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Lo Zimbabwe sceglie di giocarsi il tutto per tutto per affrontare la drammatica carenza di liquidità che sta mettendo in ginocchio il Paese. La Banca Centrale emetterà bond notes, in altre parole note di debito che avranno lo stesso valore dei dollari americani. I tagli saranno da 2, 5, 10 e 20 dollari. Una misura che punta a risollevare  il grave deficit cresciuto negli ultimi anni: 490 milioni di dollari di importazioni, rispetto a un export di 167 milioni di dollari nel primo trimestre di quest’anno.

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Non è la prima volta che cambiano valuta

Forse non tutti conoscono la travagliata storia monetaria dello Zimbabwe che, dal 2009, da quando cioè la sua valuta ha smesso ufficialmente di esistere, si è diretto verso monete più stabili come la pula del Botswana, il rand sudafricano, lo yuan cinese e soprattutto il dollaro americano, la più usata. Fino ad arrivare a oggi con i bond notes, 200 milioni di dollari, che saranno garantiti dalla African Export Import Bank. John Mangudya, il governatore della Reserve Bank della nazione ha affermato che anche il 40% dei dollari provenienti dalle esportazioni saranno convertite in rand, mentre sarà di mille dollari il limite che i cittadini potranno prelevare al giorni dagli sportelli, come svela Quartz.

Così è nata la superinflazione dello Zimbabwe

Sono anni duri per il Paese. Le sanzioni del mondo occidentale verso Robert Gabriel Mugabe, accusato di avere instaurato un regime dittatoriale nel suo Paese hanno portato all’esclusione dal Commonwealth e alla negazione del visto del presidente negli Stati Uniti e in Europa. Pesano sulle sue spalle le responsabilità di un’acuta iperinflazione che ha colpito la nazione: a seguito delle sanzioni Mugabe decise di stampare soldi per non affondare e l’inflazione toccò quote incredibili, nell’ordine dei 500 miliardi percentuali. Una crisi che, tuttavia, si origina anni prima quando lo Zimbabwe, uno dei governi più stabili africani fin dopo l’indipendenza nel 1980, diede vita a una riforma agraria mal gestita con la redistribuzione forzata delle terre alla popolazione nera. Una transizione troppo rapida che ebbe esiti disastrosi, complice il governo Blair che chiuse il rubinetto di un fondo messo a disposizione da Margaret Thatcher proprio per evitare uno scontro tra etnie nella distribuzione dei terreni. I nuovi proprietari, inesperti, fecero crollare la produzione agricola e la conseguenza fu l’esplosione della disoccupazione e l’ingresso del Paese in una spirale che continua anche oggi come spiega IBTimes. Alcune banche hanno chiuso gli ATM, il governo ha difficoltà a pagare i suoi dipendenti, i lavoratori agricoli ricevono le loro paghe con estremi ritardi e le famiglie continuano a indebitarsi per pagare le bollette.

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Robert Gabriel Mugabe

Riuscirà la dollarizzazione a salvare il Paese? Gli economisti sono scettici. L’uso del dollaro ha contribuito a ridurre l’inflazione, ma la nuova misura non è ben vista dalla popolazione locale. Il problema principale è che si diffida di una moneta che non è una valuta originale, “una moneta zombie creata sul niente, come commenta Fredmore Kupirwa, un commerciante intervistato dal Sole24ore. «Devo pagare i miei fornitori in dollari, come riempio il magazzino se i miei clienti hanno pagato con questa stupida valuta?» si chiede Kupirwa. I cittadini temono che la misura sia solo un escamotage per reintrodurre l’odiato dollaro zimbabwano, come sottolinea Rejoice Ngwenya economista, su un sito di informazione locale. Intanto, Mangudya non ha ancora offerto garanzie e una domanda non risposta acuisce i dubbi di chi dovrebbe usare i bond notes nella vita di tutti i giorni: “Come saranno garantiti questi dollari stampati in casa?”.

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