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Entro fine anno il valore di un bitcoin potrebbe raggiungere i 100mila dollari. Quello che in molti hanno già ribattezzato il nuovo oro digitale, è da giorni al centro di vicende fatte di tweet, meme, finanza e anche tanta confusione da parte dei cittadini che, ancora una volta, non sanno cosa pensare di fronte alla criptovaluta più famosa di tutte. È una truffa o il nuovo El Dorado? Nei giorni scorsi Elon Musk ha cambiato la propria bio su Twitter, scrivendo soltanto #Bitcoin: questa semplice operazione ne ha influenzato il valore, cresciuto nel giro di pochi minuti. Ma basta questo per capire il successo bitcoin? «Credo che quello di Musk sia stato soltanto folklore. Se guardiamo alle quotazioni di bitcoin c’è stato sì un rally, ma in una banda di oscillazione usuale». StartupItalia ha raggiunto al telefono Ferdinando Ametrano, amministratore delegato di CheckSig, società di custodia bitcoin per investitori istituzionali e persone ad alta patrimonializzazione.

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Bitcoin: performance da multinazionale

Il successo planetario di bitcoin è stato senz’altro accelerato dagli endorsement di persone influenti come il CEO di Tesla. Questo ha permesso la nascita di gruppi social che, come funghi nel sottobosco, hanno alimentato un dibattito in cui investitori, esperti e curiosi convivono con truffatori e criminali. «I tanti tweet di Musk ci mostrano però che il fenomeno bitcoin è ampiamente sdoganato – ha spiegato Ametrano, che insegna anche Bitcoin e Blockchain Technology all’Università MilanoBicocca – negli ultimi dieci anni questa criptovaluta ha performato come multinazionali del calibro di Netflix, Apple e Amazon. Non è più possibile tenerla fuori dal mondo della finanza».

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Ferdinando Ametrano, amministratore delegato di CheckSig e docente all’Università Bicocca-Milano

Bitcoin e «ciarpame»

Nata agli albori della crisi dei mutui subprime come progetto rivoluzionario di Satoshi Nakamoto – pseudonimo dietro cui pare si nascondano sviluppatori e ingegneri coi fiocchi – l’iniziativa bitcoin ha già superato una crisi nel 2018 e a inizio 2021 ha scavallato i 30mila dollari di valutazione. «Per ragionarci bisogna partire da un dato di fatto: la pressochè totalità di criptovalute è ciarpame, se non addirittura truffa esplicita», ha premesso l’esperto. Occorre dunque analizzare il settore senza pregiudizi ideologici, rifuggendo sia dai fanatici sia dai critici senza argomenti: la novità degli ultimi mesi ci racconta che negli Stati Uniti diversi attori istituzionali hanno deciso di investire sui bitcoin. E questo dà dignità a un settore dove finora la maggior parte delle banche non ha mai messo piede.

«La verità – ha spiegato Ametrano – è che in tutti gli investimenti i risparmiatori vengono accompagnati da intermediari finanziari. Questo li tutela dai truffatori. Nel caso dei bitcoin, siccome gli istituti non ne consentono l’acquisto, le persone sono lasciate a loro stesse». Come abbiamo già affrontato in un approfondimento precedente su Smart Money, istituti assicurativi e società di consulenza USA hanno già preso posizione a favore dei bitcoin e sarebbe proprio questo, secondo gli osservatori, un ragionevole motivo per cui non ci si dovrebbe aspettare l’imminente esplosione della bolla bitcoin mano a mano che il valore sale.

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Musk

La democrazia nella finanza

Come nella faccenda GameStop, in cui la stampa ha parlato del riscatto dei piccoli risparmiatori contro gli squali di Wall Street, anche i bitcoin raccontano una storia simile. «Su internet, dopo la democratizzazione dei mezzi di informazione e comunicazione, è in atto anche quella dei processi di investimento. In finanza succederà lo stesso che è capitato nel mondo della comunicazione: la quantità e la qualità dei contenuti è altissima, ma le fake news restano un problema. Allo stesso modo nel mondo borsistico questa facilità di accesso permetterà di avere un campo di gioco più neutrale per tutti: i grandi player non potranno più fare il bello e il cattivo tempo, ma aumenterà anche la confusione».

Sign Brodway crossing Wall Street scaled

Oltre a bitcoin?

Nei limiti del possibile cerchiamo di fare chiarezza, chiedendo infine all’esperto come si presenta il panorama delle criptovalute. «Sono davvero poche le alternative ai bitcoin – ha concluso – bitcoin è stato pensato come bene digitale scarso, trasferibile e non duplicabile. Abbiamo, in poche parole, l’equivalente digitale dell’oro e, se si riflette sul ruolo dell’oro nella civilizzazione, capiamo quale impatto potrebbe avere. Forse l’unica altra criptovaluta credibile è Ethereum, che vuole essere un grande computer globale. La moneta Ether viene usata per remunerare chi al posto nostro svolge computazioni incensurabili. Ma resto comunque scettico a riguardo». E che dire di Dogecoin, la moneta del cane al centro di mille meme? Anche quella è una critpovaluta truffa? «Non direi: il suo vero merito è che si è sempre presentato come qualcosa di folcloristico e scherzoso».