Signori, ecco a voi la vera storia di Cristoforo Colombo. Vi siete mai chiesti come avesse fatto ad arrivare nel Nuovo Mondo senza incappare nei mostri marini?
Here be dragons è la variante anglofona della locuzione latina hic sunt dracones o hic sunt leones. Se avete mai visto delle mappe antiche, saprete che spesso, ai confini della carta, dove i cartografi lasciavano le porzioni di mondo ancora da scoprire, campeggiava questa scritta “qui ci stanno i mostri”, proprio a indicare che, più in là, i marinai avrebbero dovuto navigare a vista e, probabilmente, affrontare pericoli di ogni tipo.
Abituati al nostro fedele e inseparabile GPS che, in ogni momento, è pronto a soccorrerci, facciamo fatica a immaginare che ci sia stato un tempo in cui ci si affidava a mappe tutt’altro che precise che fondevano rigore scientifico a un buon numero di superstizioni. La startup polacca Red Zero Games, il cui logo è, guarda caso, un polpo, capitanata da Marek Panczyk, già co-founder di Big Daddys Creation’s, ci porta alla scoperta di quel periodo storico e lo fa, esattamente come le mappe dell’epoca, fondendo mito a leggenda con tanta ironia.
Here be dragons, gioco polacco dall’umorismo british
Here be dragons è un gioco incredibilmente simpatico. A tratti strizza l’occhio ai Monty Python’s e vi sembrerà di avere a che fare con una produzione britannica particolarmente ispirata. Il gioco parte dall’assunto che per Cristoforo Colombo sarebbe stato impossibile scoprire il Nuovo Mondo con sole 3 caravelle e un centinaio di uomini se prima qualcuno non avesse disinfestato i Sette Mari. Quel qualcuno è l’Avant Armada, una truppa di coscritti, pazzi, assassini e mitomani, costretti dal sovrano a partire dall’Europa per liberare la strada all’esploratore genovese.
Insomma, la missione dell’Avant Armada è quella di cancellare una volta per tutte la scritta Here be dragons dalle mappe, così da assicurare una navigazione tranquilla all’uomo che di lì a poco scoprirà l’America. Non sarà facile. Perché nello specchio d’acqua che separa il Vecchio Continente dal Nuovo Mondo sguazzano tritoni, sirene, kraken e persino il mitico Leviatano di Hobbes. Per tacer di arpie, navi fantasma e squali zombie. Non amano la presenza umana e faranno di tutto per ostacolare la rotta delle navi europee.
Pensato come un gioco da tavolo virtuale, Here be Dragons presenta una carrellata di combattimenti con creature pagane e demoniache, una più improbabile dell’altra. C’è pure la nemesi oscura di Colombo, decisa a conquistare i Sette Mari. Preso comando di una flotta di pazzi e incontrato il nemico, non resterà che schierare le proprie navi (ciascuna con caratteristiche differenti) e lanciare i dadi a sei facce. A ciascun numero corrisponderà un’azione che potremo effettuare e che varierà anche a seconda dell’unità. Alcuni effetti però sono fissi: per esempio l’1 consente di riparare i vascelli mentre il 6 potenzia l’effetto dei nostri cannoni. Quindi, si decide su quale nemico concentrare la propria potenza di fuoco (o, viceversa, se sia meglio attaccare ciascuno un mostro in modo separato) e si fa fuoco, secondo le regole dei combattimenti a turni classiche degli RPG.
I combattimenti marittimi continueranno esattamente così, alternando turni in cui a farla da padrone sono le statistiche delle nostre navi, che determineranno il potere d’attacco e di difesa ad altri in cui invece domina il caso, dove un tiro di dadi fortuito o sfortuito può cambiare le sorti dello scontro. Questo mix non piacerà a tutti perché, sebbene ci ricordi l’imprevedibilità del mare che i marinai ben conoscono, lascia decisamente le sorti della partita legate al tiro di un dado. Si potrà correggere il risultato usando dell’inchiosto magico (graficamente, tutto il gioco è predisposto come se fosse disegnato su una mappa) con cui ritoccare la salute delle nostre unità navali o il risultato dei dadi, ma sarà una risorsa estremamente rara, che il più delle volte preferirete non intaccare anche a discapito della perdita di qualche vascello.
Insomma, Here be Dragons è un prodotto irsuto come il volto di un pirata seccato dal sole e dalla salsedine e collerico come un kraken cui hanno soffiato la preda. Imprevedibile come il mare aperto, avvincente come una partita a dadi tra marinai ubriachi e rissosi. Graficamente, i ragazzi della startup polacca hanno svolto un lavoro molto intelligente: non potendo contare su chissà quale budget hanno evitato di tuffarsi nella terza dimensione creando simpaticissime tavolette dueddì, ben animate. Così come sono simpatici il canovaccio, le battute e i personaggi fuori di testa che incontrerete. Il risultato è un gioco davvero godibile, che ogni tanto vi farà infuriare per via del caso (caos) che domina sul campo di battaglia ma che riuscirà comunque a intrattenervi per parecchio tempo.