione e dello sviluppo delle imprese».

Number26, iZettle e gli altri che hanno puntato l’Italia

Perinetti

Se MoneyFarm si prepara al decollo in UK, seguita da Satispay (che guarda anche alla Germania), ci sono altre startup fintech europee che hanno puntato al mercato italiano. Ed è una buona notizia, il segno che siamo finalmente attraenti. Così eBay ha puntato tutto sulle piccole e medie imprese, cuore pulsante dell’economia italiana, stringendo un accordo strategico con Confcommercio, offrendo loro in affitto un vero e proprio negozio personalizzabile. Il gigante di Internet punta a diventare l’eCommerce più grande del mondo, una sorta di ipermercato del Web.

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Nel mondo dei pagamenti, invece, a fare concorrenza alla nostrana Jusp è arrivato iZettle, il mobile Pos libero da costi fissi: più i clienti utilizzano iZettle per i loro pagamenti, più si abbassa la fee per il negoziante, fino a un minimo pari all’1%. Da Berlino è arrivata invece Number26, la startup è la faccia digitale di una banca, la tedesca Wirecard Bank, ma è considerata una piccola rivoluzione. L’utente scarica l’app e in 8 minuti, crea il conto corrente via mobile. Con questa formula la startup ha già conquistato 80 mila utenti e ha raccolto 12,5 milioni di euro di finanziamenti. Insomma ci scommettono tutti: l’Italia nel 2016 e in futuro sarà il posto giusto per crescere ancora.

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Un trend in ascesa, i prestiti p2p

Furlò

Era da tempo che si parlava della necessità di trovare forme alternative di credito alle imprese, specialmente verso le Pmi e i piccoli artigiani o commercianti. Le banche spesso non soddisfano le esigenze di queste categorie che sono così destinate sempre più a dover rinunciare a investire in nuovi macchinari, personale, sedi più moderne. Il 2015 è stato però anche l’anno del peer to peer lending o se si preferisce del social lending. Si tratta di veri e propri prestiti personali erogati da privati ad altri privati su Internet. L’operazione si svolge sui siti di aziende di social lending, senza passare quindi attraverso i canali tradizionali rappresentati da società finanziarie e banche.

Anche se il fenomeno non è conosciuto e avviato come nel mondo britannico e nelle vicine Francia e Germania, anche in Italia comincia finalmente a muoversi qualcosa. Smartika ad esempio si occupa di prestiti tra persone fisiche  e in tre anni di attività ne ha erogati per 17,5 milioni di euro. Proprio pochi giorni prima di Natale invece sono arrivate ottime notizie per Prestimoci, che dopo lo scampato pericolo TrustBuddy ha chiuso il suo periodo di incubazione con un aumento di capitale di 2 milioni di euro, e per Borsadelcredito.it, che ha chiuso un round da 500K con cui intende crescere e puntare ad erogare prestiti per 100 milioni di euro nel 2016. Un settore, quello del social lending, che ha scatenato l’interesse di società molto diverse da quelle che abbiamo appena descritto, come Uber per esempio che lo sta utilizzando per favorire l’acquisto di nuove auto da parte dei suoi autisti.

#Video Tutto il Fintech minuto per minuto

E adesso, la sorpresa. E’ un esperimento. Volevamo realizzare un video che in 200 secondi raccontasse i fatti più importanti del fintech italiano del 2015, e quando abbiamo iniziato a lavorare a questo speciale ci siamo detti: ci chiamiamo SmartMoney, proviamo a essere ancora più smart, a dire le cose sempre meglio e con una nostra cifra. Da qui l’ispirazione alla radio e a un mostro sacro delle cronache sportive: “Tutto il calcio minuto per minuto”. E’ nato così “Tutto il Fintech minuto per minuto“.


Utility

Fintech-2016-Italia_MAPPA

Coordinamento:
Aldo V. Pecora@aldopecora

Testi di:
Giancarlo Donadio – @giancarlodonad1
Mariachiara Furlò@mariachiarafur
Emanuela Perinetti@manuperinetti