Pronte liste nere di persone che non potranno viaggiare. Un “daspo” sociale che potrebbe però essere utilizzato anche per silenziare oppositori del governo
Si parla molto di “Big Data” e dell’oscuro destino che attende le informazioni che cediamo inconsapevolmente ai social network. Dal 2014 la Cina ha iniziato a sperimentare il “rating sociale”: una serie di parametri che monitora ogni cittadino cinese per valutarne il grado di attendibilità, sulla base del fatto che il comportamento in rete rispecchi in qualche modo la correttezza nella vita di tutti i giorni.
Taci, sui social il governo ti ascolta
Avete presente il Crif, l’elenco dei cattivi pagatori a disposizione dei creditori? Quello in costruzione in Cina (sarà operativo entro il 2020) è qualcosa di simile, ma molto più pervasivo, tant’è che tiene conto della cronologia dei siti visitati, dell‘atteggiamento tenuto nei forum o sui social, della rapidità con cui si pagano i conti in caso di acquisti on line. Persino delle ore passate giocando ai videogiochi e, nel caso in cui siano “troppe” si viene subito etichettati come inaffidabili. Chi invece si sposa e mette su famiglia, facendo spese online che provino il suo status di genitore (comprando per esempio latte in polvere e pannolini), viene ritenuto con la testa sulle spalle.
Otto immensi database a disposizione dell’esecutivo
Il Dragone rosso avrebbe ben otto monitor differenti coi quali di fatto ha bandito ogni diritto di privacy. Il più famoso, Sesame Credit, è in mano a un privato, il gigante dell’ecommerce Alibaba, focalizzato sulla puntualità nei pagamenti. Un “feed” come quelli esistenti in molti siti occidentali ma sorretto dal governo cinese che con ogni probabilità è in possesso di quei dati. Alibaba ha inoltre siglato un accordo con il sito di incontri Baiheva che va persino oltre perché punta su una debolezza storica della popolazione: il fatto che sia sempre più difficile trovare un partner, anche per la disparità numerica tra maschi e femmine. Il sito posiziona i membri più affidabili nelle parti più alte della propria home page, con conseguente maggiore possibilità di rimorchio per i primi della classe, i cittadini modello.
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Pene reali per i “cattivi soggetti” virtuali?
Rispetto all’Occidente, la raccolta di tutti questi dati parrebbe avvenire alla luce del sole e tacitamente accettata dai cinesi. Anche perché non possono fare altro: protestare con ogni probabilità servirebbe solo a finire nelle temutissime liste nere. Al momento la sperimentazione sarebbe avvenuta solo su base volontaria, coinvolgendo circa 10 milioni di persone. Molto presto, però, potrebbe riguardare tutti: ad annunciarlo la Commissione nazionale per lo Sviluppo e le Riforme. Il piano è quello di introdurre ulteriori limitazioni per i cittadini scapestrati che finiscono nelle liste nere.
E qui si ritorna al Crif, il nostro elenco di cattivi pagatori, “allargato”, perché è al vaglio la possibilità di punire i cittadini poco social con pene reali, come bandire per mesi se non anni gli iscritti nelle liste di proscrizione dai treni e dagli aerei. A rischio per il momento solo coloro che non hanno rispettato le regole imposte dalle compagnie, magari parlando ad alta voce durante il viaggio, o hanno fumato a bordo oppure sono saliti senza biglietto. Dunque nulla di eccezionale e, soprattutto, di collegato al mondo virtuale. Ma la paura è proprio quella, che il passo successivo riguardi proprio quanto avviene sui social. Le novità potrebbero essere introdotte in Cina dal primo maggio, giorno della festa dei Lavoratori e potrebbero anche riguardare chi è accusato di terrorismo. E qui, se possibile, il terreno si fa ancora più scivoloso, perché se le accuse non sono circostanziate, è davvero molto facile essere tacciati di terrorismo, specie nei regimi poco democratici. Anche il semplice disfattismo potrebbe diventarlo. Quindi il timore che serpeggia ora è che il Grande Fratello cinese apra il proprio occhio elettronico anche sulle chat private alla ricerca di elementi che diffondano malumore.
In Cina ora arrivano anche gli occhiali scanner per la Polizia…
La notizia fa il paio con un’altra ugualmente orwelliana che arriva sempre dalla Cina: l’utilizzo, ormai prossimo, da parte degli agenti delle forze dell’ordine di occhiali a riconoscimento facciale in grado di richiamare sulle lenti tutti i dati del soggetto inquadrato, tra cui i precedenti penali, inclusi quelli raccolti online sui social network. Lo Stato con ogni probabilità proverà a indorare la pillola con premi in palio sulla falsariga di quelli già previsti all’interno del Sesame Crediti di Alibaba: i cittadini “più social” potranno accendere mutui con maggiore facilità e anche finire primi nelle graduatorie pubbliche in tema di lavoro e abitazioni sociali. Insomma, al controllo pervasivo si unisce anche un insano meccanismo di competizione che mira a frammentare l’opinione pubblica impedendo alle voci dissonanti di trovare terreno fertile per montare una possibile rivolta. Con buona pace dei diritti inalienabili che i cinesi rischiano di perdere.