Cibi ammaccati o esteticamente sgradevoli, confezioni imperfette o errate, prodotti anche scaduti ma ancora commestibili: una ong lancia a Copenhagen Wefood, nuovo modello di negozio sostenibile. Insomma, un supermercato anti spreco alimentare
È il supermercato del surplus. Si può anche ben dire degli sprechi. O meglio: di quelli che sarebbero stati destinati a diventare sprechi. Si chiama Wefood ed ha appena aperto i battenti, con tanto di benedizione della principessa Marie moglie del principe Joachim di Danimarca, a Copenhagen.
Il risparmio
Chi avrà la fortuna di farci la spesa potrà risparmiare dal 30 al 50% rispetto al prezzi applicati in altri negozi. Gli scaffali saranno infatti assortiti con prodotti e forniture scartati dalle altre catene, spesso per mere questioni di integrità delle confezioni, oppure prossimi alla scadenza (o scaduti) ma secondo le leggi ancora perfettamente commestibili e commercializzabili. Un abisso rispetto al caos burocratico che uccide questo genere di operazioni in Italia e in altri Paesi d’Europa. Qualcosa di avveniristico perfino rispetto alla recente legge francese sugli sprechi della grande distribuzione.
Chi c’è dietro Wefood
Dietro a Wefood, questa un’altra particolarità, c’è un’organizzazione non governativa, Folkekirkens Nødhjælp, coordinata da Per Bjerre e Birgitte Qvist-Sorensen: “Wefood è il primo supermarket di questo genere in Danimarca e forse nel mondo – ha detto il primo all’Independent – non è destinato solo alle famiglie a basso reddito ma a chiunque abbia a cuore l’ambiente e la quantità di cibo sprecato in questo Paese. Molte persone vedono un gesto del genere come un modo positivo e politicamente corretto di affrontare l’argomento”. Insomma, un’iniziativa concreta che sposa pratiche sociali e di uguaglianza, dunque con una buona ricaduta sul territorio, alla sensibilità sull’ormai arcinota questione dello spreco. Un fenomeno che su scala globale costa oltre duemila miliardi di euro, in Italia 8 miliardi, cioè lo 0,5% del Pil.
Obiettivo: ridurre le 700mila tonnellate di cibo sprecato
Wefood ha stretto un accordo con Føtex, una delle più grandi catene danesi di supermercati, per quanto riguarda il pane e altri tipi di prodotti. Ma ha anche accordi con importatori di frutta biologica e carne. L’obiettivo è ridurre le 700mila tonnellate di cibo che la pur civilissima Danimarca, protagonista di un abbattimento del 25% negli ultimi cinque anni, manda ogni anno al macero. Su scala internazionale se ne stimano 1,3 miliardi di tonnellate. “È ridicolo che il cibo sia mangiato o sprecato – ha commentato Eva Kjer, ministra del cibo e dell’ambiente – è dannoso per l’ambiente e in più per l’economia, sono soldi sprecati. Un supermercato come Wefood ha invece molto senso e costituisce un passo importante in questa battaglia antispreco”.
E l’Italia?
Cibi ammaccati o esteticamente sgradevoli, confezioni imperfette o errate, ordinazioni in eccedenza, prodotti la cui scadenza ha superato la soglia consigliata ma ancora perfettamente commestibili: fra le corsie di Wefood, che si trova in Amagerbrogade, non proprio al centro ma non distante dal noto quartiere ex hippie di Christiania, finirà un po’ di tutto. Un passo praticamente impossibile in Italia dove la logica era e rimane, sull’onda della legge cosidetta del “buon samaritano” del 2003, legata alle donazioni, spesso complicate, e quasi mai al riuso virtuoso dei prodotti che rischiano, per ragioni spesso illogiche, di finire nelle discariche.