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Sei ore di sonno per notte, la mattinata per badare a Twitter e il pomeriggio concentrato su Square. Senza ufficio in nessuna delle due sedi. Questa è la giornata di Jack Dorsey, raro caso di Ceo di 2 società quotate. Come Steve Jobs, al timone di Apple e Pixar dal 1997 al 2006. Per seguire le sue orme non bastano due cariche. Dorsey dovrà portare Twitter fuori dal pantano e Square alla consacrazione. Come Jobs ha fatto con Apple e Pixar. Ci riuscirà?

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Jack Dorsey, Ceo di Twitter e Square

Routine e niente ufficio

In pochi dubitano della capacità organizzativa di Jack Dorsey. Per comprenderla basta fare una ricognizione nella sua agenda, ricostruita tra dichiarazioni sue e dei suoi collaboratori.

Cerco di costruire una solida routine, facendo tutti i giorni le stesse cose. Mi permette di reagire in modo più efficace agli avvenimenti inconsueti.

Sveglia alle 5 in punto, un po’ di esercizio fisico, 30 minuti di meditazione e un un buon caffè. Alle 8.30 Dorsey è nella sede di Twitter, dove resterà per tutta la mattinata.

Alle 13.30 è la volta di Square, magari dopo una breve sosta al Blue Bottle Coffee, che si trova nei 150 metri che dividono le sedi delle due società: sono entrambe in Market street, a San Francisco.


Quella “solida routine” voluta da Dorsey non si esaurisce nell’arco delle 24 ore. Ogni giorno della settimana ha appuntamenti fissi. Il lunedì è la giornata delle riunioni. Lunghe: 5 ore prima di pranzo con gli 8 manager che guidano Twitter e e altrettante nel pomeriggio, con il team di 10 collaboratori di Square. Regola ferrea: non sono ammessi smartphone e pc. Meeting da 30 minuti con gli uomini di fiducia sono invece fissati ogni mercoledì e venerdì. Il martedì è dedicato al prodotto, il mercoledì al marketing, il giovedì alle partnership, il venerdì alla cultura aziendale.

Lavoro di squadra

Un buon Ceo deve tenere d’occhio tutti gli aspetti della società, da quello finanziario a quello operativo. E i collaboratori lo descrivono come un manager attento a ogni minimo dettaglio. Ma non delegare è impossibile. Figuriamoci quando le società sono 2. Non a caso Dorsey indica “l’importanza del team” tra le cose imparate da Twitter e immediatamente applicate a Square. L’uomo che guida 2 quotate da lui stesso fondate, infatti, cerca di sfuggire alla logica dell’uomo solo al comando. Sarà anche per questo che non ha un proprio ufficio in nessuna delle due sedi.

Twitter non se la passa bene, Square cresce

Dopo aver avuto un’idea di com’è la giornata di un ceo bipartito, si torna alla domanda iniziale. Riuscirà Dorsey a vincere entrambe le sfide?

Twitter e Square hanno bilanci accomunati da due costanti: ricavi in crescita e perdita netta. Da inizio anno, il titolo di Twitter ha ceduto oltre il 37%. Square, invece, da quando è arrivata a Wall Street (a novembre) ha lentamente incrementato il valore delle proprie azioni, partito da un livello corretto al ribasso rispetto alle previsioni. Le azioni hanno esordito a 9 dollari: oggi si aggirano intorno a quota 12.

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Anche se non mancano le voci controcorrente (Deutsche Bank preferisce la cautela di un “hold”), la maggiore parte degli analisti ha assegnato a Square un “buy”: comprate, il prezzo aumenterà. JPMorgan ha fissato il target price a 14 dollari, Jefferies, RBC Capital e Barclays a 15, Goldman Sachs a 16. Una promozione dovuta alla solidità finanziaria o al prezzo ancora contenuto? Gli analisti di JPMorgan (banca che possiede il 5,5% dei Square) fondano la loro valutazione anche sul fattore Dorsey. Il Ceo viene definito come “un visionario capace di guidare la cultura aziendale unica” della società.

Durante una chat pubblica nella quale si dibatteva sul suo doppio incarico, un utente ha chiesto a Dorsey: “Perché fai tutto questo?”. “Perché no?”, ha replicato lui. Una risposta che spiega la sua ratio, ma non basterà per convincere gli azionisti. Se gli utili non arriveranno presto, anche un’agenda maniacale sarà inutile.

Paolo Fiore
@paolofiore