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Barcellona si fa la sua propria moneta virtuale. La decisione è della giunta di Ada Colau, l’attivista politica di Podemos che è sindaco della città catalana dal giugno del 2015. La moneta sarà virtuale e servirà a stimolare l’economia locale e a favorire le piccole e medie aziende a scapito delle multinazionali. Così Barcellona segue l’esempio di altre località, da Bristol, Nantes, fino alla nostra Sardegna, dove c’è Sardex, il circuito di moneta complementare composta da professionisti e aziende.

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L’iniziativa bocciata dal Banco de España

Racconta El Paìs che quando il neosindaco aveva annunciato la volontà di creare una moneta sul territorio, la reazione di Fernando Restoy del Banco de España non è stata delle più incoraggianti: «È impossibile, senza un quadro normativo e un ente regolatore», aveva tuonato Restoy. Eppure la giunta Colau non ha dato ascolto alle preoccupazioni dell’alta finanza e annuncia che la moneta virtuale si farà a partire dal 2017 per un investimento di 24 milioni di euro.

La moneta sarà virtuale, operativa da dispositivi mobile e tablet, con un obiettivo chiaro: rafforzare il commercio locale, sopratutto nelle aree più depresse della municipalità. Sarà lanciata, non a caso, nel quartiere “asse del fiume Besò”, una delle zone più povere della metropoli.

L’idea alla base è impedire alla moneta di lasciare l’area della città, invitando i cittadini a fare acquisti presso le piccole e medie aziende che entrano nel circuito e di non mettere tutto nelle tasche delle multinazionali. Il boom turistico che la città ha vissuto negli ultimi anni ha infatti favorito le grandi catene, danneggiando le piccole attività. Una moneta locale, in questo quadro, rappresenterebbe la vittoria di Davide contro Golia.

Il Sindaco di Barcellona, Ada Colau

Il Sindaco di Barcellona, Ada Colau

Come funzionerà

El Paìs svela qualche dettaglio. Oltre che per gli acquisti all’interno delle aziende che stanno aderendo e aderiranno all’iniziativa, con la moneta si potranno anche pagare le tasse municipali e sarà usata nelle transazioni tra il comune e le imprese. Chiaro che il sistema potrà funzionare solo se ci sarà una buona massa critica di impresa e cittadini disposti ad usarla. Il quotidiano spagnolo svela che fino a oggi sono 4 mila le iniziative di questo tipo in circa 35 Paesi, alcune fallimentari, altre hanno avuto un discreto successo.

Le altre monete locali nel mondo

L’esempio più vicino di moneta locale è Bristol, che ha ispirato anche la giunta spagnola. Nella città inglese da già tre anni circola il Bristol Pound che ha portato grandi risultati per il commercio locale. Secondo Fortune, prima del Bristol Pound, l’80% dei soldi spesi nelle catene dei supermercati erano destinati a lasciare il territorio e a finire nelle città più prestigiose o all’estero. Oggi il 60% di quei soldi restano sul territorio.

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Il caso più clamoroso resta però quello del Wir, la moneta complementare usata in Svizzera nelle transazioni tra piccole e medie imprese. Il Wir è sopravvisuto alla sfida del tempo, e da più di 80 anni è diventato il mezzo privilegiato di scambi per circa 60 mila aziende svizzere.

E poi ci sono gli esperimenti che sono andati male, dai quali la giunta spera di trarre lezioni importanti per il suo futuro. Come non dimenticare il Patacones, per esempio, usata in Argentina durante la crisi nera del 2001. Risultato: un completo disastro.

Ma sono tanti i casi di iniziative nate e poi finite nel nulla. Molte delle 100 monete virtuali che sono partite negli Stati Uniti in questi anni, oggi non esistono più. Resiste in Usa, il Berkshares, usato da circa 400 aziende lociali in Massachussets nel 2006. Il Brekshares non è digitale, è un foglio di carta che può essere convertito in dollari a tre banche locali.

Cosa serve per far funzionare una moneta complementare

Prima di lanciare la propria moneta virtuale, Barcellona potrà fare un primo bilancio di un altro esperimento che partirà qualche mese prima, quello di Santa Coloma de Gramanet, comune spagnolo di 116 mila abitanti governato dalla socialista Núria Parlón. La moneta di Santa Coloma ha già 108 aziende che hanno aderito. Partirà a gennaio, e se avrà successo darà impulso e fiducia all’iniziativa di Barcellona.

Ma come fa una moneta complementare ad avere successo? Non è un discorso semplice da fare. In linea generale una moneta per avere successo deve ispirare fiducia, in altre parole convincere le persone che ha un valore intrinseco, essere facile da usare, e ben distribuita. E poi deve essere digitale. Tanto per fare un esempio, il 70% delle transazioni con il Bristol Pound, come spiega Fortune, sono digitali. Altro elemento importante è l’appoggio delle amministrazioni. A Bristol, il sindaco si fa pagare in Bristol Pound, mentre i cittadini possono pagare le tasse con la moneta. Decisioni che rafforzano il rapporto di fiducia tra il mezzo e i cittadini.

Per evitare di commettere errori pare che Barcellona sia partita con il piede giusto con i membri della giunta che continuano a ospitare aziende, cittadini e esperti del campo, come Andreu Honzawa, la mente dietro il sistema del Bristol Pound.

Giancarlo Donadio
@giancarlodonad1