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Nel contratto nazionale dei dipendenti della logistica, del trasporto merci e delle spedizioni, rinnovato lo scorso 2 dicembre dopo 23 mesi di trattative, sono stati inseriti anche i cosiddetti “rider”. Cioè i fattorini che ci consegnano merci di ogni genere in bicicletta o in moto. Dunque non si parla degli addetti dei corrieri ma di chi, in genere, offre un lavoro di consegna spesso per le piattaforme digitali. O almeno, questa è la direzione. Perché non è tutto così semplice.

La direzione

Secondo i sindacati il contratto si muove “nella logica di una valorizzazione del settore contro la terziarizzazione al ribasso” come ha spiegato Giulia Guida, segretaria nazionale Filt-Cgil: “È un segnale importante perché dimostra come nella logistica si possa promuovere il lavoro e si possa scegliere una strada differente dal trasporto low cost”.

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Ciò che interessa maggiormente, oltre all’aumento medio di 108 euro (a cui va aggiunta l’una tantum di 300), è appunto il tentativo di portare nel recinto i “rider”. La guardia deve però rimanere elevata: la norma è stata concordata ma verrà messa nero su bianco nella versione finale entro tre mesi. “All’interno dovrà esserci la definizione dell’inquadramento professionale, dell’organizzazione del lavoro e degli orari”, si legge sul Corriere della Sera. Quindi rimane da capire a chi si applicherà: se cioè anche ai pony express e i rider della consegna a domicilio ne saranno interessati o meno.

Sì Amazon, chissà gli altri

Dovrebbe riguardare gli addetti delle consegne dirette di Amazon, quantomeno per quelli che si occupano del cosiddetto “ultimo miglio” (spesso per i servizi di consegna ultrarapida come Amazon Prime Now) e non per quelli dei centri di distribuzione come Castel San Giovanni, Piacenza, o Passo Corese, Rieti. D’altronde la situazione in cui si muovono i fattorini del food delivery è in generale quella della ritenuta d’acconto fino a 5mila euro, della partita Iva o della collaborazione coordinata e continuativa. In Italia come nel resto del mondo, infatti, il dibattito è fra chi ritiene queste figure lavoratori autonomi e chi, invece, pretende diritti e garanzie del lavoro dipendente.

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La partita rimane dunque sospesa. Nel senso che sarà complesso che una norma ancora tutta da scrivere possa sciogliere una delle battaglie occupazionali più sentite degli ultimi anni. Ma l’impegno delle parti è senza dubbio un segnale positivo nel percorso che vuole sposare flessibilità e garanzie.