StartupItalia! intervista il vicepresidente che per la multinazionale di cosmesi guida un team che punta all’innovazione. Una startup da 30 dipendenti in un colosso da 26 miliari di fatturato
Raccontare una tradizione di cento anni e più da un altro punto di vista: forse non tutti sanno che L’Oréal è stata fondata da uno scienziato, il chimico Eugène Schueller, e da allora ha mantenuto viva una tradizione legata alla ricerca e alla componente tecnologica del prodotto che non sempre è evidente nel mondo della cosmesi. Eppure nel corso di un intervista concessa a StartupItalia! da Guive Balooch, vicepresidente L’Oréal che gestisce l’incubatore tecnologico della multinazionale, emergono parole e concetti molto familiari a chi si occupa di tecnologia: open innovation, open data, open source, solo per citarne alcuni.
Soprattutto, appare evidente che L’Oréal ha capito prima di molti altri dove sta andando il mercato: ha già realizzato un’app per la realtà aumentata, sviluppato progetti che sono a tutti gli effetti sono industria 4.0, messo in piedi iniziative a cavallo tra cosmesi e salute che anticipano in alcuni casi di anni il resto dell’industria IT. Guive Balooch guida una squadra di 30 persone che si dividono tra San Francisco, New York, Parigi e Tokyo, e porta avanti un programma di scouting in cerca di giovani startup con cui collaborare: un motore capace di spingere un passo più avanti l’R&D di un’azienda da 90K dipendenti e 26 miliardi di fatturato.
Il caso Makeup Genius
L’esempio perfetto per spiegare cosa Balooch e la sua squadra siano in grado di offrire alla tradizione L’Oréal è l’app Makeup Genius: nata nel 2014 da un’intuizione, ha anticipato di tre o quattro anni quella che oggi è la parola d’ordine di grandi aziende della Silicon Valley come Apple o Microsoft. Makeup Genius è un’app per la realtà aumentata: serve a mostrare in tempo reale come starebbe una particolare nuance di rossetto o di ombretto sul viso del cliente, ma la sua creazione è il frutto di un complesso lavoro di sviluppo.
Guive racconta di come alla base di tutto ci sia un proposito all’apparenza semplice: riprodurre con la tecnologia l’esperienza di specchiarsi. Semplice solo all’apparenza, perché quando più di tre anni fa il suo gruppo si è avvicinato a questo concetto gli smartphone montavano fotocamere con una qualità decisamente inferiore alle attuali, per non parlare della potenza dei chip installati. Per dare un’idea della distanza da colmare, Balooch sottolinea come il rilascio del SDK per la realtà aumentata da parte di Apple sia notizia freschissima: ha fatto il suo debutto ufficiale con iOS 11 e il nuovissimo iPhone X, ma Makeup Genius faceva qualcosa di simile già 3 anni fa. 20 milioni di download in più di 65 nazioni stanno a dimostrare che l’idea era ben realizzata ed è piaciuta al pubblico, ma crearla da zero non è stato affatto semplice.