Il kit, che sarà sul mercato a metà 2017, insegna ai bambini le basi del coding. Scaricando un’app i più piccoli possono trascinare sull’iPad i blocchi di programmazione e far muovere le loro creazioni nella realtà
Dal 1932 i bambini – e non solo – di tutto il mondo giocano a incastrare i mattoncini colorati della Lego per costruire qualsiasi cosa la fantasia suggerisca. La famosa casa danese, però, ha pensato anche a un altro modo per far muovere insieme le figure composte dalle mani di grandi e piccini. Si tratta di un kit che riesce a dare loro vita con la tecnologia e, a allo stesso tempo, a insegnare il coding ai più piccoli. Il prodotto si chiama Boost ed è stato presentato al Ces di Las Vegas, ma entrerà sul mercato nella seconda metà del 2017 al prezzo di $159.99.
Il kit per insegnare la programmazione ai bambini
Boost funziona grazie a sensori e motori che i bambini potranno programmare così da vedere immediatamente gli effetti della loro attività sul computer nella realtà. Tutto è possibile grazie a un’applicazione che consente di svolgere 60 operazioni. Basta collegare i blocchi di codice necessari per ottenere un determinato comportamento dai loro giocattoli. Il linguaggio usato è simile a Scratch, il progetto del Lifelong Kindergarten Group del Media Lab del MIT. Lego aveva in passato già pensato a un modo per rendere le sue costruzioni automatiche e interattive con Mindstorm. Boost è, però, una versione semplificata che permette ai bambini a partire dai 7 anni di cimentarsi con la programmazione in maniera veloce, ma ottenendo comunque dei risultati abbastanza elaborati.
Il mercato del coding in crescita
La mossa della celebre industria di giocattoli arriva dopo che i suoi concorrenti hanno già cercato di conquistare il mercato del coding. La Mattel, per esempio, ha cominciato l’anno scorso la commercializzazione di un caterpillar in grado di insegnare le basi della programmazione. La richiesta di questo tipo di strumenti educativi in grado di avvicinare i più piccoli alle discipline STEM cresce e le vendite lo dimostrano. Anche se Lego è arrivata in ritardo rispetto ai suoi rivali, è consapevole dell’aumento della quantità di tempo che i bambini passato incollati ai dispositivi portatili e della necessità di integrare questa abitudine nell’esperienza di gioco per rimanere competitivi.
Evitare l’isolamento dello schermo
Nel kit di Boost c’è anche una telecamera che consente alle costruzioni realizzate dai bambini di riconoscere i colori. Le creature costruite possono essere programmate per emettere dei suoni così da somigliare a degli esseri viventi: il ronfare tipico di chi dorme o il rumore di chi si versa da bere. I bambini possono anche registrare la propria voce e far pronunciare al loro giocattolo qualsiasi messaggio vogliano applicando un filtro sonoro che modifichi il suono così da far sembrare che sia proprio il robot a parlare. Il valore aggiunto che Lego porta al mercato dei giocattoli pensati per la programmazione è l’immediatezza e la semplicità di apprendimento: basta trascinare su un iPad i blocchi per far muovere a piacimento il proprio giocattolo. Servono solo pochi secondi per imparare a farlo. L’interfaccia interattiva permette ai bambini di non rimanere bloccati nel mondo dello schermo, rischiando quell’isolamento che spesso diventa l’incubo dei genitori.